Morte di Cleopatra

dipinto,

La scena si svolge all'interno di una camera da letto dall'arredamento ricercato. Cleopatra è rappresentata a figura intera, nuda e con l'inguine coperto da un panneggio verde scuro cangiante. Poggia il braccio destro s'un cuscino con l'intento di farsi mordere il seno da un'aspide che tiene nella mano. Nell'attesa della morte rivolge lo sguardo al cielo. La cornice in legno dorato presenta decorazioni vegetali

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Sementi Giovanni Giacomo (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Guido Reni
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Identificabile con il dipinto descritto come 'Lucrezia, di Guido Reni' (Baudi di Vesme 1886 p. 69) - ma di misure più grandi del n. inventario 138 (1952) - l'opera proviene dalla raccolta del principe Eugenio Savoia Soissons e giunse in Galleria Sabauda nel 1741 a seguito della vendita a Casa Savoia del 1737, avvenuta dopo la morte del principe Eugenio (Giovannini Luca 2012). "Une Lucretie di Guido Reno" fu infatti tra i dipinti del Belvedere Superiore nella 'Gallerie du jardine' citati nel catalogo viennese fatto redigere dalla principessa ereditiera degli averi del principe Eugenio, la nipote Vittoria di Savoia-Soissons. Venne prelevato dai francesi nel 1802 per essere destinato a Parigi; da qui rientrò alla Corte Sabauda nel 1816, a seguito di fitti scambi diplomatici (Astrua 2005, pp. 101-122; Di Macco, Failla 2005, pp. 85-100). L'opera è rappresentrativa dell'inclinazione estetica della corte viennese per via della seducente ed ideale bellezza classicheggiante di matrice reniana, un gusto molte volte espresso tramite la raffigurazione pittorica di personaggi di estrema sensualità che compiono atti eroici, prestati a veicolare messaggi moralizzanti, che fu particolarmente gradito presso i reggenti di Vienna. La critica in passato ha mantenuto per lungo tempo l'attribuzione al Reni, il genere fu in effetti molto frequentato dal pittore di Calvenzano e versioni e varianti compositive -soprattutto a mezza figura- si ricordano in varie collezioni italiane ed estere (Pepper, 1988, p. 260, p. 266 nn. 95-111). Più segnatamente la composizione presenta stringenti nessi iconografici e d'impianto con la serie delle sensuali eroine, contornate da brani di gusto antiquariale, dipinte da Reni intorno il 1625 ed il 1626 che, come ha rilevato per ultimo Andrea Emiliani, derivano dalla riflessione sulla pittura vascolare romana ma anche dalla riproposizione dell'antico tipica dell'inoltrato Cinquecento (Emiliani 2011). Fu il d'Azeglio ad assegnare per la prima volta il dipinto al pittore bolognese, allievo di Calvaert, Albani e Reni, Gian Giacomo Sementi. La critica successiva ha mantenuto questa attribuzione per riferendo sempre di un modello reniano, individuato sovente nella 'Cleopatra' di Guido Reni apparsa sul mercato antiquario nel 1833 e successivamente passata in collezione privata a Firenze (Pepper 1988 p. 262. 101; Emiliani 2012). È possibile, come suggerisce il d'Azeglio senza però elementi certi, che l’opera fosse stata commissionata dal cardinale Maurizio di Savoia (D'Azeglio 1836, I, p. 229; Gabrielli 1971), mecenate e protettore del Sementi che peraltro coinvolse il pittore nel suo seguito a Roma, città nella quale si trasferì nel 1626 (Negro 1992). Sono difatti questi gli anni in cui il pittore mostra la maggiore aderenza allo stile reniano, realizzando il più alto numero di copie da Guido come dimostrano tra le altre le figure di santi diffusi per il territorio romano, realizzate con una speciale attenzione alla preziosità dei tessuti e della materia pittorica
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350820
  • NUMERO D'INVENTARIO 117
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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