Santa Geltrude e santa Lucrezia

dipinto,

Le due sante sono realizzate a figura in tera. Sulla destra Geltrude è assorta nella lettura del libro e sta per essere coronata con una ghirlanda fiorita dal tenero puttino che guarda al di fuori della tela verso l'astante. Lucrezia è posta sulla sinistra, appoggia il ginocchio s'un blocco marmoreo e pervasa da un fremito rivolge lo sguardo verso l'alto, in direzione del putto in volo sopra di lei che le porge la palma del martirio. Sullo sfondo a sinistra si scorge la solida base di una colonna ed il cielo popolato da nubi

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino Scuola: pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto viene citato nel Libro dei Conti all'8 giugno 1645 assieme al pagamento di 130 ducatoni per figura intera per un totale di 260 ducatoni effettuato dal committente Duca d'Altemps '… per il Quadro di Santa Lu- cretia è Santa Geltruda'. Il Malvasia riporta l'opera all'anno 1645 e aggiunge la notizia per la quale il dipinto fu successivamente 'mandato in Alemagna' (Malvasia 1678). Il Baudi di Vesme riferisce quanto appreso da un resoconto del Ministero della Pubblica Istruzione secondo il quale la pala fu collocata nella cappella di famiglia nella chiesa di San Nicolò da Tolentino in Roma dall'Altemps; a questi successero i Lante che nel XIX secolo posizionarono nella cappella una copia e portarono l'originale nel proprio palazzo per poi venderlo al conte Pianciani, questi a sua volta cedette il dipinto al Governo italiano (Baudi di Vesme 1899). Le medesime notizie sono riportate da Noemi Gabrielli nel catalogo dei Maestri italiani della Galleria Sabauda (Gabrielli 1971). Secondo Giuliana Zandri tuttavia la cappella dedicata a santa Geltrude e santa Lucrezia nella chiesa romana fu fatta realizzare da Lucrezia Lante della Rovere tra il 1643 ed il 1650 (Zandri 1987). In effetti tra le famiglie Lande e d'Altemps furono stretti rapporti di parentela già nel XVII secolo quando cioè Ippolito Lante Montefeltro Della Rovere (1618- 1688), primo duca di Bomarzo, sposò nel 1646 la figlia del duca Giovanni Angelo Altemps. A parere della Zandri la commissione del dipinto al Guercino da parte del conte d'Altemps sarebbe da far coincidere con l'evento nuziale, una convinzione riportata anche da Simo Örmä (Zandri 1987, Tancredi - Örmä 2005). Nella cappella romana il dipinto fu comunque descritto dal Passeri ed in seguito dal Titi; nell'edizione della guida del Titi del 1763 curata da Bottari si indica nella cappella romana una copia e si cita l'originale del dipinto a palazzo Panfili (cfr. F. Titi, Studio di pittura, scoltura, et architettura nelle chiese di Roma, a cura di B. Contardi e S. Romano, Firenze 1987, p. 335). La famiglia Lante appose quindi nel '700 -non nel principio dell'800 come riferisce il Vesme - una copia del dipinto nella cappella romana, in sostituzione dell'originale che fu venduto successivamente al Conte Pianciani. Come già riportato più sopra il conte cedette l'opera allo Stato Italiano nel 1877. Il dipinto è da riferire all'ultima fase del percorso stilistico del Guercino il cui inizio può coincidere con il suo trasferimento a Bologna quando cioè, a seguito della morte del Reni, il Barbieri fu mosso dall'intento di voler ricoprire il ruolo di maggior pittore della città. L'impianto monumentale riconduce alla originaria finalità di pubblica devozione e pertanto anche il fare pittorico è caratterizzato da un contrasto di luci ed ombre di grande suggestione al quale, come indizio di un cambiamento di stile che porterà il pittore ad un fare ancor più equilibrato e pacato, si accostano delicati brani di sfumato e l'uso di carnati chiari. La santa Geltrude è assorta nella lettura del libro e sta per essere coronata dal tenero puttino che guarda al di fuori della tela verso l'astante; a tale misura di calma è serenità si contrappone il fremito d'animo fa da contraltare dell santa Lucrezia, pervasa da improvviso stupore alla vista dell'altro putto alato, il quale le porge la palma del martirio. Ricorre nell'impianto compositivo lo schema che il Guercino usa sovente nelle grandi pale di carattere devozionale e che prevede a sinistra la solida base di colonna, così come accade nella composizione dell'altra pala del Guercino conservata alla Sabauda e raffigurante la Santa Francesca romana, anch'esso commissionato inizialmente per essere soprammesso all'altare della chiesa del convento torinese degli Olivetani fatta costruire da Madama Reale, ma poi rimasto tra le collezioni sabaude
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350835
  • NUMERO D'INVENTARIO 140
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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