ascensione di Cristo

dipinto, ca 1340 - ca 1340

DIPINTO su tavola a fondo oro. CORNICE a cassetta con battuta a gola rilevata liscia dorata. Fascia liscia dipinta su ciascun lato della cornice con due fasce blu alle estremità e una rossa al centro, sulle quali sono impressi motivi decorativi geometrizzanti in oro. Profilatura aggettante dorata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tavola/ pittura a tempera
    tavola/ doratura
  • MISURE Altezza: 62 cm
    Larghezza: 55 cm
  • ATTRIBUZIONI Baronzio Giovanni (notizie 1345-1362): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera proviene dalla collezione dell'industriale e mecenate piemontese Riccardo Gualino (Biella 1879 - Firenze 1964). Nel catalogo della collezione Gualino del 1926, Lionello Venturi l'ha assegnata a Giotto, accostando stilisticamente la composizione agli affreschi della Cappella degli Scrovegni di Padova, e data la tavola nell'arco temporale compreso fra tale ciclo (1305) e quello di Santa Croce a Firenze (1320). Ma già Pietro Toesca (1929) ha invece riferito l'opera a scuola giottesca romagnola, opinione seguita da Mario Salmi ('La scuola di Rimini', in "Rivista del regio Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte", fasc. I-II, Roma, 1935, p. 125) e da Cesare Brandi, in occasione della mostra sul Trecento riminese (1935, p. 62). Grazie ai contributi dello stesso Brandi (Brandi, Cesare, 'Conclusioni su alcuni discussi problemi della pittura riminese del Trecento', in "Critica d'arte", I, Firenze, 1935/1936([1936?]), pp. 229-237, in part. 231-233) e poi di Alberto Martini ('Ricostruzione parziale di un dossale riminese', in "Paragone. Arte", IX, Firenze, 1958, n. 99, pp. 40-44, in part. pp. 40-41) e Federico Zeri ('Una "Deposizione" di scuola riminese', in "Paragone", I, Firenze, 1958, n. 99, pp. 46-54), la tavoletta Gualino è stata messa in relazione con la frammentaria 'Resurrezione' del Musée Jacquemart-André di Parigi, una 'Deposizione' di ubicazione ignota e la grande 'Crocifissione' (cm 119x80) già nella collezione Ingeheim a Friedenthal (Griessmandorf). Insieme tali pannelli dovevano essere parte di un dossale, a cui dovevano appartenere anche le tre 'Storie di santa Colomba' già nella collezione Sessa di Cologno Bresciano e ora nella Pinacoteca di Brera ('Pinacoteca di Brera. Scuola emiliana, Musei e gallerie di Milano, Milano, Electa, 1991, pp. 265-269 nn. 140-142). Secondo Zeri le tavole del complesso con 'Storie della Passione' erano almeno otto (F. Zeri, "Una deposizione di scuola riminese", in "Paragone", n. 99, Firenze 1958) e si è dunque calcolato che il dossale potesse raggiungere i tre metri di base (C. Giacobino, in 'Pinacoteca di Brera', cit., p. 265). Resta però dubbio se le Storie della Passione e le Storie di Santa Colomba fossero il recto e il verso di uno stesso dossale o se appartenessero a due dossali gemelli, ma distinti. Dal momento che santa Colomba, martire di Sens, è la protettrice di Rimini e titolare della cattedrale della città, è possibile che il complesso pittorico in origine avesse tale collocazione. Brandi (1936), Zeri (1958) e Volpe (1958) hanno quindi riferito il dipinto della Sabauda, e con esso le altre Storie della Passione, al cosiddetto 'Maestro della santa Colomba', come è stato chiamato l'anonimo pittore delle tavolette di Brera da Martini (1958). In particolare Zeri (1958, pp. 54-54) osserva affinità stilistiche con l'opera di Giovanni Baronzio, che farebbero quasi propendere per una sua attribuzione "se non fosse per una più insistita accentuazione del chiaroscuro e per l'appiglio agli Scrovegni, che tocca in queste opere una immediatezza non ravvisabile, almeno finora, nel Baronzio". Invece il riferimento di Giovanni Baronzio è stato sostenuto da Pietro Toesca ("La pittura fiorentina del Trecento", Verona, 1929, 62 n.14; 'Una schedula per Giovanni Baronzio da Rimini', in 'Beiträge für Georg Swarzenski zum 11. Januar 1951', Berlin, 1951, pp. 66-69), Piergiorgio Pasini ("Vicende artistiche dell'antica cattedrale riminese", in "Ravennatiensa", IV, 1974, pp.345-375; "La pittura riminese del Trecento", Cinisello Balsamo, Pizzi, 1990, in part. pp. 136-138), Miklòs Boskovits ('Per la storia della pittura tra la Romagna e le Marche ai primi del '300', II, 1993, in "Arte cristiana", N.S. LXXXI, 1993, pp. 163-182, in part. p. 179) e Giacobino (cit. 1991), che in particolare confronta le Storie di santa Colomba con il polittico di Macerata Feltria datato 1345 (ora nella Galleria Nazionale di Urbino), accostamento pienamente convincente secondo Daniele Benati (in 'Il Trecento riminese' 1995, pp. 270-271 n. 53, con bibliografia). Per Benati conforta l'attribuzione a Baronzio anche il confronto con le scene del dossale già Corvisieri (Roma Galleria Nazionale e con lo sportello del Metropolitan Museum di New York
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350908
  • NUMERO D'INVENTARIO 22
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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