San Girolamo come Cardinale

dipinto, ca 1525 - ca 1530

Cornice di stile barocco in legno intagliato e dorato

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Jacopo Negretti Detto Palma Il Vecchio (bottega)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI Negretti Jacopo Detto Jacopo Palma Il Vecchio
    Callisto Piazza Da Lodi
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Galleria Sabauda
  • LOCALIZZAZIONE Manica Nuova
  • INDIRIZZO via XX Settembre, 86, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Proviene dalle collezioni sabaude, forse dalla collezione del Principe Eugenio secondo una nota manoscritta probabilmente redatta da Alessandro Baudi di Vesme. D’Azeglio senza addurre motivazioni lo indica quale ritratto del patriarca di Venezia Marino Grimani e Callery lo attribuiva a Callisto Piazza da Lodi. Il Vesme, Fiocco, Berenson e Heinemann lo ritengono di Gerolamo da Santacroce, mentre Gombosi (1937) avanza il nome di Palma il Vecchio e anticipa la datazione al 1506 circa. Noemi Gabrielli (1971), che avvalla l’attribuzione al Santacroce, nota - sulla scorta di Gombosi - come la figura sia assai simile a quella del quadro con la Madonna e i Santi Girolamo e Elena proveniente dal Convento dei Cappuccini di Rovigo e oggi nella Pinacoteca dei Concordi, ove è ascritta a Palma il Vecchio e datata approssimativamente poco dopo il 1515 (Lucco, in Catalogo della Pinacoteca della Accademia dei Concordi di Rovigo, 1985, pp. 43-44 cat. 30). Nella stessa sede museale si trova una copia settecentesca, verosimilmente riconoscibile in quella registrata alla fine del XVIII secolo dal Bartoli in casa Paoli alle prigioni e da lui ritenuta ottima replica dall’originale palmesco (Lucco, 1985, p. 44 cat. n. 31). Un’altra versione del soggetto si trovava invece in collezione Rodd a Roma e passò poi in quella inglese di Emmet ad Amberley Castle (cfr. Marciacher, 1975, p. 214, n. 53). Rylands (1988, p. 292 cat. A60) pubblica fra le opere attribuite al maestro un’ulteriore versione del dipinto in collezione privata svizzera, già afferente al nucleo collezionistico di Guido da Faenza e riconducibile allo stile di Bonifacio de’ Pitati alla fine della terza decade. Nonostante il pieno apprezzamento del dipinto torinese sia attualmente inficiato da una coltre giallognola depositata sulla pellicola pittorica originale, che pertanto non facilita l’emissione di sicuri giudizi circa l’autografia e l’altezza cronologica, l’indubbia fortuna del prototipo palmesco autorizza a inserirlo all’interno della stessa catena di repliche eseguite dai seguaci del maestro della generazione successiva. In ogni caso dovrebbe trattarsi di un frammento di una composizione più ampia
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100350766
  • NUMERO D'INVENTARIO 733
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali-Galleria Sabauda
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2012
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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