giustizia

statua,
Balducci Giovanni (attribuito)
1560 ca./ post 1631

Base a forma di dado piramide tronca rovesciata (h. 22) ornata sui tre lati visibili da una larga foglia. Ai piedi della giustizia due buoi accucciati, a testa eretta, comprimono due cinghiali, che sporgono solo col muso (rotto a sinistra). La statua a tutto tondo è ritta di tre quarti verso destra, la gamba destra in avanti, il capo piegato. Il braccio destro s'appoggia al fianco e la mano sosteneva l'impugnatura della spada (di questa rimane solo l'impugnatura). La mano sinistra alzata reggeva la bilancia (ormai distrutta). Una corona gigliata sul capo, col collo bendato fino al mento e ricoperto dal manto, che lascia intravvedere la tunica ornata con una stola ricamata con un motivo di una donna che allatta un leoncello secondo il Vigezzi (1930) o un musico che suona la viola secondo il Venturi (vol. IV, p. 548). Traforati con estrema cura gli orli della benda e del manto terminante con ricca frangia. Volto ovale con occhi allungati e pupille in stucco nero, naso lungo, labbra sottili e mento sfuggente

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA marmo bianco di Carrara/ scultura
  • ATTRIBUZIONI Balducci Giovanni (attribuito)
  • LOCALIZZAZIONE Milano (MI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Tutte le virtù-Cariatidi dell'Arca, unioa eooezione forse la Fortezza, sono concordamente ritenute opere autografe di Giovanni, e ricordano senza l'ansia drammatica, le sibille di Giovanni Pisano. Nelle rabescature floreali delle basi vi sono richiami alle decorazioni della Tomba Baroncelli a Firenze (S. Croce) opera dello stesso autore. Le bestie fantastiche e simboliche che stanno accucciate a lato delle basi ripetono antichi motivi tradizionali ripresi dalle botteghe pisane, ma spesso con un'estrosa caratterizzazione (cfr. i cani della base della Carità e le pulcelle della Temperanza) quasi di derivazione francese. L'opera, pur avendo una coerenza poetica e un armonico sviluppo di motivi plastici, dimostra l'incapacità dell'artista a una invenzione narrativa di ampio respiro, concatenata e funzionale, e conferma la sua più vera natura di acuto descrittore di isolati frammenti dal vero, di narratore di una cronacapopolare non priva di raffinatezze formali e di intento didascalico. In questa scultura Giovanni di Balduccio ha portato il suo atticismo gotico al punto più alto, levigando nella luce forme polite, misurando i divergenti ritmi lineari delle pieghe, bulinando raffinate decorazioni (cfr. sul petto il cammeo, Russoli 1963).Il corpo di S. Pietro, tolto dal primitivo sarcofago di marmo, apprestatogli subito dopo la morte (1253) dall'arcivescovo Leone da Perego, fu chiuso nella nuova arca dall'arcivescovo Giovanni Visconti nel 1340. Fin dal 1340 l'arca di S. Pietro era collooata tra la quarta e la quinta campata della navata sinistra. L'Allegranza (1784) annota inoltre che "serrò poi all'intorno questo mausoleo il Duca Filippo Maria nel 1424 con un ampio recinto marmoreo di 84 colonnette bianche e rosse e dentro vi fece orifece anche il pavimento di marmi bianchi e neri". G. Visconti aveva separato la testa del Santo dal busto, portandola dapprima in Castello e poi restituendola "in un prezioso tabernacolo" di cristalli che fu custodito in sacrestia fino al 1650, quando il capo fu portato nella cappella Portinari. Solo nel 1736 si provvide a una sistemazione dell'arca, a cui aveva già pensato Cristoforo Lombardi fin dal 1537 (Latuada 1131) quando fu trasportata nella cappella (ma andò distrutto il recinto marmoreo eretto nel 1424). Nel 1815, al termine dei lavori di restauro della cappella fu ancora spostata e dopo la rimozione dell'altare barocco che le stava davanti. Infine smontata durante l'ultima guerra fu ricomposta e ricollcata in situ. Il mausoleo fu commissionato nel 1335; dai Padri Domenicani e fu "disegnato, lavorato e finito da Giovanni di Balduccio 1339 col prezzo di circa duemila ducati d'oro dei quali CCC furono mandati da Ugo IV e Alisia Re e Regina di Cipro; e da un nobile ciprioto; altri C da Matteo Orsini Cardinale Domenicano; L da Giovanni Visconte Vescovo di Novara, che in appresso fu poi arcivescovo di Milano; altri L da Azzone Visconte Signor di Milano con sessanta carra di calcina per li fondamenti e per la base sopra cui l'arca doveva innalzarsi, con XX di più per le indorature, e finalmente XXX da un certo Erasmo Boggia Notaio dell'officio di Provvisione di questa città oltre ad altri Milanesi e Forestieri" (Allegranza 1841). Onorando con uno sfarzoso monumeto il martire, il cui culto andava sempre più diffondendosi, i Padri Domenicani intendevano compiere un atto di politica religiosa ed affermazione di potenza dell'ordine che concordava con i programmi dei Visconti, i quali con grandiose iniziative d'opere civiche e di mecenatismo culturale, volevano dimostrare il prestigio della loro Signoria. La realizzazione venne allora affidata nel 1335 a G. B., nativo di Pisa, operante a Milano sembra già dal 1334, scultore di fiducia di Castruccio Castracani, amico di Azzone Visconti, e già conosciuto dai Domenicani per il monumento funebre del 1324-25 per il figlio di Castruccio Castracani, Guarnerio degli Antelminelli e per il pulpito della Chiesa di S. M. del Prato a S. Casciano (1330). Aiutato ma nello stesso tempo condizionato dal contratto che esigeva la fedeltà al modello nicoliano di S. Domenico di Bologna e che imponeva la struttura iconografica secondo i temi agiografici dello Pseudo Dionigi, G. B. realizzò con la collaborazione di aiuti, una ripresa dell'arca bolognese con la sola modifica forse del coronamento del tabernacolo ma con un'adesione al modello nicoliano solo esteriore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300206229-17
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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