Fede con San Benedetto, San Simeone, San Mauro e Santa Scolastica
dipinto,
Bonsignori Girolamo (1472 Ca./ 1529)
1472 ca./ 1529
dipinto
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Bonsignori Girolamo (1472 Ca./ 1529)
- LOCALIZZAZIONE di San Benedetto abate
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto in esame è la pala del primo altare a sinistra (per il quale si propone il riferimento orizzontale 0300185415) e presenta l'allegoria della Fede come una figura femminile dalle vesti classicheggianti, che regge il calice eucaristico con la mano sinistra mentre addita il cielo con la destra. Il volto è avvolto in una corona di nubi sorretta dai principali santi benedettini venerati nella basilica del Polirone. Berzaghi (1981, p. 296) l'attribuisce per primo a Girolamo Bonsignori (1472- 1519), frate domenicano veronese, fratello minore del più noto Francesco. Lo studioso ravvisa nel dipinto i caratteri della pittura veronese di primo Cinquecento, con richiami alla pittura mantegnesca soprattutto nell'impostazione monumentale, nella linea dell'orizzonte alla base del dipinto e nella figura classicheggiante della Fede. L'iconografia della tela vuole ribadire la superiorità della Fede, sorretta dai quattro santi benedettini, sulle pratiche devozionali e sul culto dei santi, soprattutto sulla devozione per il santo taumaturgo locale, San Simeone. Piva (2007, p. 54) accetta l'attribuzione e la lettura iconografica e sottolinea come la committenza sia da ricondurre a Gregorio Cortese nel clima di riformismo evangelico che ha come punto di riferimento proprio il monastero polironiano. Tra coloro che sostengono che la giustificazione del credente passi attraverso la fede nel sacrificio di Cristo si annoverano non solo gli esponenti mantovani, da Cortese a Gian Battista Folengo, ma anche chi frequenta il monastero di San Giorgio Maggiore a Venezia, Contarini, Giustiniani, Bembo e Coretse. Spinelli (2008, p. 34) sottolinea l'ammirazione di Gregorio Cortese per la pittura centroitalica e chiarisce gli estremi dell'attività di Girolamo Bonsignori, operoso a Mantova e a Verona fin dal 1471 fino al 1519. Per approfondimento sulla particolare iconografia si rimanda a Piva (1981, pp. 269- 270) e a Caleffi (2010, p. 31). Nel 2009 la tela è stata pulita e restaurata (Caleffi, 2010, p. 83)
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185418
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
- DATA DI COMPILAZIONE 2015
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0