Cineseria
Dipinto su vetro di formato rettangolare con cornice in legno intagliato raffigurante una cineseria con scena di genere. Un personaggio maschile in abiti cinesi tiene nella mano sinistra un lungo bastone mentre osserva una scena dominata da tre bambini. Il primo, sulla destra, sta facendo sventolare un grande ventaglio rigido cinese decorato con piume di pavone. Il bambino al centro sta danzando e indossa un copricapo che raffigura la testa di un essere sovrannaturale antropomorfizzato; nella mano sinistra impugna un pennello e nella destra un piccolo contenitore rosso. Il terzo bambino, sulla sinistra, tira con la mano sinistra un barchetta di legno dotata di ruote, che trasporta una raffigurazione di drago cinese dalle fauci spalancate e la coda di pesce che emerge dalle acque
- OGGETTO dipinto
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MATERIA E TECNICA
vetro/ pittura
- AMBITO CULTURALE Ambito Piemontese Ambito Cantonese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Castello Reale
- INDIRIZZO Via Francesco Morosini, 3, Racconigi (CN)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il drago su barca evoca una delle feste tradizionali principali cinesei: la festa delle barche drago (Lóngchuánjié), anche chiamata festa di Duanwu (Duānwǔjié), è collegata al quinto giorno del quinto mese lunare (per questo è anche detta festa del Doppio Cinque). Secondo la tradizione popolare, la ricorrenza nasce per celebrare il grande poeta Qu Yuan (ca. 340 a.C.-278 a.C.), Qu Yuan si suicidò annegandosi nel fiume Miluo perché aveva scoperto che Chu, la sua amata patria, era stata sconfitta in una battaglia vitale contro lo stato rivale di Qin, perdendo così da quel momento la propria indipendenza. Gli abitanti del luogo, sapendo che era un uomo buono, si precipitarono a salvarlo remando a tutta forza a bordo di lunghe e strette canoe chiamate barche drago. Per impedire ai pesci di divorarne il corpo, inoltre, essi gettarono loro del cibo e tentarono di allontanarli spaventandoli con il suono dei tamburi e con il rumore dei remi sbattuti in acqua. Da questi eventi sarebbe quindi nata la tradizione della festa, che prevede la corsa delle barche drago, accompagnate da gong e tamburi, in ricordo della tragica sorte di Qu Yuan. Durante la festa, inoltre, si consumano involtini di riso chiamati zongzi, che simboleggiano il cibo gettato in acqua per nutrire i pesci. Alla festa, tuttavia, sono attribuite anche altre origini: alcuni la considerano una forma di venerazione del totem del drago, dispensatore di pioggia, praticata nell'antichità dagli abitanti delle zone lungo il Fiume Azzurro. Nel dipinto, il pennello, gli abiti rossi da festa e la barca-totem col drago rievocano questa importante ricorrenza. La tecnica bolihua (in cinese) o garasu-e (in giapponese) della pittura inversa su vetro è realizzata dipingendo la superficie posteriore del vetro con colori minerali oppure a olio. Il procedimento risulta "al contrario" e la pittura "rovesciata", poiché si inizia a dipingere dai dettagli della rappresentazione, ovvero dall'ultimo colore che solitamente è usato per i particolari. Successivamente si aggiungono via via tutti gli altri colori e le figure, per concludere con la stesura delle campiture e dello sfondo. Talvolta le campiture sono realizzate attraverso la sovrapposizione di due o più colori. La pittura che si ottiene è caratterizzata da colori vivaci e trasparenti e l'atmosfera generale del dipinto risulta luminosa e rilucente. Questa tecnica trovò sviluppo in Cina tra il 1750 e il 1950 ed è chiara espressione del proficuo incontro tra la pittura cinese e quella europea. Durante il primo periodo settecentesco, la richiesta di questo genere di manufatto artistico da parte del mercato cinese è rivolta all'esportazione verso l'Europa; solo successivamente tale tecnica caratterizzerà anche l'arte interna popolare cinese. Ripercorrendo le origini della tecnica del garasu-e, si giunge alla Venezia bizantina di inzio XIV secolo; portata dai gesuiti in Asia, qui conosce un notevole sviluppo, soprattutto nella Cina dell'imperatore Chien Lung (1736-1795) della dinastia Qing. La grande diffusione nella Cina meridionale, in particolare nell'area di Canton, le consente di entrare a far parte delle produzioni esportate all'estero. In Giappone giunge nel XIX secolo: qui trova impiego prevalentemente nella riproduzione dei soggetti delle stampe Ukiyo-e, ma dà anche impulso alla tecnica Nagasaki-raden o Aogai-raden, realizzata dipingendo figure policrome sul retro della madreperla invece che sul vetro. La gran parte dei vetri dipinti fu esportata dalla Cina meridionale in Europa, divenendo un tipico oggetto dal sapore orientale apprezzato dagli acquirenti europei e prodotto in Cina prevalentemente per l'esportazione, scegliendo i soggetti considerati più "esotici" (costumi tradizionali cinesi, draghi, fiori, e altri motivi vegetali) che gli europei si aspettavano di trovare. In Piemonte sono apprezzabili alcuni esempi appartenenti alla collezione orientale Garda del Museo Civico Pier Alessandro Garda di Ivrea, datati fine XVIII - inizio XIX secolo (oggetti identificati con i numeri di inventario 206,00, 207,00, 208,00, 630,00, 205,02). Questo esemplare potrebbe presentare una manifattura piemontese a imitazione della tecnica e dello stile cinesi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100398880
- NUMERO D'INVENTARIO R 2339
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Castello di Racconigi
- ENTE SCHEDATORE Castello di Racconigi
- DATA DI COMPILAZIONE 2016
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2022
- ISCRIZIONI verso - R 2339 - a pennello colore azzurro -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0