Motivi geometrici e decorativi
scatolina porta documento,
Scatolina con anima in metallo e rivestimento in tessuto, nella parte interna, e cuoio, all’esterno. Un lato è coperto da leggere incisioni che formano un motivo geometrico. L’altro presenta delle decorazioni a rilievo raffiguranti due forme geometriche simili a fiori circondati da due semicerchi, rispettivamente sul lato dentro e sinistro, e un decoro centrale. All’interno della scatolina è conservato un modulo stampato su carta e compilato a pennino. Originariamente era sigillata, probabilmente per proteggere il contenuto ed evitare che andasse perso
- OGGETTO scatolina porta documento
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MATERIA E TECNICA
cuoio/ lavorazione a sbalzo
inchiostro/ scrittura a pennino
CARTA
METALLO
tessuto
- AMBITO CULTURALE Ambito Egiziano
- LOCALIZZAZIONE Castello di Racconigi
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Scatoline di questo tipo erano spesso utilizzate presso le comunità islamiche per contenere piccoli fogli di pergamena o carta riportanti preghiere o passi del corano. Tali artefatti fungevano da talismani, ossia oggetti intrisi di potere magico-spirituale, il cui scopo è proteggere chi li indossa da influenze negative e malvagie. In questo caso specifico, l’opera non contiene testi di carattere religioso, bensì un documento personale di grande importanza per la persona che lo possedeva: un certificato di emancipazione dalla schiavitù. Denominato “foglio della libertà”, il documento fu rilasciato in Egitto da un ufficio per l’affrancamento degli schiavi per una donna, Rahab Taber, e suo figlio Zain Abidin. Nel modulo sono riportati i dati anagrafici della donna e la sua descrizione fisica. Nella parte inferiore viene dichiarato che da quel momento in poi Rahab sarebbe stata libera di autodeterminarsi e vivere la sua vita come desiderava. La data esatta non è leggibile sul documento, ma si può ipotizzare che esso risalga alla seconda metà dell’Ottocento, quando gli sforzi per abolire la schiavitù in Egitto si fecero più concreti. All’inizio del XIX secolo nel paese nord-africano la schiavitù era un’istituzione viva e consolidata. Possedere uno schiavo era un demarcatore dello status sociale delle classi più abbienti, esattamente come avere una pletora di servitori per i nobili europei. Alcuni schiavi provenivano da varie regioni del mediterraneo, ma per la stragrande maggioranza erano uomini e donne nere originari di diverse parti dell’Africa. A metà Ottocento le autorità egiziane fecero flebili tentativi di porre fine all’importazioni di schiavi nel paese ma ebbero scarso successo. Nel 1863, con l’abolizione della schiavitù negli Stati Uniti, il governo britannico cominciò a esercitare una forte pressione diplomatica sull’Egitto affinché abolisse la pratica e favorì la diffusione degli uffici per l’emancipazione. Nonostante i vari tentativi istituzionali, sempre fortemente osteggiati dalla società egiziana, l’istituzione rimase viva fino alla fine del XIX secolo, quando nuove condizioni amministrative, culturali, sociali ed economiche ne favorirono il naturale declino e la conseguente sparizione. In assenza di documentazione specifica è impossibile determinare con sicurezza come e quando la scatolina sia giunta in Italia. Si può ipotizzare che sia stata ottenuta da uno dei membri della famiglia reale di Savoia durante uno dei tanti viaggi che compirono in Africa. Potrebbe essere stata acquistata, verosimilmente in un mercatino dell’usato, oppure ricevuta in dono. In alternativa potrebbe essere stata portata in Italia da una delegazione diplomatica del continente e data in omaggio ai Reali, possibilmente scambiata per una scatolina-talismano. Comprare e donare oggetti ritenuti curiosi dagli europei e percepiti come frutti di un ingegno esotico, era pratica comune nell’Ottocento. Oltre ad artefatti di questo tipo, circolavano anche articoli di uso quotidiano ed effetti personali prodotti presso le culture altre. Considerati testimonianze della vita di popolazioni “primitive” e di uno stadio dello sviluppo umano antecedente a quello moderno, erano preziose fonti di informazioni per gli studiosi e interessanti suppellettili esotiche per i ricchi collezionisti. Ben presto si sviluppò un florido mercato per tali oggetti, prodotti talvolta appositamente per essere venduti agli stranieri e in molti altri casi creati originariamente dalle popolazioni locali per il proprio consumo e poi acquistati dai visitatori di passaggio. Nati per l’uso quotidiano e personale, e divenuti articoli da collezione, i manufatti delle popolazioni lontane compirono un passaggio simbolico attraverso il quale guadagnarono lo status di oggetti pregiati, degni di essere donati a persone di spicco in occasioni importanti. La scatolina in questione faceva parte di una panoplia, collocata lungo la parete di un corridoio del Castello, composta da 32 oggetti e smontata durante la schedatura (2018) per permettere una migliore conservazione delle opere. La realizzazione della panoplia è attestabile attorno al secondo quarto del secolo XX. Tale scelta espositiva si rifà alla retorica di Regime secondo la quale esporre oggetti "coloniali" o generalmente di civiltà extraeuropee, oltre a soddisfare un certo spirito di curiosità, era un modo per celebrare o esaltare l'arte e l'ingegno della cultura italiana, immensamente superiore, secondo la visione dell’epoca, rispetto a quella di altre popolazioni. L'opera appartiene ad un corpus di oggetti extra-europei ricevuti in omaggio dai membri della famiglia reale di Savoia durante i loro viaggi, o offerti da delegazioni diplomatiche in visita in Italia. La consolidata tradizione di scambiarsi doni diplomatici tra monarchi, autorità religiose e capi di Stato è attestata sin dai tempi dell’antico Egitto e tutt’oggi risponde allo scopo di favorire, assicurare e mantenere buoni rapporti tra le parti. I doni, che assumono un valore, oltre che monetario, anche spiccatamente simbolico, sono spesso scelti in quanto rappresentanti l’essenza della Nazione o dell'istituzione che li offre. Si tratta infatti sovente di opere di artigianato, esempi di abilità manifatturiera, beni di lusso e artefatti di importanza storica realizzati con materiali locali. Attraverso l’esibizione di tali doni i dignitari promuovono la propria cultura e la propria patria ai livelli più alti delle pubbliche relazioni
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100450825
- NUMERO D'INVENTARIO R 7033/29
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2022
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0