Madonna in trono col Bambino tra i santi Vincenzo Ferrer, Giovanni Battista, Osanna andreasi (?), Vincenzo Levita, Barbara e Romano

dipinto ca 1515 - ca 1515

Il dipinto è privo di cornice. La tavola è stata sicuramente decurtata, almeno sul lato sinistro

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di San Vincenzo Martire (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Ducale
  • INDIRIZZO Piazza Sordello, 40, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sia INTRA, in un dimenticato cenno del 1883 (p. 23), sia di recente la FURLOTTI (2000, p. 32), con ricchezza d'argomenti, suggeriscono per questa pala d'altare una provenienza dalla chiesa delle domenicane di San Vincenzo in Mantova. La Furlotti ritiene che il nostro quadro corrisponda a quello descritto "con S. Vincenzo, ed altri Santi, è della scuola del Bellini" in quella chiesa da Cadioli (1763, p. 110). La tavola è facilmente riconoscibile nell'inventario del 1803, dei dipinti raccolti in palazzo Ducale: "Un quadro di braccia 5 once 3 in altezza e braccia 4½ in larghezza dipinto sull'asse rappresentante san Romano, san Vincenzo confessore, san Vincenzo Martire, santa Rosa, san Giovanni Battista, santa Barbara con in fondo uno scudo rappresentante la Beata Vergine Annunciata di buon penello", proveniente da una chiesa dei "Domenicani" (App. 6, n. 167): una indicazione sinora trascurata (cfr. R. Casarin, in Osanna 2005, p. 152 n. 11). Nell'inventario del 1810 (c. 14r), conservato in Soprintendenza, la pala "sembra dipinta dal 1400" e di lì in seguito il quadro è sempre rimasto in palazzo Ducale, facilmente identificabile negli inventari. Non sembra che dipinti di San Vincenzo siano giunti, con le soppressioni napoleoniche, in palazzo Ducale. Gli altri due quadri di quella chiesa (cat. 59 e 88), vi sono giunti per vie diverse e tortuose. Nell'inventario del 1803 sono presenti dipinti dei "Domenicani", ossia provenienti da San Domenico, e delle "Monache di Santa Caterina", ovvero delle Terziarie di Santa Caterina da Siena, mentre non un solo dipinto è collegabile a San Vincenzo. La pertinenza della descrizione di Cadioli al nostro dipinto è peraltro incerta: san Vincenzo non è al centro della pala, come la descrizione di Cadioli farebbe supporre, e il riferimento a Bellini non è un indizio a favore. Prima però di affermare che il dipinto provenga da San Domenico, vale la pena ricordare che la chiesa di San Vincenzo ebbe nel Quattrocento anche una dedica a Santa Barbara e che nel 1465 doveva ospitare un'ancona rappresentante santa Barbara, la Maddalena, santa Caterina da Siena e l'Annunziata (L'OCCASO 2005, p. 264): nella nostra pala santa Barbara è presente, l'Annunciazione è sulla predella del trono, santa Caterina è probabilmente sostituita dalla terziaria beata Osanna Andreasi - riconosciuta come tale da BAGOLINI e FERRETTI (1905, p. 290 nota 1) e dalla FURLOTTI (2000, pp. 33-38), ma in ambigua somiglianza con santa Caterina da Siena - e sono presenti sia san Vincenzo Martire, sia san Vincenzo Confessore, ossia il Levita e martire nel 305 d.C. Poiché Oretti scrive nel 1775 (ms. ORETTI 1775, p. 473v) che in San Vincenzo "mancano le pitture indicate dal Cadioli", non si può escludere che esse fossero state trasferite in San Domenico e che da lì la nostra pala sia approdata in palazzo Ducale; in alternativa, è possibile che allora il dipinto fosse conservato nella chiesa interna di San Vincenzo, non descritta né da Cadioli né da Oretti. Al centro della tavola (un supporto anomalo in ambito mantovano), la Madonna siede su un trono la cui predella mostra, tra due tozze mensole, una grisaglia con l'Annunciazione ambientata davanti a un portico. La Vergine tiene nella destra un libro e con la sinistra sostiene il Bambino che le siede in grembo, benedicente. Un baldacchino li copre mentre sulla destra è un colonnato di incerta prospettiva. Inginocchiati in primo piano sono san Vincenzo Confessore e san Romano, mentre ai lati della Vergine sono san Giovanni Battista, la beata Osanna (identificata nell'inventario del 1803 con santa Rosa da Lima), san Vincenzo Martire e santa Barbara. La tavola è stata decurtata sul lato sinistro. Complessa è la vicenda attributiva della pala. COTTAFAVI (1926, p. 469) la ricorda "asserita del carpigiano Meloni"; BERENSON (1932, p. 604) la ritiene opera tarda di Francesco Zaganelli. OZZOLA inizialmente accoglie la proposta di Berenson (1946, p. 10 n. 27) ma in seguito (1949, n. 59; 1953, n. 59) si corregge indicando il carpigiano Marco Meloni e recuperando la proposta formulata nell'inventario del 1937 del Palazzo ("Scuola emiliano-ferrarese della fine del 400. Forse Mellone da Carpi. Un po' scrostato"), probabilmente dettata da Giannantoni. Nel registro inventariale statale del 1948 la pala è indicata - forse ancora da Ozzola - come "Zaganelli Francesco da Cotignola (?)". Roberto Longhi, sulla sua copia del catalogo di Ozzola del 1949 (Firenze, Fondazione Longhi), annota in corrispondenza dell'immagine del dipinto: "ps. B. di M.", che scioglierei in "pseudo Bernardino di Mariotto", un pittore umbro tirato in ballo per opere vicine a quella in esame. A questo artista sono stati riferiti un Matrimonio mistico di santa Caterina di collezione privata (FURLOTTI 2000, p. 27) e una tavola ora della Banca Popolare di Modena, che in una foto conservata al Kunsthistorisches Institut di Firenze, nella cartella "Marco Melone", reca sulla cornice un cartellino CONTINUA IN OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151969
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 11467
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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