La Fama. Allegoria della Fama
dipinto,
Sementi Giovanni Giacomo (attribuito)
1583/ 1636-1642
L'allegoria della Fama, una donna alata abbigliata con una tunica, raffigurata con leggero sottinsù a figura intera, si staglia contro il cielo azzurro velato nel basso da nubi e cirri. Poggia il piede sinistro su un globo, mentre il destro è un po' sollevato. suona una tromba che tiene con la mano sinistra. La cornice in legno intagliato e dorato presenta ricche decorazioni a volute e foglia d'acanto stilizzata
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Sementi Giovanni Giacomo (attribuito): pittore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Guido Reni
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La piccola opera su rame proviene probabilmente dalle collezioni di Cristina di Francia. Baudi di Vesme per primo l'ha identificata infatti con il dipinto riportato nelle memorie manoscritte di un collaboratore della duchessa, donato il 29 dicembre 1638 dal marchese d'Agliè a Madama Reale. Nella breve citazione il dipinto è attribuito a Guido Reni (Vesme 1968, p. 905) e tale riferimento contribuì forse al gradimento che Madama Reale dimostrò per l'opera che si ritrova descritta tra i preziosi beni di Cristina di Francia nell'inventario del 1664, redatto alla sua morte (Di Macco 1989). Il nel catalogo del 1899 del Baudi di Vesme il quadro è riferito ad un seguace di Guido e lo stesso accade nel catalogo redatto da Noemi Gabrielli del 1971 (Baudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971). La tradizionale attribuzione al Reni è stata messa in dubbio dal Pepper; in entrambe le monografie sul Reni, lo studioso ha proposto tiepidamente il nome di Gian Giacomo Sementi (Pepper 1984, 1988) benché, come sottolinea la Di Macco, vi sia una distanza evidente da certa rigidità delle opere tipiche del bolognese. Nella presentazione dell'opera in occasione della mostra sull'arte del Seicento alla Corte sabauda del 1989 la studiosa recupera l'ipotesi del Pepper valorizzandola, soprattutto dopo il restauro del 1988 che ha confermato l'alta qualità pittorica del rame, facendone tuttavia sfumare la certezza dell'autografia reniana. Secondo la Di Macco l'opera sarebbe venata dalle suggestioni che il Sementi, coinvolto nel seguito di Maurizio di Savoia a Roma, poté raccogliere in quella città, nella quale il bolognese si trasferì nel 1626 (Negro 1992); medesimi caratteri iconografici saranno riprese anche in certe composizioni realizzate da Giuseppe Cesari, come nell'Assunzione della Maddalena, conservata in Sabauda
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350887
- NUMERO D'INVENTARIO 831
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0