decorazioni fitomorfe a girali, grottesche, rosette, cartigli
La copertura del recesso posto sul fianco meridionale della Grotta ha pianta rettangolare, realizzata con intagli lignei e applicazioni d’ornato a pastiglia. Tale soffitto si compone di una superficie piana, conclusa da una fascia a fregio sul lato verso la finestra, mentre nei tre lati di innesto con le pareti è completata da cornice che corre verticalmente. L’elemento centrale, a fondo azzurro, ospita una mirabile e complessa decorazione scandita in partizioni romboidali da fascette scalate che congiungono otto dischi con rosoni. Targhe con iscrizioni o con imprese isabelliane, intrecciate ad esili rami di ulivo, figurano all’interno delle sezioni. Nel fregio della fascia lungo il fianco finestrato prosegue l’intreccio di ulivi legato a coppie di tridenti che incorniciano due cartigli con l’impresa del XXVII. La cornice su tre lati è definita da una struttura similare ad una trabeazione: la fascia inferiore è segnata da una sottile modanatura e da un filare di perline ovali, mentre più complessa si presenta la banda superiore, ove figurano palmette, dentelli, perline e fusarole. Il fregio è dominato da un intricata grottesca con racemi vegetali e uccelli a cui sono associati in alternanza l’impresa delle Pause e quella del Candelabro
- OGGETTO soffitto
-
MATERIA E TECNICA
pastiglia/ pittura
- LOCALIZZAZIONE Complesso Museale di Palazzo Ducale
- INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Isabella d’Este (1474-1539), consorte del quarto marchese di Mantova Francesco II (1466-1519), in seguito alle nozze celebrate nel febbraio del 1490, principiò la predisposizione di alcuni ambienti privati collocati attorno alla torre di sud-est del Castello di San Giorgio (Sala delle Armi), ancora identificabili nel piano nobile. Oltre all’organizzazione del noto Studiolo con la sottostante Grotta, disposti in allineamento verticale, l’estense volle allestire anche altri stanzini: il Camerino dei Nodi, delle Catenelle e delle Fiamme. Alla morte del coniuge, avvenuta nel 1519, l’estense si trasferì presso la parte trecentesca di Palazzo Ducale, nell’ala sud-occidentale del pianterreno di Corte Vecchia, in ambienti che già avevano ospitato le consorti dei Gonzaga, quali Paola Malatesta prima e Barbara di Brandeburgo poi (forse in seguito anche Margherita di Wittelsbach). La scelta di Isabella di occupare due interi corpi di fabbrica, originariamente collegati e intersecati ad angolo retto attorno all’attuale Cortile d’Onore (già Cortile dei Quattro Platani con la perduta decorazione della Loggia delle Città), si intreccia probabilmente a concomitanti motivazioni: la comodità del piano terra oltre alla necessità di lasciare al figlio Federico II gli ambienti di Castello. La dimora vedovile - più ampia della precedente - era dunque composta dall’appartamento residenziale di rappresentanza posto nell’ala ovest di Santa Croce e dall’appartamento che ospitava la sua preziosa collezione di antichità e di pitture, ovvero l’ala meridionale di Grotta, con la Scalcheria, il ‘nuovo’ Studiolo e la ‘nuova’ Grotta, oltre alle delizie del Giardino Segreto. Con il trasferimento presso Corte Vecchia, confermato già nell’ottobre del 1520 dal figlio Federico in una missiva ai prozii (Archivio di Stato di Mantova, Archivio Gonzaga, b. 2926, libro 262, cc. 97r-98r), Isabella fece spostare parte degli arredamenti dei due ambienti di Castello, Studiolo e Grotta, per riallestirli nel nuovo appartamento con il supplemento di integrazioni. Il destino di ‘migrazione’ dei due camerini non si concluse negli anni Venti del Cinquecento, ma si replicò ad oltre un secolo di distanza: dopo il sacco di Mantova del 1630, con il ritorno al potere del ramo cadetto dei Gonzaga, Carlo I Nevers volle, a conferma della linea di successione, trasportare nel suo Appartamento del Paradiso in Domus Nova, entrambi gli arredi (Camerino delle Ramate e delle Duchesse). Se con i provvedimenti anti-aerei prescritti dopo Caporetto nel corso della Prima Guerra Mondiale, i cosiddetti ‘Gabinetti del Paradiso’ vennero smontati e trasferiti in Toscana nel 1917 (Gerola in Bollettino d’Arte, settembre-dicembre 1918), soltanto negli anni tra le due guerre ritornarono nell’ultima collocazione voluta da Isabella, nell’Appartamento di Grotta in Corte Vecchia. La residenza vedovile di Isabella d’Este, ben più ambiziosa della precedente in Castello, comportò interventi strutturali coordinati dall’architetto Giovan Battista Covo; gli apparati decorativi vennero piuttosto affidati in buona parte all’artista mantovano Lorenzo Leonbruno. Rispetto al piano nobile del Castello, nel quartiere di Corte Vecchia la marchesa poté usufruire di diversi spazi all’aperto come il Viridario con impluvium (nell’ala di Santa Croce), il Cortile di rappresentanza con la Loggia delle Città ed il Giardino Segreto, a carattere privato. L’ala vedovile di Grotta comprende l’intero prospetto sud del Cortile d’Onore, articolato dapprima nella grande sala della Scalcheria, passaggio d’obbligo verso la zona più riposta dei camerini di Studiolo e di Grotta, cui seguono due piccoli locali (i camerini sussidiari), conclusi dal Giardino Segreto. Lo sviluppo di questa parte della residenza isabelliana è inferiore rispetto all’ala di Santa Croce: la letteratura è concorde nell’affermare che la suite di Grotta doveva estendersi con altri ambienti oltre la loggetta del giardino, successivamente modificati in epoca vincenzina per la realizzazione del corpo di fabbrica che accoglie la Sala degli Arcieri. L’attuale sistemazione della Grotta di Corte Vecchia è l’esito di complessi avvicendamenti storici, dai quali risulta difficoltoso sia individuare i tasselli originali voluti dalla marchesa Isabella, sia accertarne il loro allestimento entro tale ambiente. La critica ha concordemente identificato in questo locale il luogo deputato alla conservazione delle collezioni di antichità e di oggetti preziosi dell’estense, ruolo ereditato dalla precedente Grotta approntata nell’appartamento di Castello. Le parti lignee dell’arredo, che includono la volta a schifo completa della copertura del recesso presso la finestra, i 6 pannelli ad intarsio prospettico, le lesene intarsiate, i pannelli intarsiati della zoccolatura inferiore, gli stipiti della boiserie ad intarsio ed intaglio del vano finestrato, vennero composte nell’attuale allestimento a partire dagli anni Venti del Novecento. [SI PROSEGUE IN OSS - Osservazioni]
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
-
CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303267435-2
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza Belle arti e paesaggio per le province di Brescia, Cremona e Mantova
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
- ISCRIZIONI soffitto piano del recesso finestrato - ISABELLA/ ESTEN ∙/ MAR ∙/ M ∙ - capitale - a pastiglia - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0