Enea fugge da Troia

dipinto

L'eroe troiano primeggia nella scena e regge sulle spalle il padre Anchise che stringe un vello con il quale sono avvolti i Penati. A lui fa seguito il figlio Ascanio che con la sinistra gli tiene il fianco e con la mano destra porta il fuoco sacro. Più dietro Creusa corre dal pericolo dell'incendio per raggiungere il marito. Si distinguono sullo sfondo le mura e la città di Troia in fiamme. La cornice lignea intagliata e dorata, coeva al dipinto, si caratterizza per due modanature decorate a motivi vegetali

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Batoni Pompeo (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu donato al re di Sardegna da Luigi Gerolamo Malabaila conte di Canale, insieme all'altro raffigurante 'Ercole fra la Virtù e la Voluttà'. Il Malabaila fu ministro sabaudo a Vienna prima per Carlo Emanuele III quindi per Vittorio Amedeo III, da poco succedutogli al trono. Ritenuto dagli storici di mediocre levatura diplomatica il conte fu certamente di fervidi interessi culturali, appassionato conoscitore, grande intenditore d'arte, che ebbe Metastasio e l'Algarotti tra le sue più illustri amicizie; egli si rivelò peraltro eccellente mediatore per l'acquisto da parte del re di Sardegna della collezione dei dipinti del principe Eugenio (Levi Momigliano 1986, Mazzareli 2009). In una lettera scritta da Vienna in accompagnamento ai dipinti il 18 marzo 1773, il suddetto conte di Canale lascia desumere che le due opere donate furono commissionate a Pompeo Batoni, suo amico, e che furono realizzate a Roma circa venti anni prima insieme alle relative cornici in legno intagliato e dorato che si conservano ancora oggi. Nella missiva specificava inoltre che le due pitture erano tra le sue disponibilità da vari anni e che questi desiderava farne dono al re di Sardegna. Il recente recupero di alcuni carteggi presso l'Archivio di Stato di Lucca trascritti da Paola Betti - negli atti nel convegno dedicato al pittore lucchese affiancata a Betti appare erroneamente anche Patrizia Giusti (Mazzarelli 2009)- permettono di ricostruire le vicende legate alla commissione dei due dipinti ora in Sabauda (Mazzarelli 2009). Il ministro Conte di Canale ebbe infatti un ruolo determinate -a dispetto del profilo generalmente tramandato dalla critica storiografica- nell'annosa vicenda dell'apertura della strada di Monte di Gragno, via di comunicazione di strategico interesse sia per la Repubblica di Lucca, sia per il Granducato di Toscana. Considerato l'interessamento del Malabaila circa la risoluzione della vicenda dai risvolti internazionali, il Consiglio Generale della Repubblica lucchese su suggerimento di Giovan Battista Sardini, inviato repubblicano a Vienna, determinò di donare al conte di Canale quattro dipinti del Batoni a titolo di ringraziamento. Lo stesso Sardini indicò il conte e cavaliere Alessandro Petroni Buongiovanni di Roma per seguire da vicino le fasi di esecuzione delle quattro opere. Tutti i dipinti narravano verosimilmente quelle «favole antiche» di messaggio moraleggiante e virtuoso che sarebbero state apprezzate sicuramente dall'appassionato cultore di lettere e di arti quale fu Luigi Gerolamo Malabaila. Già ad iniziare dal 1754 i quattro dipinti furono pagati dalla Repubblica di Lucca un prezzo più che congruo, 200 scudi romani ciascuno; tuttavia la loro esecuzione -stabilita da contratto in un anno- si prolungò per ben tre anni: i quadri con le relative cornici arrivarono infatti a Vienna nella primavera del 1657. Non sono state sinora pubblicate notizie certe riguardanti le altre due opere che accompagnavano quelle sabaude: salvo qualche proposta rimasta nella sfera delle probabilità (Mazzarelli 2009, p. 73 n. 53) di esse non si conoscono ne' tema iconografico ne' la collocazione. Circa le opere giunte a Torino a seguito della donazione del ministro conte Malabaila i due dipinti restarono a Palazzo Reale per poco più di trent'anni: il 19 dicembre 1802 furono infatti prelevati dai francesi per entrare a far parte della collezione del generale Jourdan. Colpito da difficoltà economiche questi li cedette successivamente alla corte sabauda dove ritornarono nel 1816, preventivamente restaurati dal pittore-restauratore Dufrenne (Baudi di Vesme 1897; Astrua 2005; Di Macco, Failla 2005). I due dipinti furono collocati a Palazzo Reale dove l' "Enea che fugge da Troia" è indicato dallo Stato descrittivo del 1822 nella Galleria del Daniel a Ponente, a sinistra del Trumeau. La composizione riprende il famoso passo narrato nell'Eneide di Virgilio che costituì uno dei temi ricorrenti del periodo delle rappresentazioni storiche e mitologiche del Batoni tra anni '40 e '60. Insieme alla versione di Torino dello stesso tema si annoverano infatti quella di collezione privata, ordinata con ogni probabilità dal signore lucchese Romano II Garzoni firmata e datata - forse successivamente- 1748, e quella già in collezione Ulrico Bracci di Firenze (Belli Barsali 1964 p. 129 n. 26; Gabrielli 1977, Amadio 2008). L'esemplare torinese si distingue da queste per il formato orizzontale, poco confacente alle (continua in OSS)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350840
  • NUMERO D'INVENTARIO 150
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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