console, serie di Juvarra Filippo - ambito piemontese (seconda metà sec. XIX)
Piano in marmo dall’andamento sagomato su tre lati, delimitato da cornice modanata. E’ appoggiato a una struttura di sostegno in legno intagliato, scolpito e dorato. Fascia dall’andamento mistilineo su tre lati. Lungo gli spigoli e nella porzione centrale sono intagliate ricche composizioni fogliacee. Da quella centrale, in corrispondenza della placchetta della serratura, si sviluppa un motivo a pelacette e ghirlande con corolle floreali che lo raccorda con i decori angolari, scolpiti in corrispondenza delle quattro gambe ad andamento curvilineo. I sostegni sono ornati da foglie, inferiormente e superiormente; una ghirlanda di rose nella parte mediana, terminazione a ricciolo. Sono raccordati da traverse ad andamento lievemente curvilineo che si concludono al centro con motivo intagliato a foglie, pelacette, corolle floreali e bacche
- OGGETTO console
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MATERIA E TECNICA
marmo giallo/ scultura
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MISURE
Profondità: 60 cm
Altezza: 85 cm
Larghezza: 98.7 cm
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): architetto
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Museo di Palazzo Reale
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
- INDIRIZZO piazzetta Reale, 1, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’assetto odierno della sala rispecchia essenzialmente quello descritto dagli inventari della residenza di fine Ottocento-inizio Novecento, pur con varianti per quanto attiene ai tendaggi e ai punti luce affissi alle pareti. Realizzata interamente su progetto di Filippo Juvarra (1732-33), anche se in buona parte i lavori furono compiuti dopo la sua partenza da Torino negli anni 1735-1737, la sala rientra negli ambienti dei nuovi appartamenti che il re di Sardegna Carlo Emanuele III volle far allestire per sé e per la seconda consorte, Polissena d’Assia, subito dopo la sua salita al trono nel 1730 e che, di fatto, furono ultimati in occasione delle nozze con la terza consorte, Elisabetta Teresa di Lorena. Sino all’età di Carlo Alberto, questo spazio fu denominato Gabinetto di Toeletta della Regina. A seguito delle trasformazioni operate in tutto il piano nobile del Palazzo sotto la regia di Pelagio Palagi, pur preservato, a differenza di alcuni ambienti contigui che furono radicalmente trasformati nelle funzioni d’uso, nella decorazione e nell’arredo, esso venne inglobato nell’appartamento destinato al sovrano e assunse l’attuale denominazione. Capolavoro nella ideazione degli allestimenti di interni del Messinese, benché manchino specifici disegni progettuali, il Gabinetto Cinese testimonia in maniera compiuta nella principale residenza della corte sabauda, grazie alla presenza di pannelli originali in lacca affissi alle pareti, quel gusto per l’esotismo settecentesco europeo che venne declinato, specialmente nella prima metà del Settecento, a favore della “moda cinese” anche nell’arredo mobile coevo, lavoro di maestranze specializzate torinesi e ticinesi. La decorazione pittorica della volta con Il Giudizio di Paride fu affidata al primo pittore di corte, Claudio Francesco Beaumont (1735-37). Gli studi effettuati sulla storia della residenza non hanno ancora messo in luce specifiche evidenze documentarie per la serie di consoles, ricordata negli inventari del Palazzo di seconda metà di Ottocento già in questa collocazione. La presenza nella descrizione del 1880 dell’indicazione in “stile Barocco”, in luogo dell’attributo, utilizzato in altri casi, di “antiche”, potrebbe lasciar ipotizzare che le consoles, analogamente al divano, al tavolo e agli sgabelli, siano manufatti eseguiti “in stile” o esemplari originali parzialmente integrati intorno alla metà del XIX secolo, quando si realizzarono gli ultimi interventi di restauro della sala, contemporaneamente ai rilevanti lavori di ammodernamento di questa parte del Palazzo. Il repertorio ornamentale con elementi fogliacei accartocciati, volute, corolle floreali e fogliette appare, specialmente nel divano e nel tavolo, un poco appesantito e irrigidito se lo si confronta con gli intagli delle cornici dei pannelli in lacca e delle specchiere affisse sulle pareti, senza dubbio settecenteschi. Tuttavia, ben calibrate sono la struttura e dimensione delle consoles, al fine di armonizzare con l’arredo fisso della sala: la distanza tra i quattro sostegni a “biscia”, raccordati da traverse a tenaglia, riccamente scolpite con motivi fogliacei e floreali ancora barocchi, permette di vedere quasi per intero il disegno del pannello in lacca cinese incassato nel lambriggio. Altrettanto ragionata è l’altezza dei mobili. I piani sagomati, sui quali sono posti i gruppi scultorei con le allegorie delle stagioni di Francesco Bertos, coincidono con la cornice degli specchi che servono a dilatare illusionisticamente le dimensioni del prezioso ambiente. Considerando, dunque, che possa trattarsi, almeno in parte, di arredi originali, si può supporre che essi siano stati realizzati da quelle stesse maestranze, in parte piemontesi e in parte ticinesi, che lavorarono per l’esecuzione delle boiseries, destinate a contenere i pannelli in lacca provenienti dalla Cina, e per le grandi specchiere tra il 1736 e il 1737. Più precisamente, la parte strutturale venne affidata a Carlo Baroggio e a Domenico Sariga, mentre quella ornamentale a Giovanni Luigi Bosso e a Pietro Giuseppe Valle, tutti professionisti attivi nelle residenze sabaude tra quarto e quinto decennio del XVIII secolo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100401144
- NUMERO D'INVENTARIO 317
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Musei Reali - Palazzo Reale
- DATA DI COMPILAZIONE 2018
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0