suonatore

dipinto,

Il soggetto rappresentato a mezza figura posta di tre quarti, nell'atto di suonare la tiorba; di fronte ha un quaderno con spartiti poggiato su un tavolo, dove sono inoltre adagiati altri strumenti quali una chitarra battente e un tamburello basco. È dotato di cornice lignea dorata

  • OGGETTO dipinto
  • AMBITO CULTURALE Ambito Romano
  • ATTRIBUZIONI Grammatica Antiveduto (attribuito): pittore
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Merisi Michelangelo detto il Caravaggio
    Lomi Orazio Gentileschi
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale, Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'opera proviene dal lascito dei marchesi Falletti di Barolo e fu donata alla Sabauda assieme all'altra tela di carattere religioso con le sante Prassede e Pudenziana. E' stato più volte segnalato (Di Macco, 1995) come la collezione dei marchesi Falletti fosse in linea con il gusto dei duchi di Savoia, e difatti la Casa Sabauda commissionò proprio al Gramatica almeno dieci opere per Torino, tra le quali il 'Tersore' ora a Londra e 'Amore Vincitore' di Lille e ancora la serie delle Muse e la Madonna col Bambino e santa Cristina scelte da Carlo Emanuele I e dal principe di Piemonte Vittorio Amedeo (Romano 1990; Di Macco 1995; Bava 1995, Arena 1999). E' da ricordare inoltre che gli stessi reggenti sabaudi avrebbero voluto il Gramatica a corte, tanto da invitarlo a raggiungere Torino ma senza esiti. Il Suonatore di tiorba affascinò il D'Azeglio così che questi ne fece realizzare un'incisione per arricchire il primo tomo del catalogo della Reale Galleria stampato nel 1836. L'alta considerazione del dipinto andava probabilmente in relazione all'attribuzione data all'epoca. Nel tomo sopra citato, come del resto anche negli inventari del 1866 e del 1899, entrambi redatti dal Baudi di Vesme, l'opera viene riferita a 'Michel Angelo Merighi, detto il Caravaggio'. L'ipotesi fu riportata con velata cautela nell'inventario del 1871. La paternità al Merisi venne sostenuta successivamente dallo Jacobsen (1897, p. 134), dal Posse (1911, p. 573), dal Venturi (1921, p. 14) e dal Tarchiani (1922, p. 51). Una voce fuori dal coro in quegli anni fu quella del Rouches che, riconoscendo nel dipinto una matrice caravaggesca, smentì l'autografia del maestro attribuendo l'opera ad Orazio Gentileschi (Rouches, 1920, p. 60). Nel 1923 Hermann Voss notò una composizione passata per il mercato antiquario raffigurante un 'Concerto a tre figure' di cui una informata con lo stesso schema del suonatore di Torino. Di qui la proposta del Voss di riconoscere nel 'Suonatore di Tiorba' una parte di una composizione più estesa (Voss 1923, p. 79). Successivamente il Longhi ne avanzò l'attribuzione al pittore senese Antiveduto Gramatica collocando l'opera sul 1615 (Longhi 1928, p. 20, nota). Lo studioso riportava inoltre un interessante dato documentale costituito dall'inventario del Cardinal del Monte che riporta "un quadro di musica di mano dell'Antiveduto" le cui misure sono del tuttto analoghe all'esemplare torinese. Con questa attribuzione l'opera fu poi esposta nella grande mostra longhiana del 1951 sulla pittura caravaggesca. Qui venne presentata come esemplare altamente rappresentativo della pittura del senese. La critica è da allora generalmente d'accordo nel considerare l'opera un autografo del Gramatica, eccetto la Marino. La fortuna critica del dipinto in Sabauda è ben ricostruita nella monografia su Antiveduto redatta da Gianni Papi, il quale propende per una cronologia tra la fine del primo e l'inizio del secondo decen nio del XVII secolo; egli ribadisce inoltre l'idea, già proposta dal Longhi di una provenienza romana dalla collezione del cardinal Del Monte. In linea con tali proposte Michela Di Macco, nella presentazione dell'opera, mise alla luce gli intimi legami tra l'opera in questione e il collezionismo romano seicentesco, così come si evince ad esempio dalle vicende artistiche legate al Cardinale romano, dove, sia nelle rappresentazioni pittoriche sia nella quotidianità, la tematica della musica e dei musicisti era molto amata e frequente. La scoperta della data 1609 emersa a seguito del restauro dalla tela raffigurante una Madonna col Bambino già in collezione privata a Berlino e ritenuta dal Voss e dal Papi di mano del Gramatica, dona nuova linfa al dibattito sull'attività del senese e sul ruolo a Roma durante il primo decennio del '600, negli anni cioè in cui fu a più stretto contatto con il Merisi già operante nella sua bottega (Papi 2003, pp. 117-124). Il dato emerso dal restauro tende a far rivalutare a date precoci il Gramatica nel ruolo di ideatore di nature morte, eseguite alla luce del nuovo verbo naturalistico caravaggesco. Assieme ai suoi ugualmente precoci dipinti di genere musicale, che comprendono le tele raffiguranti Santa Cecilia conservate a Madrid e a Lisbona ed il frammento col Suonatore di tiorba della Sabauda appunto, queste opere fanno enumerare il pittore tra i principali creatori di questo genere di composizioni durante il primo decennio del Seicento
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350812
  • NUMERO D'INVENTARIO 93
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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