servizio da pranzo, insieme - manifattura cinese (fine/ inizio secc. XVIII/ XIX)

servizio da pranzo, ca 1790 - ca 1810

Servizio da tavola con motivi decorativi floreali e vegetali con uccelli e farfalle; chinoiserie con scene familiari. Decoro eseguito con smalti policromi su porcellana dura

  • OGGETTO servizio da pranzo
  • MATERIA E TECNICA porcellana dura/ pittura
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Cinese
  • LOCALIZZAZIONE Villa Reale
  • INDIRIZZO Viale Brianza, 1, Monza (MB)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In precedenza il servizio si trovava in deposito presso la Certosa di Pavia. Dubbi per quanto riguarda il luogo di produzione e relativa manifattura. Il servizio consta di 24 piatti piani, 16 tazze da thè con relativi piattini e 21 pezzi di servizio. Sono stati rinvenuti tutti i singoli oggetti segnalati nell'Inventario del 1964. Stando alle poche notizie fin qui reperite il servizio fa parte di un nucleo di oggetti provenienti dalla Villa Reale di Monza, appartenuti quindi alla casata dei Savoia, e divenuti patrimonio dello stato in seguito alla retrocessione al Demanio di alcuni palazzi di proprietà della Corona, tra cui appunto la villa monzese, decisa da Vittorio Emanuele III; con tale regio decreto (L. 1792 del 3 ottobre 1919), parte degli oggetti veniva assegnato in uso al Ministero della Pubblica Istruzione, parte trasmessi in proprietà all'Opera Nazionale Combattenti. Allo stato attuale degli studi non è possibile definire meglio le successive vicende che hanno condotto gli oggetti in esame fin nel convento della Certosa di Pavia: lo spoglio degli arredi che ebbe inizio nel 1900, dopo la morte di re Umberto I e al successivo abbandono del complesso briantino da parte dei Savoia, e soprattutto in seguito alla decisione del 1919 di cui si è detto, ha trovato soltanto parziale ricostruzione in un recente studio di Marina Rosa (La dispersione degli arredi, in L'appartamento di Villa Reale di Monza. Umberto I, a cura di M. Rosa, Milano 1994 pp. 54-59). Nel 1964, data dell'ultimo inventario, le casse contenenti tali oggetti dovevano già essere nel convento della Certosa. La riconsiderazione complessiva della campagna inventariale in corso, in cui codesto intervento si colloca, e precisi riscontri inventariali, potrà fornire più precise indicazioni in merito. Per quanto concerne la valutazione storico-critica degli oggetti esaminati, è possibile inserire questi ultimi nel filone di preferenza assai popolare in Italia, come in tutto l'Occidente, per le porcellane cinesi. Tale fenomeno ha radici antiche, ma raggiunge il momento di maggior espansione tra sette e ottocento (cfr. L. Brambilla, in Museo Poldi-Pezzoli. Ceramiche, vetri, mobili e arredi, III, Milano 1983, p. 15). Il servizio da thè appartiene alla cosidetta "famiglia verde", dal colore dominante del fondo, che insieme alla "famiglia rosa" e "blu polvere", sono tra i manufatti più caratteristici di "una produzione assai in voga nei secoli XVIII e XIX, eseguita quasi esclusivamente su commissione occidentale per una raffinata clientela straniera, che giunge in Europa soprattutto attraverso la Compagnia delle Indie Orientali" (Brambilla, 1983, p. 15). Si tratta quindi, molto probabilmente di interi servizi eseguiti in loco, su precise disposizioni del committente, come documenta anche la foggia e la destinazione funzionale del vasellame, certamente non in uso in Oriente. Che si tratti di produzione originale e non di copia è stabilito con il beneficio del dubbio: è infatti accertata in Occidente un'antica e diffusa pratica d'imitazione, che iniziò ad avere esiti interessanti a partire dal 1709, quando in Germania il Bottger, scoprì finalmente il segreto della porcellana dura (T. Gramantieri, Le porcellane, Roma 1951, p. 27). E' tra l'altro accertato, che sempre con il tramite della Compagnia delle Indie, venivano eseguite copie, anche su forme riprese da modelli occidentali, soprattutto nella "famiglia verde" (cfr. C. e M. Beurdeley, A Connoisseur's Guide to Chinese Ceramics, (New York - Ellenston - S. Francisco - London), Ginevra 1974, p. 264). La distinzione tra originale e copia è quasi impossibile anche ad un occhio super esperto: a far propendere per la prima ipotesi gioca il rango illustre del supposto committente, identificabile, ma senza l'ausilio di documenti in un reale abitatore della villa monzese. Se infatti i maggiori collezionisti lombardi, si pensi ad esempio al conte Poldi Pezzoli, acquistavano pezzi originali, è quasi da escludere che i re si servissero di copie. La totale assenza di marchi non facilita, del resto, l'assunzione di un parere definitivo. La datazione è proposta in base al contesto: innanzitutto perchè Villa Reale, da cui provengono gli oggetti, data al 1777; in secondo luogo poichè, come si è detto, sono questi gli anni di maggior apprezzamento per la porcellana cinese
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300197708-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i beni storici artistici ed etnoantropologici per le province di Milano Bergamo Como Lecco Lodi Monza Pavia Sondrio Varese
  • DATA DI COMPILAZIONE 1994
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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