Ritratto di Vittorio Amedeo II di Savoia

dipinto, post 1701 - ante 1730

Il personaggio è rappresentato a tre quarti di figura, stante. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta una parrucca con scriminatura centrale e boccoli che scendono oltre le spalle. Indossa uno jabot di pizzo con fiocco, petto di corazza e spallacci al di sotto dei quali si vede la camicia dalle ampie maniche con i polsini in pizzo. Indossa braghe a sbuffo. Una fascia attraversa il busto ed è annodata sulla schiena. Al petto pende il collare dell’ordine della SS.ma Annunziata. Una mano è appoggiata sul fianco, l’altra tiene il bastone del comando. Sfondo unito di colore bruno. La tela è posta entro una cornice in legno intagliato e dorato di formato e luce ovale. Tipologia a cassetta. Battuta liscia. Fascia interna filettata. Centrale liscia. Esterna intagliata con motivo floreale che si sviluppa simmetricamente dal punto mediano

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 75.5 cm
    Larghezza: 61 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La tela, come indicato nell’inventario compilato nel 1951 da Noemi Gabrielli, raffigura il duca di Savoia, poi re di Sardegna Vittorio Amedeo II giovinetto (Torino, 1666-1732). I caratteri dell’abbigliamento, che richiama quello di gran maestro dell’ordine dinastico della SS.Ma Annunziata, portato al collo, suggerirebbero una datazione del prototipo da cui l’opera è derivata collocabile al 1686, anno in cui il principe ottenne questa carica, tuttavia le fattezze richiamano quelle di un decenne e non certo di un adulto di vent’anni. I caratteri ingentiliti del volto, nonché la stesura nella resa della figura, infatti, suggeriscono una redazione del dipinto in oggetto, risalente alla prima metà del XVIII secolo, epoca alla quale si può ricondurre anche la cornice, sebbene le due opere possono non essere state concepite insieme, oppure addirittura alla prima metà del XIX secolo. Unico figlio nato dal matrimonio tra Carlo Emanuele II e Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours, tra il 1675 e il 1684, fu sottoposto alla reggenza materna. Con l’assunzione del potere, radicale fu l’allontanamento dalle politiche filo-francesi materne, nonostante il matrimonio con Anna d’Orleans e le nozze combinate per le due figlie, con esponenti della dinastia reale francese: Maria Adelaide con Luigi di Orleans, detto il Gran Delfino, nipote diretto di Luigi XIV, Maria Luisa Gabriella con Filippo d’Angioux, divenuto re di Spagna con il nome di Filippo V L’ultimo decennio del Seicento e il primo del Settecento videro il duca impegnato in conflitti di portata internazionale: la Guerra della Grande Alleanza prima e poi la Guerra di Successione Spagnola. I passaggi spregiudicati di schieramento che caratterizzarono la condotta di Vittorio Amedeo in questo secondo conflitto, passando dalla alleanza con Luigi XIV a quella con la coalizione imperiale, pur mettendo a repentaglio il destino dello stato, arrivando ad avere la capitale, Torino, nell’estate del 1706, sotto assedio, gli valsero, dopo la pace di Utrecht, esiti considerevoli. L’acquisizione della Sicilia, permutata poi nel 1719 con la Sardegna, gli valse il sospirato titolo regio. A ciò si aggiunse l’allargamento del confine orientale dello Stato con l’entrata in possesso del Monferrato già gonzaghesco (Acqui e Casale) e di territori quali l’alessandrino, la Lomellina e la Val Sesia per secolo appartenenti allo Stato di Milano. Poderoso fu dalla metà del secondo decennio del Settecento, il programma di riorganizzazione del regno in tutti i campi dell’amministrazione: dal diritto all’esercito, dalla perequazione delle provincie di nuovo acquisto alla creazione delle Segreterie di Stato, dall’università all’impegno nella gestione statale del settore della carità e dell’assistenza. La trasformazione di Torino da capitale di ducato a regno poté giovarsi della presenza del grande Filippo Juvarra e del contributo dei numerosissimi professionisti noti in ambito internazionale, coinvolti in più riprese dall’architetto regio nei diversi progetti intrapresi: dalla riorganizzazione degli appartamenti nel palazzo cittadino alla riforma delle residenze di Rivoli e Venaria, alle creazioni ex.novo dall’alto valore politico, quale la basilica di Superga, alle nuove dimore di loisir come la palazzina di caccia di Stupinigi. La tela si colloca in una sala che venne riallestita all’inizio del Novecento, in una fase in cui, dopo decenni di abbandono e dopo l’assassinio di Umberto I a Monza, che determinò l’abbandono della villa lombarda come luogo di villeggiatura della famiglia reale, il castello di Racconigi fu oggetto di un nuovo interesse da parte dei Savoia. Gli appartamenti dell’area di ponente furono destinati a ospitare principi in visita o ospiti illustri. Successivamente, a partire dagli anni Trenta del Novecento, subirono ulteriori trasformazioni, dopo la donazione della residenza al principe ereditario Umberto II. La serie dei ritratti degli infanti di Casa Savoia di varia epoca qui posizionati, rientra, probabilmente, tra gli acquisiti effettuati da parte di Umberto II dagli anni Venti del Novecento per completare la quadreria dinastica
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399680
  • NUMERO D'INVENTARIO R 5402
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a destra - R 5402 (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi - a pennello - non determinabile
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

ALTRE OPERE DELLO STESSO PERIODO - post 1701 - ante 1730

ALTRE OPERE DELLA STESSA CITTA'

ALTRE OPERE DELLO STESSO AMBITO CULTURALE