Madonna col Bambino tra i santi Sebastiano e Fabiano, con Francesco II Gonzaga e Isabella d'Este (?)

dipinto, (?) 1500 - (?) 1500
Argenti Bernardino (attribuito)
Monaco di Baviera, doc. a Mantova 1480-1500

Affresco strappato e montato su un pannello alveolare

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • ATTRIBUZIONI Argenti Bernardino (attribuito)
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Tempio di S. Sebastiano
  • INDIRIZZO Largo XXIV Maggio, s.n.c, Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'affresco proviene dalla facciata della chiesa albertiana di San Sebastiano. Qui è ricordato da numerosi scrittori, primo dei quali è CADIOLI (1763, p. 91): "Alla sommità della facciata di essa Chiesa v'ha un dipinto a fresco, rappresentante la Madonna con s. Sebastiano, ed altri Santi, ch'è opera del nostro Mantegna". Il murale viene strappato nel 1884 da Stefanoni (Giuseppe, secondo la documentazione in ASMn, Prefettura, a. 1885, fasc. 51, e in ASCMn, tit. X-3-4, fasc. 1883-1900; Luigi, secondo INTRA 1896, p. 101) ed è acquisito al Museo Patrio; giunto in palazzo Ducale nel 1922 (TAMASSIA 1996, p. 61), doveva già essere ricollocato sulla facciata della chiesa nel 1923 (NICOLÒ 2006, p. 592 doc. 187) ma viene infine restituito alla chiesa di San Sebastiano solo nel 1991 (ASoMn, pos. XIII). La Vergine, con il Bambino impiedi sulle ginocchia, siede su un alto trono; a sinistra è san Sebastiano, legato a una colonna, e sulla destra un santo vescovo, con ogni probabilità Fabiano (ma Celestino secondo OZZOLA 1949, n. 310). In basso, quasi impercettibili, sono le figure dei due committenti: a lungo e a torto ritenuti Ludovico Gonzaga e la moglie Barbara, sono invece Francesco II e probabilmente Isabella d'Este, come per prima s'è accorta la Marelli (in Leon Battista Alberti 1994, p. 537 n. 139). L'attribuzione a Mantegna è accolta da larga parte della letteratura ottocentesca, con l'eccezione di CROWE e CAVALCASELLE (1871, p. 416 nota 5) e di FRIZZONI (1873, pp. 2-3); all'alba del XX secolo è KRISTELLER (1901, p. 456) a "declassarlo" a opera di allievo. Ciò nonostante, l'affresco continua a essere citato come opera di Mantegna dalla letteratura locale e odeporica, mentre solo una parte della critica (per esempio OZZOLA 1949, n. 310; 1953, n. 310) insiste nel ritenerlo di "scuola". Per CALZONA (1979, pp. 61-62 nota 7) l'affresco, "mai terminato, come traspare dal viso della Madonna ancora a sinopia", è della "scuola del Mantegna" e va datato post 1529, anno in cui la chiesa è consacrata. L'aspetto "incompiuto" dell'opera si deve forse semplicemente alla caduta di intonaco che fa riemergere la sinopia sottostante. La datazione tarda è accolta dalla Marelli (in Leon Battista Alberti 1994, pp. 536-539 n. 139), la quale suppone che l'affresco possa essere opera di Rinaldo Mantovano, in una fase di dipendenza dai modi di Leonbruno col quale è in contatto prima dell'arrivo a Mantova di Giulio Romano (1524). L'attribuzione a Rinaldo Mantovano lascia perplesso AGOSTI (1995, p. 79 nota 75) e la cronologia dell'opera viene giustamente arretrata al 1500 ca. dalla BÖCKMANN (1999, p. 294; 2004, p. 171), che insiste sulle affinità compositive dell'affresco con la Pala della Vittoria di Mantegna, già rilevate da D'ARCO (1857-1859, II (1859), p. 244 nota 4), da SCHIAVI (1932, p. 43) e dalla PERINA (1961b, p. 337). Si può addirittura ipotizzare, sulla base dei pochi frammenti tuttora leggibili, che il ritratto di Francesco II inginocchiato sia copia esatta di quello nella pala francese. Recentemente AGOSTI (2005c, p. 143 nota 74) ha notato che il gruppo della Madonna col Bambino ripropone uno schema inventato da Mantegna, che troviamo anche nella Madonna col Bambino e santi della Galleria Sabauda di Torino (inv. 177 [V. 164]) e in altre derivazioni, tra cui il dipinto già Facchini-Nievo ora al Louvre (inv. R.F. 183). Una datazione ad annum è proposta da Ferlisi, che segnala un passo della seicentesca Cronaca manoscritta di Giovanni Mambrino in cui si afferma che nel 1500 il padre D'Anselmo "fece dipingere sopra la faciata della sudetta Chiesa una belissima Madona con un San Sebastiano, e a' pieddi della Madona vi fece dipingere il signor marchese Francesco con sua moglie Isabella da Este, fatti dal naturale, per opera de un pittore tedesco" (FERLISI 2006, p. 72; cfr. ASMn, DPA, b. 80, p. 646). Ho quindi suggerito alla BOURNE (2008, p. 79 nota 55) che l'autore dell'affresco possa essere Bernardino di Giovanni Argenti. Questi è infatti, a quanto mi risulta, l'unico "pittore tedesco" attivo a Mantova nel 1500. Egli è documentato in città dal 1480 - con un atto in cui è detto "teutonicus de Monaco" (L'OCCASO 2005, p. 131 nota 2) - al 1500 (CODDÈ 1837, p. 10); nel 1480 Bernardino è nella bottega di Nicolò Solimani, del quale sposa, nel 1488, la figlia Jacoba (ASMn, RN Straordinarie, b. 9, c. 199r). Nel 1497 Nicolò e il genero s'impegnano a realizzare un monumentale polittico per l'altar maggiore della chiesa di San Domenico, su committenza Strozzi (ASMn, AN, not. R. Conti Capralba, b. 175, 6 ottobre 1497). Tangenze tra il nostro affresco e l'opera di Mantegna si avvertono inoltre nella posa della mano sinistra della Madonna, analoga a quella della pala di San Zeno; una soluzione analoga è adoperata dall'autore della pala ora della Pinacoteca Malaspina di Pavia (inv. 131), che dipinge con una pennellata larga e sciatta, ma che si mostra discreto ornatista e potrebbe persino essere il medesimo autore dell'affresco in esame
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente pubblico territoriale
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151962
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 11514
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Cremona, Lodi e Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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