veduta prospettica del Palazzo Ducale di Venezia
dipinto,
ca 1725 - ca 1726
cornice in legno intagliato e dorato
- OGGETTO dipinto
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ATTRIBUZIONI
Canal Giovanni Antonio Detto Canaletto (1697/ 1768)
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Bellotto Bernardo
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
- LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
- INDIRIZZO Via XX Settembre, 86, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto proviene dalla collezione torinese dell’avvocato Martelli ma fu acquistato dal Museo nel 1871 dal barone Sallier de la Tour (Inventario, 1871; Gabrielli, 1971). L’attribuzione a Canaletto è sempre stata avvallata dalla critica a eccezione di Giulio Ferrari (1914), al quale si lega un possibile riferimento in direzione di Bernardo Bellotto, sostenuto però soltanto in una didascalia e non nel testo vero e proprio della sua monografia e dunque probabilmente imputabile a una semplice svista redazionale. Jacobsen lo considerava di pregevole fattura e, non a caso, nel 1922 veniva esposto alla mostra fiorentina dedicata alla pittura italiana del Sei e Settecento e inserito nel catalogo edito in ricordo dell’esposizione (Ojetti-Dami-Tarchiani, 1922). Constable (1962) lo ritiene un’opera giovanile, per via dell’accensione drammatica della luce e delle ombre, e accosta il tocco leggermente irregolare e le proporzioni delle figure ai quattro dipinti della collezione Pillow di Montreal databili al 1725-26. Segnala inoltre altre tre versioni del soggetto – non necessariamente autografe e non perfettamente identiche - presso la Fondazione Kress di New York (oggi al Columbia Museum), a Chatsworth e a Londra, alle quali si accosterebbero tre disegni riferibili però alla metà degli anni trenta, oggi a Windsor (inv. 7448; 7449; 7450), che in vero mostrano un punto di vista leggermente spostato verso il Bacino di San Marco rispetto al gruppo di Vedute nel quale si inserisce anche quella torinese. Dello stesso avviso critico Puppi (1968) e la Gabrielli (1971), che notava lo stato di conservazione mediocre e alcune grossolane ridipinture nella parte centrale della tela. Magugliani (1976) la collocava a sua volta accanto al gruppo di Vedute eseguite dal pittore per il lucchese Stefano Conti e al Bacino di San Marco con l’Isola di San Giorgio dalla Piazzetta della collezione Thurkow dell’Aia. In occasione di una mostra torinese del 1987 la tela veniva esposta in una sezione dedicata all’impiego dello specchio come strumento di lavoro da parte degli artisti e presa a esempio per mostrare il procedimento tecnico-creativo di Canaletto, notoriamente avvezzo a eseguire più schizzi di una stessa veduta ricalcandoli dal vetro smerigliato della camera ottica e a giustapporli in una composizione originale, sempre variata nei dettagli, negli effetti luminosi e tuttavia aderente al vero (cfr. Bussagli, 1987). Più recentemente Vallès-Bled (2000) confermava la vicinanza con le Vedute Pillow e l’alta qualità dell’opera, che ricorre ancora consistentemente all’utilizzo del chiaroscuro per rendere più nitida la prospettiva, per dinamizzare lo spazio con giochi e vibrazioni di luce e ombra e con le silhouettes dei personaggi rappresentati. Come nota la Kowalczyk (2005) il tipo di veduta aperta sul Molo verso ovest, con il Ponte della Paglia a destra e a seguire il Palazzo Ducale, ritorna con particolare frequenza nel repertorio del pittore tra la fine degli anni venti e l’inizio del quarto decennio, quando nei disegni Windsor l’artista sembra smorzare l’effetto teatrale spostando il punto di vista nel Bacino marciano di fronte a Palazzo Ducale e limitando l’apertura verso il Molo. Oltre agli esempi sopra citati si conoscono la versione in rame di Sir William Morris, che elimina il Ponte della Paglia, allarga il Molo e abbrevia la facciata del Palazzo Ducale, e una grande tela all’Ermitage, che ritrae il medesimo scorcio della precedente abbassando leggermente l’orizzonte. Da ultimo la studiosa segnala un dipinto inedito di collezione privata inglese, probabilmente commissionato da Edward Southwell per Kings Weston House nei pressi di Bristol e passato sul mercato antiquario nel luglio del 2002, che fornirebbe un esempio di poco precedente in termini cronologici rispetto al dipinto sabaudo (Kowalczyck, 2005). In esso la tavolozza appare schiarita, il cielo più luminoso e contrastato dal sopraggiungere di nubi più chiare e dai toni quasi tendenti al rosaceo
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350771
- NUMERO D'INVENTARIO 421
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2012
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0