Frutta. Natura morta

dipinto,

Sulla destra, in un paniere intrecciato in vimini, vi sono albicocche, prugne, pomi e una zucca. Più indietro grappoli d'uva bianca e nera riempiono una cesta in vimini intrecciati. Sulla sinistra grappoli di uva bianca e fichi neri. Nella penombra sullo sfondo si intravede un bassorilievo in marmo

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Verrocchi Agostino (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Bonzi Pietro Paolo
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Noemi Gabrielli segnalava come il dipinto qui preso in esame fosse stato leggermente allargato nel 1935 per essere adattato a sovrapporta e collocato nella sala della direzione della Soprintendenza a Palazzo Carignano dove rimase fino al 1958. Vesme e Gabrielli riferivano concordemente l'opera a Pietro Paolo Bonzi detto il gobbo dei Carracci (1576 ca./ 1636), pittore di Cortona trasferitosi molto giovane a Roma dove dipinse nature morte e paesaggi (era in stretti rapporti con Annibale Carracci e con Giovanni Battista Viola, come d'altronde è reso manifesto dal suo soprannome). Il dipinto viene velocemente menzionato da Alberto Cottino nel secondo volume del testo curato da Federico Zeri nel 1989 e relativo alla Natura morta in Italia. In tale sede (pp. 683, 720) la tela veniva riferita ad Agostino Verrocchi. L'attribuzione ad Agostino Verrocchi è mantenuta nella Guida Breve alle collezioni della Galleria Sabauda del 1991. A Verrocchi rimanda certamente la disposizione piuttosto paratattica della frutta e l'importanza conferita al ripiano lapideo in primo piano su cui poggiano gli oggetti (per confronti si vedano le opere riprodotte in A. Cottino, Agostino Verocchi, in F. ZERI (a cura di), pp. 720-727). La figura del Verrocchi venne riscoperta, a partire dal 1964, da Raffaello Causa che gli attribuì tre dipinti attorno ai quali, nel corso del tempo, la critica ha ricostruito un corpus più ampio di opere. Dapprima collegata erroneamente all'ambiente napoletano, la sua personalità venne ricondotta all'ambito romano da Mina Gregori nel 1973 (M. GREGORI, Notizie su Agostino Verrocchi e un'ipotesi per Giovanni Battista Crescenzi, in "Paragone", n. 275, gennaio 1973, pp. 35-36). Se ne ignorano però a tutt'oggi gli esatti estremi biografici. Sappiamo solamente, grazie agli studi della Gregori, che il suo nome compare negli stati d'anime della parrocchia di San Lorenzo in Lucina a Roma dal 1619 al 1636
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350879
  • NUMERO D'INVENTARIO 761
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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