pugnale, opera isolata - ambito yemenita (seconda metà XVIII)

pugnale ca 1752 - ca 1800

Impugnatura in corno bruno liscio decorata in argento nelle parti centrali e arricchita da due zecchini veneziani settecenteschi che fissano, tramite chiodatura, il codolo della lama. Un sottile strato di argento, decorato a nodi cesellati, separa il fornimento dalla lama. Lama curva in acciaio con nervatura centrale per incrementarne la robustezza; punta triangolare. Fodero in legno ricoperto da lamine sbalzate d’argento e di filigrana nella parte centrale e terminale, decorato finemente con gemme e pietre preziose, mentre nella parte superiore è ricoperto da velluto verde. Cintura in pelle ricoperta integralmente da tessuto ricamato, arricchita da piccole rosette in filigrana d’argento con al centro un anello; la fibbia è in argento anch’essa ricoperta di gemme incastonate come il fodero dell’arma

  • OGGETTO pugnale
  • MATERIA E TECNICA ACCIAIO
    argento/ cesellatura/ incisione
    CORNO
    LEGNO
    ORO
    PIETRA
    tessuto/ tessitura a telaio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Yemenita
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Musei Reali - Armeria Reale
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Sin dalla seconda metà dell’Ottocento, il Regno d’Italia tentò di espandere la sua area di influenza sui territori del Corno d’Africa. Nel 1869 la società Rubattino di Genova acquistò la Baia di Assab in Eritrea che verrà rivenduta al Governo Depretis nel 1882, comportando, di fatto, una prima acquisizione diretta in Africa da parte del Regno d’Italia. Pochi anni dopo, nel 1885, venne occupata Massaua in Eritrea e fu stipulato un accordo con il sultano di Zanzibar per ottenere il protettorato sulla Somalia. Nel 1889 il sultanato di Obbia e quello di Migiurtinia divennero protettorati italiani e nello stesso anni, con il Trattato di Uccialli, venne riconosciuta dall’Etiopia la Colonia eritrea. L’espansione del Regno d’Italia sul territorio proseguì anche negli anni ’90 del secolo: nel 1892 vennero affittati i porti di Uarscec, Mogadiscio, Merca, Brava e dei territori circostanti dal sultano di Zanzibar per 25 anni; nel 1894 le truppe italiane occuparono Cassala in Sudan che entrò a far parte della Colonia eritrea; nel 1895 venne invasa la regione del Tigrè e vennero occupati Adigrat, Aksum e Macallè; in quello stesso anno iniziò la Guerra di Abissinia tra Regno d’Italia ed Etiopia, che terminerà nel 1896 con il Trattato di Addis Abeba. Con il nuovo secolo proseguì l’espansione territoriale del Regno d’Italia sul Corno d’Africa. Nel 1905 nacque la Somalia italiana con capoluogo Mogadiscio e l’anno seguente vennero annesse le coste della Somalia meridionale. Tale espansione portò allo scoppio del conflitto con l’Impero Ottomano tra 1911 e 1912 che terminerà con il Trattato di Ouchy, nel quale il sultano ottomano riconobbe l’occupazione italiana del Dodecaneso e della Libia. L’anno successivo, tramite la conquista di Bur Acaba e Iscia Baidoa, quasi tutta la Somalia passò in mano italiana. Solo nei decenni successivi la conquista della Somalia troverà pieno compimento: nel 1924 venne acquisito l’Otregiuba inglese; nel 1935, grazie al Trattato Mussolini-Laval, Rahayta e il suo territorio passarono dalla Somalia francese alla Colonia eritrea; infine, la Striscia di Aozou passò dal Ciad alla Libia italiana la quale venne unita al Territorio Militare del Sud. L’espansione italiana terminò con la Guerra d’Etiopia (1935-1936) che portò l’annessione dell’Etiopia; Vittorio Emanuele III acquisì così il titolo di imperatore d’Etiopia e nacque l’Impero d’Italia. Nella prima metà del XVI secolo l’Impero Ottomano sottomise lo Yemen, che ritornò parzialmente indipendente solo nel 1630; in mano ottomana rimasero infatti alcune città costiere. Nei secoli successivi alcuni porti acquisirono un’importanza economica notevole nell’ambito dell’esportazione mondiale del caffè, tra questi Betelfashi, Hodeida, Mokha. Nel 1839 il Regno Unito avviò la propria politica coloniale nell’area meridionale del Paese, con la sottomissione di Aden e, successivamente, di altre località. Nel 1849 l’Impero Ottomano occupò tutta l’area della costa orientale del Mar Rosso, chiamata Tihama, con lo scopo di entrare in possesso delle importanti rotte commerciali. Con la caduta dell’impero, nel 1918, lo Yemen tornò indipendente, fatto salvo per i domini britannici, e prese il nome di Regno dello Yemen. Nel giugno 1910 venne autorizzato l’acquisto della collezione di armi yemenite appartenuta al Cavaliere Felice Teruzzi, Agente Consolare ad Hodeida nello Yemen, per la cifra di 457,50 Lire. Lo scopo di suddetta acquisizione era quello di esporre tali armi presso l’Armeria Reale. La collezione contava 13 pezzi, in parte proveniente dall’Altipiano dello Yemen, chiamato Arabia Felice, e in parte dalla regione costiera denominata Tehama, che si estende fra il mare e i primi contrafforti dei monti Yemani. Nella documentazione attestante l’ingresso di tali armi presso l’armeria Reale fanno seguito alcune interessanti note etnoantropologiche riguardanti l’armamento delle popolazioni locali. Per quanto riguarda quello che viene definito come “il beduino della montagna araba” è asserito come i fucili presenti tra le armi inviate siano ormai una rarità in quanto all’epoca veniva già prediletto il fucile europeo essendo questo di non difficile reperimento sul mercato. L’armamento di un beduino della montagna araba, era costituito dal fucile, dalla lancia e dal pugnale. Nella regione costiera il beduino era invece armato di sciabola, pugnale e lancia da getto, sebbene in rari casi poteva adoperare anche il fucile, ma sempre di fattura europea. Tale arma appare coerente con quella descritta nella documentazione che così recita: Gembia, Pugnale con impugnatura a croce e con cintura ed accessori d’argento, esemplare di rara fattura. Essa proviene da Tehama, area costiera che si estende sino i primi contrafforti dei monti Yemani. Lo jambiya è un tipo di pugnale originario dello Yemen con lama corta e curva con una nervatura mediale. Nel corso dei secoli si è diffuso in tutto il Medio Oriente, nell’Asia meridionale e nel sud-est asiatico. Gli uomini, in genere di età superiore ai 14 anni, lo indossavano come accessorio complementare dei loro abiti. In questo caso, l’arma è impreziosita con due zecchini d’oro veneziani coniati sotto Francesco Loredan tra 1752 e1762, riportante sul verso, unica faccia visibile, la scritta SIT T XPE DAT Q TV REGIS ISTE DVCA, attorniante il Redentore
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100452729
  • NUMERO D'INVENTARIO H.297
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Armeria Reale
  • ENTE SCHEDATORE Musei Reali-Armeria Reale
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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