Antonio Maria Viani offre a Margherita Gonzaga il modello della chiesa di Sant'Orsola

dipinto, 1618-1620

dipinto con listello ligneo

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA LEGNO
  • ATTRIBUZIONI Fetti Domenico (1589/ 1624)
    Fetti Lucrina (notizie 1614-1642)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela faceva parte di un ciclo di quattro dipinti "del Fetti che rappresentano varie fatti della fu Madama di Ferrara", come afferma un inventario del 1728 del complesso di Sant'Orsola (L'OCCASO 2002b, p. 26). Nella chiesa esterna, per la quale nascono, le quattro tele sono menzionate nel 1748 (Nota 1748, p. 199) e da CADIOLI nel 1763 (p. 72). Nell'inventario di soppressione della chiesa (1786) sono così descritte: "Quattro lunette in tela dipinte a chiaro-scuro con cornice di legno, fondo bianco e filetti a velatura d'oro fino, rappresentanti le Opere della Misericordia; sono tutte opere del Fetti sudetto" (ASMn, AN, not. A. Pescatori, b. 7110, c. 45v). Sempre nel 1786 sono destinate al Regio Ginnasio (D'ARCO 1857-1859, II (1859), p. 14 n. 51-54); ciò nonostante rimangono in chiesa, visto che Felice Campi il 22 agosto 1798 le dice tutte e quattro ancora lì (cfr. p. 11). Negli anni a seguire una di esse giunge in una collezione privata (BARTOLI 1771-1799 [ed. 1985], p. 75; ma cfr. p. 11). Evidentemente è sempre la stessa tela, quella che BOTTONI nota nel 1839 (p. 120) in casa di Alessandro Nievo (nonno di Ippolito). Alla morte di Alessandro (1843) viene steso un inventario in cui il dipinto è così descritto: "Quadro sopra tela in forma di lunetta dipinto chiaro scuro rappresentante S. Orsola ed altre figure a cui viene presentato dall'architetto il modelletto del Tempio, dell'altezza di metri 2 centimetri 64 per metri 2 centimetri 56, opera delle belle del Bazzani del valore di zecchini 12 ... 158:40." (ASMn, Tribunale fondo 123, 1843, D II 90, prot. 1815, Rubrica IX, n. 45). Nel 1963 RIZZI (1963, pp. 182-184) ritrova il dipinto, ancora di proprietà Nievo, in Friuli, a Colloredo di Montalbano, e lo pubblica come opera di Domenico Fetti. Nel 1978 Ilaria Toesca Bertelli riesce a trattare l'acquisto della tela da Antonio Nievo - per 68.000.000 lire (ASoMn, pos. II AG) - destinandola al palazzo Ducale. Rizzi non comprende il soggetto dell'opera, precisato da MARANI (1965, p. 195 nota 72) e dalla PERINA (1965b, p. 456), che identificano giustamente nella scena il pittore e architetto Antonio Maria Viani nell'atto di porgere il modello della chiesa di Sant'Orsola a Margherita Gonzaga d'Este, il che sarà avvenuto attorno al 1608. In seguito Bazzotti (in BAZZOTTI, ENGLEN 1979, p. 10) ha proposto di riconoscere, tra i personaggi rappresentati sul margine sinistro, frate Francesco Gonzaga (col braccio alzato) e Tiberio Guarini, rispettivamente vescovo di Mantova e protonotario apostolico. Questa ipotesi è giudicata poco convincente da SAFARIK (1990, p. 271); neanche io riscontro facilmente le fattezze del vescovo nei due personaggi. La tela è stata sempre e concordemente attribuita a Fetti, con le sole eccezioni dell'inventario Nievo del 1843 e di un appunto manoscritto di Marani, il quale sembra piuttosto averla creduta di Viani (BCMn, Carte Marani, b. XXXI, fasc. 15). Maggiori incertezze ha sollevato la datazione del dipinto, presentato da RIZZI (1963) genericamente come opera del periodo mantovano e quindi del 1614-1621. La PERINA ha in principio (1965b, p. 456) proposto una datazione verso il 1614, mentre la Englen (in BAZZOTTI, ENGLEN 1979, p. 12) lo ha posto tra il 1613, anno di costruzione della chiesa, e il 1618, in cui Margherita muore; il ciclo di quattro tele celebrerebbe quindi la committente da viva. In seguito la Tellini Perina (in Pittura a Mantova 1989, pp. 49 e 51) suggerisce una datazione più tarda, verso il 1619-1621, accettata da ampia parte della critica, con l'eccezione della CAMILOT (1993, p. 42), la quale ritiene la nostra tela anteriore alla Moltiplicazione dei pani e dei pesci (cat. 365) e databile quindi verso il 1616, come pensa anche Filippo Trevisani (com. or.). SAFARIK (1990, p. 271) concorda invece con una datazione tarda, verso il 1619-1621, accolta tra gli altri anche da MAZZA (1998b, p. 295), dalla FURLOTTI e da REBECCHINI (2008, p. 251-252), secondo i quali la celebrazione di Margherita è necessariamente postuma. Nella scena, lei prende il posto che è solitamente riservato alla divinità, ricevente il modello della chiesa (U. Bazzotti in BAZZOTTI, ENGLEN 1979, pp. 9-10); difficile quindi pensare che essa stessa si sia fatta porre sull'alto gradino e parrebbe più probabile che il ciclo sia stato principiato dopo la sua morte. Bazzotti richiama inoltre l'attenzione sul fatto che le quatro tele non vengono descritte, nel 1619, da Guarini, il che potrebbe portare a una cronologia al 1619-1620 (U. Bazzotti, in Domenico Fetti 1996, p. 168). Occorre anzi rammentare la consuetudine di realizzare apparati decorativi a chiaroscuro in occasione di esequie; BETTINELLI (1774, pp. 138-139) ricorda l'esistenza in varie chiese mantovane di "alcuni gran quadri a chiaroscuro, e alcuni d'essi d'eccellente mano. Questi furono fatti in occasioni di funerali principeschi il più spesso, tanto eran talora magnifici, e rimasero poi a quelle chiese, ove eran state celebrate l'essequie". CONTNUA IN OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152015
  • NUMERO D'INVENTARIO St. 12684
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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