morte del soldato/ putti/ figura maschile/ allegoria della Vittoria come donna armata/ allegoria del lavoro
Monumento strutturato secondo un impianto abbastanza tradizionale: ha un tono grandioso ed enfatico. Consta di un alto piedistallo, fiancheggiato da due are, dal quale si innalzano due colonne onorarie terminanti con due fiaccole. Il gruppo scultoreo centrale, posto sopra su alto basamento in granito, immortala un soldato ferito circondato da altri soldati nelle cui figure spicca la tendenza dello scultore Butti di quegli anni ad interpretare il tema del nudo maschile nei termini di un michelangiolismo enfatizzato. Si nota che delle due figure ai lati della base del monumento, quella maschile, posta a sinistra, è testualmente ripresa dalla statua della Vedetta del gruppo La tregua del 1906. La figura femminile è chiaramente ispirata al lavoro. Più in alto tra le due colonne sono posizionati due putti. Traspare dalle figure l’espressività dei volti, i coordinati movimenti plastici, la perfezione anatomica nella rappresentazione dei nudi maschili. Le statue alla base sono a grandezza naturale mentre quelle in alto, per dare una perfetta prospettiva, sono più grandi, così l’insieme dà l’impressione di una perfetta scala 1:1. La struttura architettonica del monumento è in granito rosso lucidato di Baveno
- OGGETTO monumento ai caduti a cippo
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MATERIA E TECNICA
granito/ sagomatura
granito/ scultura
lega di rame
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MISURE
Profondità: 620cm
Altezza: 620 cm
Larghezza: 1300cm
: 1300 cm
: 920cm
: 920 cm
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ATTRIBUZIONI
Butti Enrico (1847/ 1932): scultore
Mainetti G (notizie 1924): progettista
Tettamanzi F (notizie 1924)
- LOCALIZZAZIONE Piazza Risorgimento
- INDIRIZZO Piazza Risorgimento, Gallarate (VA)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il monumento ai caduti di Gallarate è stato ideato dagli architetti G. Mainetti e F. Tettamanzi di Milano (avevano lo studio in via Filodrammatici 3); le sculture sono opera di Enrico Butti. Nella sua fertile carriera, Butti affrontò in più occasioni una tipologia specifica di monumento, molto diffusa negli anni compresi tra le due guerre mondiali: il monumento ai caduti. Le testimonianze di come lo scultore abbia voluto restituire queste simboliche immagini sono nella sua terra, a Viggiù, Gallarate e Varese. Il Monumento ai Caduti di Gallarate nel corso del 2007-2008 è stato spostato da piazza Risorgimento e poi ricollocato dopo i lavori di restauro del monumento stesso e di riqualificazione della piazza. (ASV, Archivio del Comune di Gallarate, cart. 159, anno 1924 – cart. 298, anni 1926-1927). (Piceno Victor, Gallarate racconta - Gallarate A. Ferrario 1991; Gatti Perer Maria Luisa, Storia dell'Arte a Varese e nel suo territorio - 2 volume pp. 383-393, Varese Insubria University Press 2011; Dizionario biografico degli italiani - vol. 15 pp. 616-617, 1972; Casero Cristina, Enrico Butti: un giovane scultore nella Milano di fine Ottocento - Milano Angeli 2013; Cavalloni Marina, Studi su Enrico Butti scultore - tesi di laurea, relatore G.A. Dell'Acqua - Milano Università Cattolica del Sacro Cuore facoltà di Lettere e Filosofia 1980). Enrico Butti (Viggiù, 3 aprile 1847 - Viggiù, 31 gennaio 1932) Nasce il 3 aprile 1847 da Bernardo e Anna Giudici, una famiglia di marmorini per tradizione. Il padre è intagliatore mentre lo zio Stefano e il cugino Guido, sono entrambi scultori. Butti si reca a Milano nel 1861 per frequentare l'Accademia di Belle Arti di Brera dove segue i corsi di Pietro Magni. Nello stesso tempo fa fronte alle difficoltà economiche traducendo in marmo opere di altri scultori, come Francesco Barzaghi, Ugo Zannoni, e lo stesso Magni, acquisendo un'elevata abilità nel lavorare la materia. Negli anni della Scapigliatura, espose alla Mostra Nazionale del 1872 una delle sue prime opere, il marmo del Raffaello Sanzio e a Brera, due anni dopo, la Eleonora d'Este che si reca a trovare il Tasso in carcere, oggi a San Pietroburgo. Di poco posteriori opere come Caino, Le smorfie, Stizze, San Gerolamo (1875), Il mio garzone e Santa Rosa da Lima per il Duomo di Milano (1876). Nei successivi monumenti l'esempio di Achille D'Orsi e soprattutto di Vincenzo Vela lo spinge ad uno stile più sobrio ed essenziale. Esemplari L'angelo dell'evocazione per la tomba Cavi-Bussi al Cimitero Monumentale di Milano, il Guerriero lombardo Alberto da Giussano per il monumento di Legnano, e Il minatore che gli fece guadagnare il Grand Prix e la medaglia d'argento all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1889. Opera intessuta del realismo populista che andava diffondendosi in quegli anni. Molti altri sono i monumenti celebrativi, come quello per il Generale Sirtori, nei Giardini Pubblici di Milano, e funerari sempre per il cimitero milanese, tra i quali spicca La morente del 1891 per l'edicola Casati. Dal 1893 al 1913 Butti è docente di scultura a Brera. Riceve nuove commissioni importanti come I minatori del Sempione e il gruppo de La tregua, entrambi del 1906 e il frontalino con L'Unità d'Italia per il Vittoriano (1909). Nel 1913 si stabilisce nel paese natio a causa di sempre più gravi problemi polmonari, ma non abbandona il lavoro. Dopo l'edicola Erba, con la scultura Mater consolatrix, ed il coevo monumento Besenzanica (1912) per il Monumentale di Milano, realizza ancora varie opere funerarie, il monumento a Giuseppe Verdi, in piazza Buonarroti a Milano (1913) e quelli per i caduti di Viggiù (1919), di Gallarate (1924), di Varese (1925). Dal 1928 Butti si dedica anche alla pittura. Muore il 31 gennaio 1932 nella sua villa di Viggiù, il cui parco ospita l'attuale Museo, secondo il desiderio dello scultore
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente pubblico territoriale
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0303254308
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
- ISCRIZIONI sulle basi delle sculture - E. BUTTI - capitale - a incisione -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0