Madonna con Bambino e San Gregorio di Nazianzio

dipinto ca 1320 - ca 1330

Affresco strappato e montato su alveolare proveniente dalla Basilica di Sant'Andrea. Un frammento in basso, relativo al bracciolo del trono, è stato mal ricollocato, ruotato in senso orario

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA intonaco/ pittura a fresco
  • MISURE Altezza: 124.9 cm
    Larghezza: 114.9 cm
  • ATTRIBUZIONI Maestro Di Sant'andrea (notizie Sec. Xiv/ Inizio)
  • LOCALIZZAZIONE Mantova (MN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’affresco rappresenta la Madonna seduta in trono e col Bimbo in grembo; sulla destra è invece il santo vescovo, la cui identificazione offerta da Portioli è stata a lungo obliata; ritenuto anche sant’Anselmo (Zanichelli 1997, p. 42), è di nuovo legato a Gregorio di Nazianzio solo in anni recenti (L’Occaso 2004, pp. 47-48). L’affresco proviene dalla basilica di Sant’Andrea, realizzato evidentemente ben prima del rifacimento albertiano e quando la chiesa era officiata dai Benedettini. Immediata notizia del suo ritrovamento è in una lettera di don Carlo Savoia a Carlo d’Arco, del 20 novembre 1865: “Smovendo questa mattina una vecchia cornice di legno sopra l’altare della 2.a cappellina a sinistra di questa basilica (la quale il nobile signor marchese Strozzi dietro mio eccitamento si è deciso di ristaurare e restituire all’esercizio del Culto) si è rinvenuto un dipinto a fresco rappresentante la Madonna col Bimbo ed a sinistra un Santo Vescovo col pallio ed un libro. L’affresco sembra siavi stato traslocato da un altro luogo vedendosi l’indizio del muro col dipinto innestato nel muro della cappella. La maniera sembra a me più giottesca che mantegnesca: ma noti che io sono cieco di tali cose. Comunque, la mi pare una bella cosa, benché in molte parti patita” (ASMn, Documenti patrii d’Arco, b. 208). Una relazione manoscritta dello stesso Savoia, datata 19 dicembre 1865, conferma che l’affresco viene trovato “dietro l’ancona dell’altare” (ASCMn, titolo X-3-4, fasc. 1863-1866). L’identificazione del santo dottore è fatta quando l’affresco, entro il 1866, viene strappato e depositato dalla Fabbriceria di Sant’Andrea al Museo Patrio: per Portioli (1868, p. 114) il santo è Gregorio Nazianzeno, per via delle lettere latine “G. N.” di cui legge le tracce sulla testa del santo, ma in seguito la sua osservazione sarà dimenticata. Sappiamo però, ancora da annotazioni di Savoia, che a san Gregorio di Nazianzio era dedicata “in questa Basilica la Cappellina dell’Annunciata, ora ridotta ad androne di passaggio alla sagristia del Preziosissimo” (Bianchi, Carpeggiani 2006, p. 44 nota 119). La cappella dell’Annunciazione appartiene dal 1375 circa a Petrozzano del Mignaca e nel 1498 viene intitolata anche a san Gregorio Nazianzeno (L’Occaso 2005, pp. 298 e 300), ma non ne conosco la storia anteriore alla metà del Trecento. È in definitiva possibile che l’affresco sia sopravvissuto alle trasformazioni quattrocentesche del tempio e sia stato collocato alla fine del XV secolo nella cappella dedicata al vescovo di Costantinopoli. In tal caso si tratterebbe di un intervento di “restauro” rinascimentale, un quattrocentesco distacco a massello?, del tutto eccezionale ed evidentemente legato a motivi devozionali. Dal Museo Patrio, l’affresco è spostato nel 1915 al Palazzo Ducale (cfr. Tamassia 1996, p. 58), sua attuale collocazione. Portioli (1868, pp. 113-114 n. 15) giudica a ragione il nostro affresco opera più matura dei due affreschi provenienti da San Francesco: del primo Trecento quindi, ancora segnato dalla pittura bizantina; Toesca (1912, p. 210) vi nota “caratteri bizantineggianti” e lo data alla prima metà del Trecento; in seguito lo stesso studioso (1951, p. 759) vi riscontra affinità con la pittura dei senesi Lorenzetti. Il suggerimento è accolto da Paccagnini (1960, p. 268), mentre Ragghianti (1962, p. 36) vi legge “caratteri mediati dal tardo Cimabue e dalla pittura toscana del ‘200”; la Matalon lo ritiene invece di un maestro lombardo della prima metà del XIV secolo. Il nesso toscano è però ribadito da Bazzotti (1993, p. 268), che ritiene il dipinto vicino alla pittura senese, e dalla Zanichelli (1997, p. 42). Di diverso avviso è la Spanio (1997, p. 406-407): la studiosa ritiene che l’autore dell’affresco sia un emiliano, non lontano dal Maestro di Gherardo Bianchi, e che gli spettino degli affreschi strappati da San Domenico (schede n. e 0300151953) e, forse, un San Francesco nell’omonimo tempio mantovano; essa data il nostro murale al secondo decennio del XIV secolo ma nota anche dei legami col Maestro dell’Albero della Vita di Bergamo e coi Profeti di San Pietro dei Pellegrini a Milano; propone infine di chiamare “Maestro di Sant’Andrea” l’autore del nostro affresco, un nome che adotto pur segnalando che nello stesso 1997 la Zanichelli lo suggerisce per un miniatore della seconda metà del Trecento. In seguito ho voluto (L’Occaso 2004, pp. 47-48) accostare l’affresco ai modi del Maestro della Tomba Fissiraga: un riferimento su cui non insisto. Ancora più recente è la proposta della Gennari (2005, pp. 113-114; 2007, pp. 128 e 130) di associare il nostro strappo ai lacerti di affresco dell’absidiola destra della pieve di Santa Maria a Cavriana, che paiono però di diversa cultura, per quanto anch'essa emiliana. Il nostro affresco, giudicato dall'estensore dell'inventario generale, nel 1937, "dei primi del 400", è invece databile al 1320 o poco oltre poiché mostra un giottismo di prima generazione. CONTINUA IN OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0300151952
  • NUMERO D'INVENTARIO Gen. 11516
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Palazzo Ducale di Mantova
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici per le province di Mantova Brescia e Cremona
  • DATA DI COMPILAZIONE 2010
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2009
    2013
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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