San Francesco di Sales

dipinto, (?) 1730 - (?) 1730

dipitno con cornice lignea dorata e finemente intagliata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Crespi Giuseppe Maria (1665/ 1747)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto nasce per la sagrestia della chiesa dei filippini, dedicata all'Immacolata Concezione e consacrata nel 1738. CADIOLI (1763, pp. 68-69) ricorda in quella chiesa due quadri di Giuseppe Maria Crespi, entrambi rappresentanti San Francesco di Sales: il primo, nel presbiterio, "fatto in tempo di sua vecchiezza", il secondo, in sacrestia, dipinto "in età fresca". La pala nel presbiterio è menzionata da ZANOTTI (1739, II, p. 61) ed entrambe sono ricordate da Luigi CRESPI (1769, p. 215), figlio di Giuseppe Maria, e probabilmente da CHIUSOLE (1782, p. 42). Alla soppressione della chiesa i due dipinti vengono ricoverati nel Palazzo Nazionale, cioè Ducale, ma vi rimangono per poco. La pala già nel presbiterio viene consegnata ai primi del XIX secolo alla chiesa di Sant'Albino a Comessaggio (R. Dugoni, in Dipinti 2002, pp. 92-93); la nostra tela - che riscontro in palazzo Ducale nel 1803 (App. 6, n. 151) e nel 1804 (App. 7, n. 353) - viene assegnata proprio nel 1804 a don Giovanni Bellavite, che ne fa richiesta per l'oratorio di San Francesco di Sales in via Porto, destinato alle Figlie di Maria, confluite alla metà dell'Ottocento nell'ordine delle orsoline. Nel 1912, alla definitiva chiusura dell'oratorio, il dipinto è destinato al Museo Civico (ASMn, Sc, b. 188, fasc. 14) e poi, nel 1921, depositato nel palazzo Ducale (ASBCMn, blindata, cartella B). Ai primi del Novecento viene redatto un inventario dei dipinti rinvenuti presso l'oratorio di San Francesco di Sales e, di fianco a una generica descrizione del dipinto, Achille Patricolo riporta a matita la scritta "Joseph M.a Crespi detto lo Spagnolo 1720", letta sul retro (L'OCCASO 2007d, p. 94 nota 4). Il dipinto quindi, già confusamente indicato da D'ARCO (1874, p. 158) come opera conservata nel palazzo Accademico e di mano di Ribera - per confusione tra "Spagnolo" e "Spagnoletto" ingenerata da Cadioli - e dato per disperso da MATTEUCCI (1902, p. 419), viene segnalato da GIANNANTONI (1929, p. 56), da OZZOLA (1946, p. 19 n. 81; 1949, n. 172; 1953, n. 172), dalla MERRIMAN (1968, p. 124), da PACCAGNINI (1973, p. [40]), da ROLI (1977, p. 250) e nuovamente dalla MERRIMAN (1980, pp. 266-267 n. 122). Questa suppone che il dipinto in palazzo Ducale, che data agli inizi del quarto decennio, sia la pala d'altare già nel presbiterio della chiesa dei filippini, ritenendo perduta la tela della sagrestia. La Sicoli (in Mantova nel Settecento 1983, p. 146 n. 160) ritiene che Crespi l'abbia dipinta verso il 1739 e tale opinione è in seguito accettata, tanto che la TELLINI PERINA (1990b, p. 113) la data seccamente al "1738". Di recente la Dugoni (in Dipinti 2002, pp. 90-93 n. 16) presenta una più meditata analisi: suppone difatti che la pala del presbiterio dell'Immacolata Concezione sia da identificare con la grande tela di Commessaggio - ritrovata da DI GIAMPAOLO e pubblicata nel 1980 - che porta la firma del pittore e la data 1739. La Dugoni suppone che la tela in palazzo Ducale sia invece quella che si trovava nella sagrestia della chiesa, un'opera senz'altro anteriore; ritiene quindi che l'iscrizione presente sul retro della tela, già rilevata dalla Sicoli ma illeggibile per entrambe a causa di un intervento di rifodero avvenuto nel 1966, "potrebbe non andare oltre le cifre "MDCCXX(X)" tuttora riconoscibili". La datazione proposta da Patricolo (1720), nonostante non si vedano ulteriori lettere dopo il secondo decimale, potrebbe non essere corretta. Il dato stilistico porta infatti a posticipare la pala al 1730 ca. e a confrontarla con la tela di Santa Maria dei Servi in Guastalla (1730), città per la quale il bolognese realizza altre due pale d'altare (DEZALLIER D'ARGENVILLE 1762, II, p. 218). Va inoltre detto che Crespi era noto e apprezzato dal langravio Filippo d'Assia dalla data 1729 (CRESPI 1769, p. 225), che potrebbe costituire un termine post quem per l'attività "mantovana" dell'artista bolognese; inoltre la chiesa dei filipini viene fondata solo nel 1726 (AMADEI 1750 [ed. 1954-1957], IV, p. 396). Da quanto è possibile intuire, l'iscrizione a pennello sul retro è analoga a quella sul retro del Transito di san Giuseppe di Gian Bettino Cignaroli, anch'esso già nell'Immacolata Concezione e ora nel presbiterio del duomo, e a quella della tela di Commessaggio ("Joseph M.a Crespi vulgo lo Spagnolo Bononiae pinxit 1739"); queste scritte potrebbero accomunare tele già nella chiesa dei filippini, ma credo siano state vergate solo all'epoca delle soppressioni e non possano pertanto essere considerate delle firme. Segnalo infine che Giuseppe Volta, nel testamento del 1 maggio 1799 (ASMn, AN, not. A. Baldanini, b. 1716 bis), lascia in eredità al figlio Massimo Antonio "Un quadro in piedi scherzato nella cima, che ha servito per modello della pala di San Francesco di Sales nella chiesa de' Padri Filippini, con cornice dorata a vernice", forse un disperso bozzetto per il dipinto di Commessaggio, piuttosto che per la nostra tela
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152044
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 704
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • ISCRIZIONI sul retro della tela - [...] crespi [...] pinxit mdccxx[x?] - lettere capitali -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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