La regina di Saba offre doni a Salomone. Salomone e la Regina di Saba

dipinto ca 1582 - ante 1584

Personaggi: Salomone; Regina di Saba. Figure. Animali. Oggetti. Elementi architettonici

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • MISURE Altezza: 344 cm
    Larghezza: 545 cm
  • ATTRIBUZIONI Caliari Paolo Detto Paolo Veronese (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Caliari, Paolo Detto Il Veronese
    Caliari Paolo Detto Il Veronese (e Aiuti)
    Caliari Paolo E Caliari Carletto (bottega)
    Caliari Benedetto E Benfatto Luigi Detto Alvise Del Friso
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto è menzionato in una nota autografa di Carlo Emanuele I, che lo segnala nella Sala del Giardino del Palazzo Ducale di Torino tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento (Bava, 1995). Già Il Riposo di Borghini - edito nel 1584 sulla base di dati accumulati entro il biennio precedente - ricordava nelle collezioni del duca “quattro quadri bellissimi” del Veronese, tra i quali una “Reina di Saba, che presenta Salomone”; una perduta Adorazione dei Magi; un David con la testa di Golia, oggi forse riflesso in un pannello di piccolo formato attribuito ad Alvise del Friso conservato ad Hampton Court (cfr. Cocke, 1984, pp. 231-234 n. 99; Rearick, 1988, pp. 148-149 n. 77; Pignatti Pedrocco, 1991) e infine una Giuditta e Oloferne, riconoscibile per Rearick (Ibid.) nella frammentaria Giuditta del Kunsthistorisches di Vienna che però non coincide al dettaglio ed è in controparte rispetto alla versione anch’essa tramandata da Del Friso di Hampton Court. La presenza di alcuni schizzi ritenuti preparatori per la Giuditta e Oloferne, il David e Golia e il Ritrovamento di Mosè su una lettera scritta al pittore dal trevigiano Marcantonio Gandini in data 18 settembre 1582 (Washington, National Gallery, no. 1987.24-4), lascia inoltre intendere che tutte e quattro le opere inviate alla corte sabauda fossero commissionate entro la tarda estate di quell’anno (Cocke, 1984; Rearick, 1988). A parere di Coutts (1985) la scelta dei soggetti rifletterebbe la precisa volontà da parte della committenza di stabilire un collegamento tra le virtù morali sottintese agli episodi biblici raffigurati e quelle che Carlo Emanuele I auspicava a possedere. In questo senso la rappresentazione insolita di un imberbe Salomone assiso sul trono starebbe a indicare un omaggio del pittore al giovane duca sabaudo, che aveva ereditato il titolo due anni prima quand’era ancora diciottenne. Secondo Cocke (2001) l’ambasciatore veneziano Francesco Barbaro veniva probabilmente ritratto nel personaggio con la barba che sosta alla sua sinistra e tiene tra le dita una croce. A giudizio dello studioso il nobiluomo poteva essere stato il tramite della chiamata del pittore e l’ideatore del programma iconografico dei dipinti, tra i quali era appunto compresa un’Adorazione dei Magi tradizionalmente associata all’episodio veterotestamentario della Regina di Saba davanti a Salomone (cfr. Lala Comneno, 2012, p. 179; Di Mambro, 2012, pp. 188-189). La suggestiva ipotesi, deve essere accolta con riserva (cfr. Accornero, 2013). Oltre alle riduzioni perimetrali subite dalla tela nel 1824, va altresì segnalato che la lettura del dipinto in quella zona è in parte inficiata dalla storia conservativa della pellicola pittorica (De Blasi-Ferrero, 2013). In merito alla questione attributiva gli studi più datati e Cocke (1984; 2001) sostengono la piena autografia del dipinto, mentre la critica moderna è in generale propensa a riconoscere una più o meno estesa partecipazione dell’atelier del maestro (Berenson, 1957; Pallucchini, 1963-64; Coutts, 1985; Rearick, 1988; Pignatti, Pedrocco, 1991 e 1995). Soprattutto il pennello di Benedetto si evidenzia per la Crosato Larcher (1969) nell’imponente apparato architettonico, nel sovraffollamento dei personaggi e nel predominio dei rossi terracotta e dei gialli, mentre le teste unite e schiacciate di alcuni guerrieri nel gruppo di sinistra lascerebbero a suo parere supporre l’intervento di Alvise del Friso. Fiocco (1928) individuava invece la mano del giovanissimo Carletto Caliari in certi tipi bassaneschi più che paoleschi, che renderebbero conto del suo alunnato presso Jacopo Dal Ponte, come nella secchezza dei contorni e dei colori metallici
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350807
  • NUMERO D'INVENTARIO 464
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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