Salmacide ed Ermafrodito
dipinto,
Albani Francesco (attribuito)
1578/ 1660
La scena si svolge presso le rive alberate della sorgente di Salmacide, in Caria. Qui la ninfa appare sulla sinistra, nascosta alla vista di Ermafrodito da un cespuglio. Il giovinetto sulla destra scende timidamente nell'acqua, ignaro di essere spiato. Sopra le due figure nude volteggiano quattro amorini, due dei quali hanno tirato le loro frecce ad Ermafrodito, ma invano. La cornice in legno dorato è caratterizzata da tre modanature di cui quella mediana lineare e quelle estreme decorate a perline
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Albani Francesco (attribuito): pittore
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Come riferisce tra gli altri Baudi di Vesme la piccola tela, assieme al dipinto n. 493, fu probabilmente realizzata dall'Albani per il cardinal Maurizio intorno il 1633 (Baudi di Vesme 1899). Confluita presto nella collezione del duca di Savoia nel 1799 fu prelevata dai francesi per essere esposta al Museo del Louvre e poi riconsegnata ai Savoia grazie all'intenso lavoro diplomatico dell'avvocato Costa, delegato del re per il recupero delle opere d'arte incamerate in Francia (Rovere 1859; Baudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971; Di Macco, Failla 2005) . Raffigurante Salmacide che scende al lago per sorprendervi Ermafrodito, episodio narrato da Ovidio nel IV libro delle 'Metamorfosi', il dipinto torinese costituisce secondo il Tietze la migliore tra tutte le versioni e varianti del soggetto realizzate dall'Albani, tra cui si ricordano quella di Parigi e della Dulwich di Londra (Tietze 1907). Nel catalogo redatto nel 1971, Noemi Gabrielli riporta il parere avuto verbalmente dallo Schaar secondo il quale anche questa composizione deriverebbe dal disegno di medesimo soggetto eseguito da Annibale Carracci conservato al Museo Horne di Firenze, dal quale deriverebbero anche la versione conservata al Museo del Louvre (Volpe 1962) ed il dipinto di medesimo soggetto eseguito da Sisto Badalocchio conservato alla Galleria Pallavicini di Roma (Zeri 1959). Caterine Puglisi, in opposizione al Tietze, ha ritenuto la versione torinese di più debole esecuzione rispetto al dipinto del Louvre (Puglisi 1999) nel quale la conduzione pittorica è più fine e ricercata e la scena si fa più dispersiva rispetto alla dimensione più intimistica rappresentata dal dipinto di Torino. Nel 1951 l'opera fu sottoposta ad un intervento di restauro eseguito da Patrito che ha trattato ed eliminato le ossidazioni; ulteriori necessari interventi sono stati eseguiti dalla Nicola Restauri di Aramengo nel 1988
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350847
- NUMERO D'INVENTARIO 275
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0