Padre Eterno

dipinto,

Il Padre eterno campeggia al centro della tela. Viene raffigurato a mezzo busto con le braccia allargate e le mani aperte. Indossa un mantello rosso con risvolto viola ed una tunica bianca. La cornice in legno intagliato e dorato presenta tre modanature di grandezza decrescente riccamente decorate a motivi fitomorfi

  • OGGETTO dipinto
  • ATTRIBUZIONI Barbieri Giovanni Francesco Detto Guercino Scuola: pittore
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Come riferisce Roberto d'Azeglio il dipinto proviene probabilmente dalla collezione Trotti di Milano, dove era un Dio padre di grandi dimensioni. Passato tra le disponibilità di Angelo Boucheron venne venduto da questi alla Pinacoteca Regia nel 1842. Nel primo elenco che il Boucheron propose a S.A.R. per la cessione, al numero diciassettesimo compare infatti un "Padre Eterno Mezza figura colossale" dato al Guecino. La vendita di tali dipinti si rivelò caratterizzata da curiose dinamiche, recentemente ricostruite nelle singole fasi da Stefania De Blasi (De Blasi 2007). L'Eterno che campeggia maestoso per tutta l'estensione della tela ricalca il modello iconografico molto frequentato dal Guercino e di cui si conoscono numerose repliche tra cui la figura presente al sommo della tela raffigurante la Santissima Trinità, realizzata nel 1638 per il cardinal Gessi e conservata nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma (Voss 1922); quella presente nella tela più tarda con l'Immacolata Concezione della Pinacoteca Civica di Ancona (Gabrielli, 1971); e naturalmente il medesimo soggetto già nella chiesa di Gesù e Maria, ora alla Pinacoteca Nazionale di Bologna. Definito dal Callery "des plus agréables de couleur que possède la Galerie" il dipinto di Torino entra a pieno titolo tra le realizzazioni autografe del Barbieri databili sulla metà del quinto decennio del Seicento. All'anno 1646 il Malvasia, tra le opere del Guercino, cita due dipinti raffiguranti il Dio padre realizzati a brevissima distanza l'uno dall'altro. Le tele erano in relazione alla richiesta di una cimasa con l'Eterno per la pala raffigurante una 'Circoncisione' della chiesa di Gesù e Maria di Bologna, conservata ora al Musée des Beaux Arts di Lione (cat. 233). Realizzato con misure troppo estese il primo, il Barbieri eseguì un secondo dipinto "fatto a lume di torchio la notte antecedente al giorno, che fù posto a suo luogo per la Festa di quella chiesa", come riferisce il Malvasia nella biografia del Barbieri non stupendosi della “sua formidabile velocità nell'oprare". Il biografo informa inoltre che un dipinto con Dio padre “grande più del naturale“ era tra altre opere proposte in acquisto al Duca di Modena nel 1647 (secondo il Venturi appartenuto probabilmente al commendatore Giovan Battista Manzini, amico del Guercino) ma non venne mai acquistato dal Duca (Campori 1870; Venturi 1882; Salerno 1988). Resta il fatto che la prima edizione per il sopraqquadro della pala bolognese rimase inizialmente senza una destinazione; ed è proprio con questa che la Gabrielli fa coincidere il grande quadro di Torino poiché di misure effettivamente più grandi rispetto alla tela della Pinacoteca di Bologna (Gabrielli, 1971). L'identificazione della Gabrielli è stata generalmente accettata dalla critica specializzata (Salerno, 1988; Stone 1991) con l'unica eccezione di Denis Mahon che trova nella diversa provenienza della luce nei due quadri una notevole incongruenza per sostenere tale identificazione (Mahon). Recentemente Stéphane Loire, ponendosi a favore dell'ipotesi della Gabrielli, precisa che sono sconosciute all'oggi le condizioni di illuminazione che la chiesa bolognese di Gesù e Maria aveva nel Seicento e che le due tele sovrapposte potevano avere una fonte luminosa differente (Loire 2008). Si vorrebbe aggiungere inoltre che non si hanno notizie circa il tipo di errore -che implica sicuramente una confusione di misure- che fù alle origini della vicenda e che chissà che non riguardasse anche notizie errate circa la collocazione delle due tele
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350827
  • NUMERO D'INVENTARIO 130
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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