Carità
dipinto,
ca 1640 - ca 1640
Malò Vincenzo (attribuito)
1600/ 1650
La cornice di legno intagliato e dorato è costituita da tre modanature decorate con elementi vegetali. La Carità è raffigurata da una figura femminile con un seno scoperto e un bimbo in braccio, circondata da altri tre bambini
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 140 cm
Larghezza: 122 cm
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ATTRIBUZIONI
Malò Vincenzo (attribuito)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
VAN DYCK ANTON
Dyck Anton Van (scuola Di)
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE L’opera è stata acquistata presso Angelo Boucheron prima del 1851. Al momento del suo ingresso nelle collezioni della Galleria Sabauda, il dipinto era attribuito ad Anton Van Dyck. L’attribuzione a Van Dyck è mantenuta da Lionel Cust, che considera la tela come un prototipo a partire dal quale furono eseguite numerose repliche (coll. Lord Methuen; coll. Conte di Lonsdale; Dulwich Gallery; cfr. Cust, 1906, p. 67). L’anno seguente, Schaeffer ritira l’opera dal catalogo degli autografi di Van Dyck, declassandola al rango di una replica di bottega o, ipoteticamente, a una copia. La proposta di Schaeffer è ripresa da Sandra Pinto e Michela Di Macco, che assegnano il dipinto alla scuola di Van Dyck ([Di Macco, Pinto] in Guide brevi della Galleria Sabauda. Primo settore. Collezioni dinastiche: da Emanuele Filiberto a Carlo Emanuele I 1550 c. - 1630, 1991, p. 59). In anni più recenti, Daniele Sanguineti ha invece proposto di attribuire il dipinto a Vincenzo Malò, sulla base di un confronto tra l’opera e un nutrito numero di altre tele eseguite dal pittore di origine fiamminga a Genova durante il secondo quarto del XVII secolo (Sanguineti, 2004, p. 136). Vincenzo Malò arriva per la prima volta a Genova, dove vive dal 1625 al 1629. Dopo essere ritornato in patria per qualche anno, dal 1634 soggiorna nuovamente in Italia, a Genova e a Roma, dove muore intorno al 1650/1651. Orlando segnala il suo “ruolo di grande divulgatore della maniera rubensiana, da tempo riconosciuto dalla critica, (che) dovette essere assolto non solo con la realizzazione di tele chiaramente derivate da invenzioni dal suo maestro o addirittura da esse copiate, ma pure attraverso la circolazione delle stampe, che forse iniziò a vendere ai colleghi genovesi” (Orlando, 1999, p. 14). L’analisi della sua prolifica attività in Liguria e in Piemonte – Malò dipinge una “Santa Rosalia” per la chiesa di San Francesco a Moncalvo d’Asti – conferma quest’osservazione. Sanguineti osserva che “partendo, come d’abitudine, da un sicuro modello di riferimento – la “Carità” di Rubens ora a Pommersfelden – il pittore […] elabora qui una splendida composizione certamente da annoverare fra le sue più riuscite. Oltre al modello rubensiano è indubbia la conoscenza delle “Sacre Famiglie” elaborate dal Van Dyck negli anni genovesi, come quella già Doria (Genova, Collezioni d’Arte Banca Carige), dalla quale è ripresa la postura di profilo di san Giovannino” (Sanguineti, 2004, p. 136). La resa delicata degli incarnati e le espressioni dei volti, che possono essere confrontate con quelle dei personaggi del “Ritratto di una famiglia” (Genova, coll. Durazzo Pallavicini) permettono di proporre una datazione intorno al 1640
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100351199
- NUMERO D'INVENTARIO 346
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2013
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0