Madonna col Bambino e la beata Osanna Andreasi

dipinto, ca 1731 - ca 1731

dipinto dalla forma sagomata, con cornice modanata lignea e dorata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Donnini Girolamo (1681/ 1743)
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Ducale/ B, 1, 63/ Galleria Nuova
  • INDIRIZZO p.zza Sordello, n. 40/ p.zza Paccagnini, n. 3, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La pala ornava un altare della chiesa mantovana di San Domenico. Bartoli la nota probabilmente nel 1771, quando la chiesa è stata appena rifabbricata su disegni dell’architetto romano Pietro Torelli: “in oggi non vi è altro altare compito che quello in terzo luogo a sinistra, in cui il quadro colla B. Osanna, Maria Vergine ed il Bambino in gloria è opera di Girolamo Donini da Correggio” (Bartoli 1771-1799 [ed. 1985], p. 67); nel 1775 anche Oretti (ms. 1775, c. 473v) nota “La B. Osanna domenicana in gloria d’angeli davanti alla B. V. è di Girolamo Donnini e bella tavola d’altare”. La testimonianza del Bartoli è ricondotta all’opera in esame solo dalla Dugoni (scheda 18, in I dipinti 2002, p. 98), che ne ha ricostruito interamente la storia. La pala è depositata in Palazzo Ducale entro il 1803, così inventariata: “braccia 6 in altezza e braccia 3 once 8 in larghezza rappresentante la Beata Osanna, la Beata Vergine con angeli, della scuola bolognese” (App. [6], n. 104). Nel successivo inventario, del 1810, la santa ai piedi della Vergine è identificata con Teresa d’Avila e in seguito con santa Caterina da Siena (?); tale rimane fino alla recente correzione, ancora da parte della Dugoni (scheda 28, in Osanna Andreasi 2005, pp. 228-235). La beata Osanna Andreasi, che qui vediamo portata in aria su una nuvola da angeli, tiene nella sinistra la croce e nella destra un cuore fiammeggiante; un altare nella chiesa di San Domenico le viene dedicato subito dopo la morte, avenuta nel 1505. Nel 1731, racconta l’Amadei (1957, IV, p. 440), “li Padri Domenicani nella loro chiesa aprirono due grandi maestose cappelle lateralmente all’altar maggiore”, tra cui quella “verso il chiostro per la beata Osanna Andreasi”; l’epigrafe lì posta, nella trascrizione dello stesso Amadei e in quella successiva dei Coddè (BCMn, ms. 1097, I, c. 22r, n. XLV), avrebbe tuttavia portato la data 1721, forse per un refuso. Del tutto fuorviante è l’opinione di Portioli (1879, p. 24), che il nostro quadro sia stato donato dalla marchesa Teresa Castiglioni alla chiesa di San Carlo e di lì sia giunto, all’epoca delle soppressioni, in Palazzo Ducale. Anche la proposta della Sicoli (scheda 161, in Mantova nel Settecento 1983, p. 146), che il dipinto provenga dai Santi Giacomo e Filippo, va smentita. Il quadro è menzionato nei registri ottocenteschi del Palazzo come di scuola bolognese; l’inventario del 1937 lo giudica invece di “Ignoto autore settecentesco con reminiscenze veronesi” mentre Ozzola (1949, n. 234; 1953, n. 234) lo pubblica con l’attribuzione al mantovano Giuseppe Orioli. Tale rimane nella bibliografia successiva, fino a che Roli (1977, pp. 99 e 256) la restituisce su basi stilistiche al correggese Girolamo Donnini (anch’egli, come Orioli, allievo di Gian Gioseffo Dal Sole). Roli segnala inoltre la presenza di un bozzetto dell’opera, già creduto di Marcantonio Franceschini, conservato nel Museo Diocesano di Imola e proveniente dalla locale chiesa dei Santi Nicolò e Domenico. Il dipinto imolese, di notevole raffinatezza e di dimensioni non esigue (cm 150x98), è però forse non un bozzetto ma una replica. L’intuizione di Roli, che ha trovato anche conferma nella testimonianza del Bartoli, pubblicata solo nel 1985, è accolta da tutti gli studiosi. La Rinaldi (1979, pp. 25 e 44) ritiene che il dipinto sia databile alla seconda metà del quarto decennio e suppone che possa essere stato commissionato dalla famiglia Arrivabene; è il Crespi (1769, p. 190) a scrivere che il Donnini dipinse “per il conte Rivabeni di Mantova”, ma la citata testimonianza dell’Amadei e l’epigrafe suddetta farebbro piuttosto pensare che siano stati direttamente i Domenicani a ordinare a pala. Secondo la Sicoli essa potrebbe essere posteriore al 1738, mentre per la Dugoni essa è di non molto successiva al 1731, data di ricostruzione dell’altare dedicato alla beata. È possibile che i rapporti tra il pittore e gli Arrivabene si siano concretizzati in opere destinate a uno dei palazzi aviti: “Sei ovati in tela di Girolamo Donini della scola del Sole con cornici e cimaze adorate rappresentanti istorie sagre del testamento vecchio” sono infatti ricordati in un inventario del 5 dicembre 1738 di beni del defunto Ferdinando Arrivabene (ASMn, Archivio Notarile, not. Francesco Antonio Bina, b. 2217 bis)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152045
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 728
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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