Madonna della benedizione. Madonna col Bambino

dipinto,

La Madonna è avvolta da un ampio paludamento con il capo ammantato dal velo. Con entrambe le mani regge il Bambino il quale appoggia delicatamente la sinistra al grembo della madre mentre pone l'altra in gesto benedicente. I due personaggi sono in una sobria ambientazione delimitata a destra dalla balaustra decorata con un elegante bassorilievo classico, oltre la quale si apre un armonioso paesaggio, mentre sulla sinistra dalla tenda e dal tavolino coperto da una preziosa stoffa, dove è adagiato un libro semiaperto. La cornice in legno intagliato e dorato ha tre modanature di cui le marginali decorate con motivi fitomorfi, la centrale liscia. Nel lato corto in basso riporta il riquadro con l'iscrizione 'IL CON.TE CARLO MAFFEI DI BROGLIO/ ALLA REALE GALLERIA D.D.D.'

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino Scuola: pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Dipinta per il conte Gian Domenico Falcombelli era posta nella cappella di famiglia costruita nel 1647-48 nella chiesa di San Giuseppe dei Gesuiti di Pinerolo. Il dipinto è citato sia nel Libro dei Conti del Guercino insieme al nome del committente ed il relativo pagamento di 190 ducatoni (Ghelfi 1997), sia in un manoscritto tenuto dallo stesso conte Falcombelli, già tesoriere generale del re di Francia per la provincia di Pinerolo (Di Macco 1989) e pubblicato da Baudi di Vesme (Baudi di Vesme 1932. Dove il prezzo viene però indicato in 300 ducatoni, ma il Barbieri ne ricevette solamente 190). Il Falcombelli per l'acquisto si avvalse di un intermediatore, Giovanni Mastri, che 'curava' l'area francese e piemontese che per il Guercino erano zone di interesse extra artistico (Ghelfi 1997). Nella Felsina Pittrice il dipinto viene menzionato all'anno 1651 come 'Un quadro d'altare con la B.V. & il puttino, che benedicono il popolo al sig. Falcombelli, Turino' (Malvasia 1678). Il conte Carlo Maffei Broglio nel 1836, al momento di ereditare il patronato della cappella della chiesa dei Gesuiti a Pinerolo, donò la tela alla Galleria Sabauda ponendo nella chiesa una copia al posto dell'originale. In questo quadro di devozione Griseri individua l'affermarsi di un certo gusto classicista che il pittore seppe interpretare con originalità e importanza, grazie anche all'influenza del cardinal Maurizio di Savoia (Griseri 1963). Alcune considerazioni sulla pittura devozionale del Barbieri sono espresse a proposito da Mahon, il quale mette in guardia dal non sottovalutare il quadro torinese per il suo impianto apparentemente ordinario e sottolinea come anche in questo caso la pittura del Guercino non si riveli debole ma sia valorizzata da sottilissime modulazioni di colore e di luce. Il Barbieri si configura pertanto come pittore classico ma di un classicismo che il Mahon definisce 'pittorico' non scultoreo, e che nel paesaggio di fondo giunge addirittura ad anticipare alcune caratteristiche della pittura del secolo successivo. Lo studioso precisa inoltre che la composizione di Torino è sviluppata in maniera analoga a quella della Sibilla Cumana -di collezione Mahon esposta alla Pinacoteca Civica di Cento-, dove viene proposto il medesimo bassorilievo classico; e segnala l'esistenza di uno studio sommario, realizzato a matita nera, conservato all'Albertina di Vienna (inv. 2316, cat. 229. Mahon 1968). Successivamente Barbara Ghelfi ha sottolineato il carattere di ufficialità e magniloquenza del dipinto, il quale differisce pertanto dall'intimità tipica delle composizioni giovanili del pittore, benché nella tela di Torino si ritrovi tale caratteristica nella tenerezza del rapporto tra madre e figlio. La studiosa si sofferma inoltre sul tipo iconografico del dipinto che 'sembra recuperare la magniloquente tradizione delle grandi icone bizantine […] (di) una proclamazione teologica molto forte: la Regina del cielo che presenta al mondo il Salvatore' (Ghelfi 2003). Ferma restando la derivazione dell'originario messaggio teologico, che sembra più che mai attinente, la Ghelfi accenna ad un'interessante questione sulla quale si ritiene di poter fornire ulteriori approfondimenti. Il modello iconografico della tela torinese presenta difatti stringenti analogie con una precisa iconografia mariana diffusa durante il Seicento nei territori genovesi e piemontesi, soprattutto in scultura; il modello iconografico giunse anche in Piemonte per mezzo dell'attività di scultori di formazione ligure, documentati nei cantieri di corte della città di Torino tra il quarto ed il quinto decennio del XVII secolo, come dimostra l'esempio del luganese Tommaso Carlone, scultore che a sua volta ragionava su modelli genovesi realizzati da Giovanni e Tommaso Orsolino. Un esemplare di questo genere si ritrova nella bella sculturina in marmo conservata alla Curia diocesana di Susa, databile tra il 1631 ed il 1648 e dono di Giovanni Carron conte di Saint-Thomas-de-Coeur, consigliere di stato e finanze sabaudo dal 1610, che l'acquistò probabilmente a Torino (Romano 1977). L'immagine da cui deriverebbero questo genere di sculture è stata più volte indicata nella nota Madonna col Bambino del 1616 posta nella chiesa genovese della Madonna delle Vigne (Dardanello 1989), la quale a ben vedere, seppur aggiornata sui gusti stilistici contemporanei e con la mano del Cristo bambino che diventa benedicente, presenta uno schema iconografico che a mio avviso trova il suo prototipo in una più antica e diffusissima iconografia presente già dal Trecento nella Penisola meridionale per arrivare fino a Genova, in Belgio e Spagna. Ci si riferisce al modello costituito dalla trecentesca Madonna col Bambino realizzata in marmo da Nino Pisano e spedita per via mare a Trapani. L'iconografia del miracoloso simulacro fu ripresa per tutto il Quattrocento anche da maestri del calibro del Laurana e dei Gagini sino alle ripetizioni pedisseque in avorio, di cui parla il gesuita (continua in O
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350828
  • NUMERO D'INVENTARIO 131
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • ISCRIZIONI in basso a destra - Ioa Fra Barberiu(s)/Centensis Fecit An./1651 - Barbieri Giovanni Francesco Detto Il Guercino - a pennello - latino
  • STEMMI In basso a sinistra, raffigurato sul piede del tavolo - gentilizio - Stemma - Stemma della famiglia Falcombelli di Pinerolo, ante 1656 - 1 - Scudo con falcone beccato in volo e fissante una stella
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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