Balducci Giovanni (attribuito)
1560 ca./ post 1631

Base a forma di dado a piramide tronca rovescia (h. 22) ornata sui tre lati visibili da una larga foglia. Ai piedi della della Fortezza due leoni accovacciati a testa eretta (in cattive condizioni). La statua a tutto tondo ha il oorpo volto a sinistra. Una pel le leonina fa da manto ed è ointa da lunga tunica oon oordone in vita. Tiene tra le mani un disoo a guisa di globo terrestre, oon la tera rilevata al oentro e tutto intorno le aoque e i venti ohesoffiano. Viso oon gli zigomi maroati

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Balducci Giovanni (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Più impacciata nell'impostazione e più secca nel modellato, secondo il Russoli (1963) forse denota un intervento di aiuti nell'esecuzione di un disegno del Maestro. Il richiamo a modelli classici è evidente nel tentativo di rendere la composta severità di un arcaico canone greco e la vibrante leggerezza della tunica. Ma il volto, costruito a larghi piani, ha quella sicurezza tipica di Balduccio e l'interpretazione di un'invenzione di Giovanni Pisano, il motivo classico del motivo della gamba piegata sotto la tunica rimanda a opere dello stesso maestro come la Madonna di Sarzana e quella di Detroit.Il corpo di S. Pietro, tolto dal primitivo sarcofago di marmo, apprestatogli subito dopo la morte (1253) dall'arcivescovo Leone da Perego, fu chiuso nella nuova arca dall'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1340. Fin dal 1340 l'arca di S. Pietro era collooata tra la quarta e la quinta campata della navata sinistra. L'Allegranza (1784) annota inoltre che "serrò poi all'intorno questo mausoleo il Duca Filippo Maria nel 1424 con un ampio recinto marmoreo di 84 colonnette bianche e rosse e dentro vi fece orifece anche il pavimento di marmi bianchi e neri". G. Visconti aveva separato la testa del Santo dal busto, portandola dapprima in Castello e poi restituendola "in un prezioso tabernacolo" di cristalli che fu custodito in sacrestia fino al 1650, quando il capo fu portato nella cappella Portinari. Solo nel 1736 si provvide a una sistemazione dell'arca, a cui aveva già pensato Cristoforo Lombardi fin dal 1537 (Latuada 1731) quando fu trasportata nella cappella (ma andò distrutto il recinto marmoreo eretto nel 1424). Nel 1815, al termine dei lavori di restauro della cappella fu ancora spostata e dopo la rimozione dell'altare barocco che le stava davanti. Infine smontata durante l'ultima guerra fu ricomposta e ricollcata in situ. Il mausoleo fu commissionato nel 1335; dai Padri Domenicani e fu "disegnato, lavorato e finito da Giovanni di Balduccio 1339 col prezzo di circa duemila ducati d'oro dei quali CCC furono mandati da Ugo IV e Alisia Re e Regina di Cipro; e da un nobile ciprioto; altri C da Matteo Orsini Cardinale Domenicano; L da Giovanni Visconte Vescovo di Novara, che in appresso fu poi arcivescovo di Milano; altri L da Azzone Visconte Signor di Milano con sessanta carra di calcina per li fondamenti e per la base sopra cui l'arca doveva innalzarsi, con XX di più per le indorature, e finalmente XXX da un certo Erasmo Boggia Notaio dell'officio di Provvisione di questa città oltre ad altri Milanesi e Forestieri" (Allegranza 1841). Onorando con uno sfarzoso monumeto il martire, il cui culto andava sempre più diffondendosi, i Padri Domenicani intendevano compiere un atto di politica religiosa ed affermazione di potenza dell'ordine che concordava con i programmi dei Visconti, i quali con grandiose iniziative d'opere civiche e di mecenatismo culturale, volevano dimostrare il prestigio della loro Signoria. La realizzazione venne allora affidata nel 1335 a G. B., nativo di Pisa, operante a Milano sembra già dal 1334, scultore di fiducia di Castruccio Castracani, amico di Azzone Visconti, e già conosciuto dai Domenicani per il monumento funebre del 1324-25 per il figlio di Castruccio Castracani, Guarnerio degli Antelminelli e per il pulpito della Chiesa di S. M. del Prato a S. Casciano (1330). Aiutato ma nello stesso tempo condizionato dal contratto che esigeva la fedeltà al modello nicoliano di S. Domenico di Bologna e che imponeva la struttura iconografica secondo i temi agiografici dello Pseudo Dionigi, G. B. realizzò con la collaborazione di aiuti, una ripresa dell'arca bolognese con la sola modifica forse del coronamento del tabernacolo ma con un'adesione al modello nicoliano solo esteriore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300206229-19
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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