Morte di Lucrezia

dipinto,

La figura di Lucrezia, rappresentata a mezza figura, primeggia nuda nella tela. È seduta sul bordo del suo letto. Nella destra impugna lo stiletto con cui si darà la morte, con l'altra mano regge la chioma

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Reni Guido (attribuito): pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Proveniente dalla raccolta del principe Eugenio Savoia Soissons il dipinto giunse in Galleria Sabauda nel 1741 a seguito della vendita a Casa Savoia del 1737, avvenuta dopo la morte del principe Eugenio (-non si comprende il punto di domanda posto da Baudi di Vesme e riportato da Noemi Gabrielli riguardo la notizia della provenienza BAudi di Vesme 1899; Gabrielli 1971, p. 214; Spantigati 1982; Barbero 2012 p. 178; Goria 2012 p. 212). L'opera è pertanto citata, con attribuzione a Guido Reni, tra quelle "qui se trouvent au pallais en ville dans la gallerie en quadres dorés" nel catalogo delle opere viennesi fatto redigere dalla principessa ereditiera degli averi del principe Eugenio, la nipote Vittoria di Savoia-Soissons. Nel 1822 il dipinto compare con la medesima attribuzione nell'inventario dei quadri del Reale Palazzo di Torino, dove è indicato a Ponente, sopra il camino lato a destra, nella Galleria del Daniel. L'opera pertanto era stata selezionata per la specifica sede dello 'Stadtpalais' perché ben rappresenta il gusto seducente di ispirazione classica di inoltrato Seicento, molte volte espresso tramite la raffigurazione pittorica di atti eroici prestati a veicolare messaggi moralizzanti, particolarmente gradito alla corte viennese e di cui Guido Reni fu eletto interprete. La critica ha sempre mantenuto l'attribuzione al Reni, comprese le ultime pubblicazioni specialistiche nelle quali il dipinto è considerato una variante di studio dell'opera autografa del 1632, proveniente probabilmente da collezione Sanford, ed ora in collezione privata a New York (Pepper 1988, p. 277). Il tema fu in effetti molto frequentato dal Reni; versioni e varianti compositive si ricordano in varie collezioni private italiane ed estere (Pepper, 1988, pp. 333, 340 nn. 22, 41; Guido Reni und Europa 1988 pp. 140, 166 nn. A09, A17). Il dipinto fu prelevato dai francesi nel 1802 per essere destinato a Parigi; da qui rientrò alla Corte Sabauda nel 1817, a seguito di fitti scambi diplomatici (Baudi di Vesme 1897, p. 23; Astrua 2005, pp. 101-122; Di Macco, Failla 2005, pp. 85-100). Come notava già il Callery l'opera risente degli studi sulla scultura classica condotti dal Reni, con un palese richiamo alla rappresentazione di Niobe. L'erudito notava inoltre un evidente pentimento sulla posizione del braccio destro della figura (Callery 1859, p. 162); notizia quest'ultima ricordata anche dalla Gabrielli (1971 p. 214 n. 528)
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350833
  • NUMERO D'INVENTARIO 138
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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