Ritratto di Eugenio di Savoia-Soissons

dipinto, post 1838 - ante 1848

Il personaggio è rappresentato a mezzo busto, con taglio all’altezza del punto vita. Il busto e il viso, scavato e allungato, sono rappresentati di lieve tre quarti, con orientamento opposto. Lo sguardo è rivolto verso l’osservatore. Porta una parrucca con scriminatura centrale e boccoli fluenti che scendono dietro alle spalle. Indossa camicia, marsina in velluto e petto di corazza sul quale poggia il collare dell’ordine del Toson d’Oro. Una fascia cinge il punto vita. Sfondo sfumato, ad evocare un cielo all’alba o al tramonto. La tela è posta entro una cornice, in legno intagliato e dorato, di formato e luce rettangolare. Tipologia a gola. Fascia interna ornata da motivo a pelacette; fascia centrale modanata; fascia esterna liscia

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese
  • ATTRIBUZIONI Pietro Ayres (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
  • INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L’esistenza di una collezione iconografica della dinastia dei Savoia-Carignano e dei suoi rami collaterali, è attestata a partire almeno dall’inventario redatto nel 1838 che riportava nella Sala di Ricevimento a sinistra di quella di accesso al secondo piano del castello la presenza di diciotto ritratti di principi e principesse di Carignano, muniti tutti di cornice in legno dorato con ornati in pastiglia e dotata di targa con l’iscrizione per il riconoscimento dell’effigiato. Questa tipologia di cornice è ancora riconoscibile in parte delle opere pittoriche esposte nella stanza 22. Lo stesso assetto è testimoniato nel successivo inventario del 1850, con l’incremento dei ritratti di Carlo Alberto e Maria Teresa di Toscana e di due tele di maggiore formato per i capostipiti, Maria di Borbone e il principe Tommaso, e poi nella Guida alla residenza di Giuseppe Casale, pubblicata nel 1873, dove si registrava anche la presenza, in questa stessa sala, dei ritratti dei più recenti esponenti del casato. La tela raffigura Eugenio di Savoia-Soissons (Parigi, 1663-Vienna, 1736), figlio secondogenito di Eugenio Maurizio e di Olimpia Mancini, pertanto nipote del cardinale Mazzarino. Avviato alla prelatura, decise invece di intraprendere la carriera militare, operando una scelta non condivisa dalla famiglia, ma che si rivelò molto fortunata. Ottenuto un rifiuto ad ottenere il comando di un reggimento da parte di Luigi XIV, nel 1683 il principe si trasferì a Vienna al servizio dell’imperatore Leopoldo I d’Asburgo. Tra i protagonisti della guerra per la liberazione dall’assedio turco della capitale imperiale, ottenne poi importanti successi in tutti i successivi conflitti sia contro l’impero ottomano che di portata europea in cui si trovò coinvolto l’Impero per circa un quarantennio. Personalità complessa, oltre ai meriti militari e all’attività diplomatica finalizzati al potenziamento dell’Impero nella compagine internazionale, fu uomo di vasti e aggiornati interessi culturali, dalla bibliofilia al mecenatismo architettonico, espresso innanzitutto con la costruzione dei due palazzi viennesi, quello d’inverno e il Belvedere, e artistico, ambito nel quale raccolse una vasta quadreria che comprendeva principalmente opere seicentesche fiamminghe e appartenenti al classicismo emiliano. Erede fu designata, pur in assenza di testamento, la nipote Vittoria di Savoia Soissons che presto avviò l’alienazione del vasto patrimonio. L’ìmperatore Carlo VI riscattò le residenze viennesi, incluso il Belvedere, divenuto alcuni decenni più tardi il primo museo aperto al pubblico asburgico, incorporando la biblioteca con quella di corte. La quadreria fu solo in parte incamerata dall’amministrazione imperiale venendo invece acquistata nel 1741 da Carlo Emanuele III re di Sardegna. L’opera appare una derivazione dal noto dipinto di maggior formato realizzato nel 1718 dal ritrattista di fiducia del principe Jacob Van Schuppen conservato ad Amsterdam. Rijksmuseum, in prestito permanente al Belvedere di Vienna, nel quale il condottiero è ritratto su una altura intento a indicare l’esercito sottostante, raffigurato dal vero subito dopo aver combattuto contro i turchi durante l’assedio della città di Belgrado. La vittoria portò, l’anno seguente, alla pace di Passarowitz, con la quale gli Asburgo ottennero dall’impero ottomano il Banato, Belgrado e la Serbia settentrionale, la Valacchia e altri territori confinanti. L’opera fu oggetto anche di ripetute traduzioni a stampa, tra XVIII e XIX secolo. Elena Ragusa, in occasione della redazione del catalogo della mostra del 1991, ipotizzava, in considerazione dei caratteri di stile, che l’opera fosse stata realizzata nei primi anni Quaranta dell’Ottocento da un artista piemontese, attribuendola a Pietro Ayres, per completare la serie iconografica dei Savoia-Carignano a Racconigi. Una esecuzione ottocentesca del dipinto appare conformabile, ma è difficile, pur nella discreta qualità del dipinto, confermare la paternità ad Ayres, in considerazione dei non pochi abili ritrattisti attivi presso la corte di Carlo Alberto negli anni del riallestimento di Racconigi
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100399421
  • NUMERO D'INVENTARIO R 6338
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
  • ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
  • DATA DI COMPILAZIONE 2016
  • ISCRIZIONI verso, tela, in basso, a sinistra - R 6338 (giallo) - maiuscolo/ numeri arabi - a impressione - italiano
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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