San Giacomo Maggiore

dipinto, ca 1500 - ca 1530

DIPINTO su tavola, laterale destra nella ricostruzione a trittico, già proposta entro incorniciatura moderna

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
    tavola/ doratura
  • MISURE Altezza: 123 cm
    Spessore: 2 cm
    Larghezza: 40 cm
  • AMBITO CULTURALE Ambito Catalano Ambito Sardo
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Cavaro, Pietro
    Ambito Italia Meridionale
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Le tre tavole raffiguranti rispettivamente il 'Compianto sul Cristo morto con santi' (inv. 208, cat. 22), 'San Giovanni Battista' (inv. 219, cat. 24) e 'San Giacomo' (inv. 221, cat. 25), forse in origine facevano parte del medesimo insieme (a mio parere, probabilmento entro una struttura più ampia e articolata, comprendente anche altri pannelli). Lo dimostrerebbero, le misure, lo stile, certi dettagli illustrativi come il paesaggio, e aspetti tecnici, quale la doratura e la relativa cornice punzonata. L'associazione delle tre opere è stata riconosciuta relativamente tardi dalla critica. Infatti non viene accettata nell'ultimo catalogo di Noemi Gabrielli (1971). Nel 1973, Pinin Brambilla ha restaurato la tavola centrale, mentre nel 1975 è intervenuta nelle due supposte ante. E' forse in quest'occasione che le tre tavole sono state unite in forma di trittico entro una cornice moderna a tre luci realizzata appositamente (Martinotti?, ebanista della Soprintendenza in quegli anni; altezza cm 140 / larghezza cm 196 /spessore cm 4). Ma risultando tale ricostruzione impropria, in occasione del restauro del 2005, i dipinti sono stati di nuovo inseriti nelle rispettive cornici ottocentesche ed esposti affiancati. Le riflettografie effettuate in occasione dell'ultimo intervento, hanno rivelato che la croce in mano al santo vescovo è in realtà una ridipintura che nasconde il pastorale. E' ignota l'ubicazione originaria delle tre opere, che secondo Noemi Gabrielli (1971) risulterebbero pervenute alla Galleria Sabauda provenienti da Alba, donati i due 'Santi' dal Seminario nel 1836, mentre il 'Compianto' dal vescovo Costanzo Michele Fea nel 1840. Le donazioni delle opere di Alba concesse dal vescovo Fea alla galleria torinese, rientravano forse in una trattativa fra il prelato e re Carlo Alberto, per ottenerne favori e privilegi (B. Ciliento, in Ciliento, Caldera, a cura di, 'Napoleone e il Piemonte', 2005, pp. 200-201 con bibliografia). Apparteneva a tale gruppo di opere anche la pala di Macrino d'Alba (cat. 32). Dubbi sulla provenienza albese del 'Compianto' emergono dal fatto che, secondo un inventario precedente alla donazione del 1840 (inventario 1822: "Stato descrittivo de' Quadri esistenti negli Appartamenti del Reale Palazzo di Torino", pubblicato a cura di Lucetta Levi Momigliano in "Conoscere la Galleria Sabauda. Documenti sulla storia delle sue collezioni", Torino 1982, pp. non numerate; il dipinto in esame si rintraccia fra quelli del "Gabinetto attiguo degl'Archivi a Giorno, lato destro della finestra, n.13"), nelle collezioni reali sabaude esisteva un 'Compianto su Cristo morto' attribuito a Macrino, che non si può escludere con certezza che fosse il dipinto oggetto di questa scheda. Inoltre, per Paola Astrua (com. or. a B. Ciliento cit. 2005) le cornici ottocentesche dei dipinti paiono legate al primo allestimento della Regia Galleria. La presenza nel Compianto di un santo francescano fa supporre che provenga da un complesso di tale ordine. Inoltre il vescovo rappresentato al centro della stessa scena, recante sul piviale figurine di santi tra cui san Lorenzo patrono di Alba, deporrebbe a favore della provenienza albese. Alla luce di tali osservazioni, Ciliento ha avanzato l'ipotesi che l'opera si trovasse in origine nella chiesa francescana di Cortemilia (B. Ciliento, "La dispersione del patrimonio artistico ad Alba in periodo napoleonico", in "Intorno a Macrino d'Alba. Aspetti e problemi di cultura figurativa del Rinascimento in Piemonte", atti della giornata di studi, Alba 2001, Savigliano 2002, p. 193), ma successivamente ha sottolineato che tale proposta non è assolutamente supportata da alcun riscontro certo (Ciliento, cit. 2005). Il pannello con il Compianto risulta registrato per la prima volta nel 1851(v. DO, FNT) con l'attribuzione a Macrino d'Alba, riferimento che rimane nei successivi inventari, del 1853 e 1866 (v. DO, FNT), e che è seguito da Benna (1857), Callery (1859), Vico (1866) e Gamba (1872, n. 40); nello stesso inventario Gamba le due ante laterali figurano come opera di Scuola di Macrino (nn.46 e 47). Gamba mantiene tali indicazioni anche nel catalogo a stampa del 1884. Jacobsen (1897) scarta questa attribuzione e resta del parere che il Compianto derivi da Defendente Ferrari. Ancora d'accordo su Macrino sono Vesme (1899 e 1909) e Pacchioni (1932, 1938 e 1951).|| SEGUE IN AN/0SS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350927
  • NUMERO D'INVENTARIO 219
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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