San Francesco d'Assisi riceve le stimmate

dipinto, (?) 1605 - (?) 1605

dipinto privo di cornice

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Robusti Domenico (1560/ 1635)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è menzionato per la prima volta in un inventario del 1781, che elenca una serie di opere raccolte nel Regio Ginnasio di Mantova: tra queste un “San Francesco d’Assisi” e, separatamente, un “San Bonaventura” provenienti dalla chiesa della Santissima Trinità (App. [3], nn. 9 e 11). Sembra che i due dipinti non vengano trasferiti in Sant’Orsola, dove l’inventario del 1786 non ne serba memoria. La seconda delle due tele non è già più presente in un successivo inventario del 1810 dell’Accademia Virgiliana, che invece descrive la prima (App. [8], n. 84), ancora presso il Ginnasio, come “Un quadro rappresentante San Francesco che riceve le stigmate. Pittura di autore incognito, di maniera cattiva e patito, alto braccia 5, largo braccia 3½, proveniente da un soppresso monastero”. Solo nel 1882 il dipinto viene trasportato nel Palazzo Accademico, allora sede del Museo Civico. Il San Francesco rimane apparentemente escluso dalle cessioni effettuate nel corso della seconda metà dell’Ottocento a favore del Municipio, anche perchè conservato in uno stabile, il Regio Ginnasio, che non viene preso in considerazioni in quelle transazioni; non è però neppure menzionato tra le opere rimaste in proprietà dell’Accademia, cui apparteneva senz’altro nel 1810, ed ha pertanto vicende assai simili ai cat. [439], [491] e [511]. Nel 1922 infine il quadro viene depositato in Palazzo Ducale (Tamassia 1996, p. 61), indicato nell’occasione come opera di “scuola bolognese”. Un riferimento bibliografico a questa tela potrebbe trovarsi in uno scritto su Domenico Fetti di Oldenbourg (1921, p. 13), che genericamente cita un “S. Francesco” di quel pittore presso l’Accademia Virgiliana; se egli si riferisce al nostro quadro, come credo, l’attribuzione chiaramente non è condivisibile. Il dipinto è poi inventariato, nel 1942, come opera di scuola bolognese. Lehmann (1967, p. 232 n. 68) confuta Oldenbourg, ma ritenendo che quest’ultimo si riferisse a una tela di cm 130x110, certo non identificabile con il nostro (ma forse con il cat. [341]?); Safarik (1990, p. 319 n. P67) ritiene disperso il dipinto di cui scrivono i due predetti studiosi e per il quale fornisce le dimensioni indicate da Lehmann. L’analisi stilistica del dipinto ha condotto indipendentemente Marinelli e me (L’Occaso 2006, p. 118 e nota 129) a fare il nome di Domenico Tintoretto, del quale sono noti i duraturi rapporti con la corte mantovana. Nel 1605 Vincenzo I Gonzaga ordina al pittore veneziano due tele rappresentanti San Bonaventura e San Francesco. La Morselli (2002, pp. 96-97), pubblicando il documento che illustra questa commissione, suppone che il San Francesco sia identificabile con una tela passata sul mercato antiquario con l’attribuzione a Domenico Tintoretto (London, Sotheby’s, 9 maggio 1973, lotto 117), ma io credo piuttosto (L’Occaso 2006, p. 118) che le due opere fossero destinate alla chiesa dei Gesuiti, alla quale Vincenzo I intorno al 1605 profonde grande impegno e attenzione: prima fra tutte la commissione a Rubens del suo celebre trittico (cat. [293-296]). Una datazione al 1605 è perfettamente compatibile con le caratteristiche formali dell’opera, in cui sono sensibili l’impianto paterno e le tangenze palmesche e nella quale bisogna forse ipotizzare un concorso della bottega, a giustificare le cadute qualitative evidenti nelle teste di cherubini sbozzate contro il fondo: di alta qualità invece la figura del santo e sicuramente autografo il volto, di grande forza espressiva. La tela rimane sull’altare per la quale è dipinta sino al 1711, quando Ferdinando Sordi ottiene dai Gesuiti, dopo non poche insistenze, di far rimuovere il “San Francesco rappresentante il mistero di ricevere le sagre stimmate”, ponendo in suo luogo un Transito di san Giuseppe giunto da Bologna (e oggi a Bonizzo; Introduzione, p. 000); notizia di questo cambio è nella parte inedita del manoscritto del gesuita Giuseppe Gorzoni, sulla storia del complesso gesuitico mantovano (BCMn, ms. 997, Istoria..., parte II, pp. 272-273)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA detenzione Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300152002
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 12222
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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