Madonna con Bambino e i santi Giuseppe, Francesco d'Assisi, Girolamo, Ludovico di Tolosa, Antonio di Padova, Chiara e il cardinale Uberto Gambara

dipinto, 1539 - 1545

dipinto

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Bonvicino Alessandro Detto Moretto (1498 Ca./ 1554)
  • LOCALIZZAZIONE Pralboino (BS)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera in esame è la pala originale di Moretto, che fino alla soppressione della chiesa e del convento dei minori osservanti di Santa Maria degli Angeli era inserita nella cornice in stucco della parete di fondo del coro, così come è attestato nell’inventario compilato nel 1810: “nel coro – Pala rappresentante S. Maria di pennello non comune” (si veda l’inventario nelle fonti). Solo Francesco Paglia (1675-1714) la ammira nella sede originaria come “opera bellissima” di Moretto, mentre tutta la letteratura artistica successiva la segnala ormai nella parrocchiale di Sant’Andrea Apostolo. Infatti l’11 marzo 1833 il “quadro dell’altare maggiore” è già “stato levato” dal coro della chiesa di Santa Maria degli Angeli e risulta collocato nella chiesa parrocchiale. In tale data viene indirizzata alla Parrocchia di Pralboino una richiesta di riconsegnarlo alla chiesa demaniale di Santa Maria degli Angeli (la lettera, citata nelle fonti, è conservata in Archivio di Stato di Brescia, Fondo Intendenza Finanza Soppressioni, busta 69 Pralboino), in quanto è di “proprietà dell’Erario” così come altri beni trasportati in parrocchiale: paramenti sacri, “due vasi di acquasanta”, un calice e un “San Girolamo di autore non comune”-. La restituzione non avverrà mai, tanto che si procederà a commissionarne una copia per riempire il vuoto nel coro di Santa Maria degli Angeli (per copia e pala originale si propone il riferimento orizzontale 0300185309). Nel 1858 circola un’incisione del dipinto realizzata da Bramati su disegno di Odorici, che è pubblicata nel volume di Litta dedicato alle famiglie celebri d’Italia (per la quale si veda P.V. Begni Redona, p. 405), in cui si mette in evidenza il ritratto del cardinale Uberto Gambara. In seguito il dipinto è segnalato da Fenaroli (1877) e dal Da Ponte (1898), che lo vede sul quarto altare a sinistra e sottolinea come la parte superiore dell’opera mostri una qualità migliore. Per Gombosi (1943), invece, il ritratto del committente Uberto Gambara, cardinale dal 1539 e al 1549, appare quasi un inserto così propone di riferirlo a Moroni, presente a Brescia proprio negli anni verso il 1545, ossia nel periodo in cui, secondo lo studioso, è dipinta la pala. L’ipotesi dell’intervento di Moroni è, però, respinta dalla Gregori (1979). Boselli (1946), inoltre, ritiene che proprio la figura piena di “boria mondana” dell’offerente, insieme a quella di San Ludovico di Tolosa, sia tra le meno riuscite dell’opera e comprometta l’equilibrio dell’insieme giocato su un rimando di sguardi e di gesti che per gradi conducono lo spettatore alla visione della parte superiore dove risalta l’immagine della Madonna, considerata una delle più belle di Moretto. Per essa, rappresentata in piedi in una sacra conversazione, al centro dell’alone di luce che risalta l’armonia dei suoi colori, il Boselli propone una reminescenza dell’opera padovana di Donatello. Infine, nel catalogo di Begni Redona (1982), al dipinto è dedicata una scheda in cui si espone una rassegna dei principali contributi bibliografici precedenti e il santo vescovo genuflesso nella parte inferiore è identificato in Ludovico d’Angiò, francescano e vescovo di Tolosa, “per la preponderanza di santi appartenenti o venerati dall’ordine” francescano. Il dipinto, in effetti, appare come una celebrazione del legame che unisce l’ordine dei francescani alla famiglia Gambara, feudataria di Pralboino, che donò ai frati l’appezzamento di terreno per edificarvi il loro convento. In tale contesto la committenza a Moretto della pala della chiesa francescana di Pralboino, che fungeva anche da cappella gentilizia, si pone in continuità con le scelte operate dall’ordine in San Giuseppe a Brescia, la loro chiesa madre in città, dove la letteratura artistica antica ricorda di mano del Moretto la “Madonna in gloria con San Francesco d’Assisi, San Michele e donatore” (ora nella Pinacoteca Tosio Martinengo), la “Discesa dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste” (anch’essa conservata nella Pinacoteca Tosio Martinengo), un’”Incoronazione della Vergine” (considerata di difficile identificazione nel contributo di Begni Redona citato in bibliografia di confronto, p. 193 ) e una “Madonna con Bambino e i santi Giovanni Battista, Francesco e Apollonia”, andata perduta. La sensibile interpretazione dei soggetti sacri secondo le nuove esigenze spirituali che porteranno alla Controriforma determina il notevole successo del pittore presso la committenza sacra bresciana partire dagli anni Quaranta, inoltre Moretto risulterebbe coinvolto dai medesimi Gambara per alcuni ritratti, tra i quali quello di Brunoro e di un Uberto Gambara non ancora cardinale (per tali dipinti si rimanda al contributo di Bruna Viscardi citato in bibliografia di confronto, p. 57). E’ comprensibile, quindi, che a lui si rivolga Uberto Gambara, fratello di Brunoro feudatario di Pralboino, quando deve “ripulire” la propria immagine dai trascorsi di una carriera ecclesiastica segnata dall’ambizione e d
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300185288
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Bergamo e Brescia
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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