la Pollaiuola. ritratto di donna

dipinto, post 1750 - ante 1760

Tela montata su telaio ligneo. Cornice dorata

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Murillo, Bartolomé Esteban
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fu acquistato per la Pinacoteca nel 1872. Secondo quanto si evince da una nota manoscritta allegata all’Inventario Gamba (1871) fu venduto dal Signor Carlo Peretti di Alessandria o dal restauratore Giovanni Volpato secondo quello che attesta forse erroneamente il catalogo della Gabrielli (1971). I cataloghi e gli inventari del Museo lo attribuivano a Scuola Spagnola e Baudi di Vesme (1899; 1909) lo assegnava più specificamente all’ambito di Murrillo. Di scuola nordica per Mayer (1913) e finalmente assegnato al pittore Domenico Fedeli detto il Maggiotto da Voss, sulla base del confronto con una stampa di J. Wagner del 1745 che riproduce la Scena Pastorale (Il Solletico) della Kunsthalle di Amburgo, della quale è stato più di recente reso noto uno studio preparatorio conservato presso le Gallerie veneziane dell’Accademia (inv. 1568; Merkel, 1983 su segnalazione di Nepi Scirè). Da allora la sua autografia non è più stata oggetto di discussione da parte della critica. Secondo Pallucchini (1932) il dipinto costituirebbe un saggio di quel “piazzettismo integrale” che rese il Maggiotto celebre nella diffusione del quadro di genere, aneddotico e narrativo inaugurato tra le lagune proprio dal suo maestro veneziano e che si nutrì dei ricordi desunti dalla pittura olandese del secolo precedente. La Pollaiola deriva effettivamente nella posa e nello scorcio dalla contadina addormentata del dipinto di Amburgo, che secondo Pallucchini (1932) presenterebbe i caratteri di una composizione così gustosa da lasciar supporre una rielaborazione da un prototipo o per lo meno da un’idea del Piazzetta stesso, sebbene in rapporto alle figure di giovani da lui dipinte quelle del Maggiotto si presentino più languide e fiaccate. A tal proposito ritenne che potesse inoltre richiamare alcune composizioni del più anziano pittore come L’Indovina del 1740 (Venezia, Galleria dell’Accademia), La Pastorale dell’Art Institute di Chicago e La passeggiata campestre del Wallraf-Richartz Museum di Colonia anteriore al 1745, come accostarsi alla parallela produzione del suo compagno di studio Giuseppe Angeli (Pallucchini, 1994). Secondo lo studioso il tipo fisiognomico della fanciulla presenterebbe somiglianze anche con quello proposto nel Ragazzo che offre una mela ad una giovane donna della Galleria Campori di Modena (Pallucchini, 1932). Augusti (1990) lodandone la pittura “fluida di segno e plastica nei suoi toni brunacei e olivastri dell’incarnato” lo datava entro il 1750. Merkel attorno al 1755/1760 come altre composizioni di genere a figura singola, vale a dire nelle prime fasi della sua maturità, quando cioè il suo stile già indipendente si andava emancipando dagli insegnanti ricevuti raggiungendo un felicissimo equilibrio formale, caratterizzato per l’appunto da una maggior morbidezza e fusione cromatica in cui il chiaroscuro domina i passaggi tonali. Il soggetto ricorrerà spesso anche nella produzione successiva del pittore, come nei cosiddetti Capricci fiaminghi incisi da Giovanni Volpato, arricchendosi sull’esempio fornito da Giuseppe Angeli di una più spiccata componente simbolica di matrice nordica e di una vena ludica (Merkel, 1983)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350795
  • NUMERO D'INVENTARIO 436
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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