La preghiera dell'innocenza. angelo orante

statua, ca 1832 - ca 1832

Il piccolo cupido con ali sulla schiena, ha le mani giunte in preghiera e lo sguardo rivolto verso l'alto. La figura stante sulla gamba sinistra, con il sostegno di un tronco d'albero, ha la destra ritratta, semiflessa. I capelli sono ondulati e scendono sulle spalle; porta un manto drappeggiato sulla spalla destra

  • OGGETTO statua
  • MATERIA E TECNICA gesso/ modellatura
  • ATTRIBUZIONI Bienaimé Luigi (1795/ 1878): esecutore
  • LOCALIZZAZIONE Castello Ducale
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La statua raffigurante "la preghiera dell'Innocenza" è segnalata per la prima volta nelle collezioni ducali da Sampietro nel 1855 al numero 6 nella "Camera in capo alla Galleria del Teatro", cioè l'attuale Sala degli Antenati, con l'attribuzione a Luigi Bienaimé. L'"Inventaro estimativo dei mobili, oggetti fissi, e semoventi, esistenti nel Castello d'Agliè" stilato nello stesso anno la segnala in un unico numero (431) con il "Genio della pace" di Antonio Moccia. Una "statua di scagliola rappresentante la Preghiera su piedestallo in legno colorito bigio" nel 1857 è inventariata nella sala degli Staffieri (attuale Sala dei Valletti) con il numero 430. Nel 1869 la scultura si trova nuovamente nella "Camera in capo alla Galleria del teatro verde", dove la vede A. Bertolotti, insieme a molte altre sculture tra cui sei statue in gesso (A. Bertolotti, Passeggiate nel Canavese, Ivrea 1869, p. 29). Più incerta è invece l'identificazione nelle ricognizioni inventariali successive: l'inventario del 1876 segnala infatti nella sala degli Staffieri, ormai denominata "Secondo Salone d'entrata", al numero 9, una statua rappresentante "un Angelo" e nella Sala del Monumento (corrispondente all'attuale Sala degli Antenati) una statua di "scajola rappresentante un Angelo" con il numero 11. Non riconoscibile nel 1908, la statua è solo dubitativamente identificabile nel 1927, quando al secondo piano è segnalata nel "Salone antico già Sala da bigliardo" (79) "1 Statua gesso su piedestallo legno rappresentante: "Un'angelo" (n. 5025). Nel 1964 la "[Statua in gesso raffigurante] un angelo con mani giunte in preghiera alt. 1,05" è registrata con il numero 1716 nella Foresteria.Luigi Bienaimé nasce a Carrara nel 1795. Figlio di uno scultore di origine fiamminga operante in quella città, si forma all'Accademia di Belle Arti dove ottiene numerosi premi. Nel 1818 vince il concorso per il pensionato a Roma dove giunge nell'aprile dello stesso anno, in pieno clima di restaurazione. Frequenta i corsi dell'Accademia di S. Luca dove è subito notato da Bertel Thorvaldsen che ne certifica il talento e la predisposizione all'arte. Nel 1820 entra a far parte dell'atelier del maestro in piazza Barberini, che assorbiva già da anni, assieme a quello di Canova, i più promettenti scultori e scalpellini specializzati nella lavorazione del marmo, nella quale eccellevano in particolare i carraresi Cardelli, Fontana, Finelli e Tenerani alla guida dello studio in assenza del Thorvaldsen. Da quegli anni e fino alla partenza del maestro nel 1838, Bienaimé trascorre la propria vita nello studio romano, assorbendo lo stile del maestro con un gusto tradizionale e ritardatario che caratterizza tutta la sua produzione. Fra "i più cari discepoli del Thorvaldsen", nel 1827 lo scultore è già a capo dello studio di cui tiene a lungo la contabilità e acquista fama con opere di soggetto mitologico. A questa produzione l'artista ne affianca un'altra di carattere idillico-anacreontico di raffinata fattura come mostrano opere quali l'Amore con le colombe (1821), la Baccante danzante (ante 1838), la Diana (1835), la Venere pudica e il Mercurio (1844), quest'ultimo richiesto da prestigiosi committenti quali lo zar Nicola I di Russia, il romano Alessandro Torlonia, il milanese Giovanbattista Sommariva. Al 1831 risale il gruppo dell'Angelo Custode eseguito per la Regina di Sardegna e il cui modello oggi si conserva a Carrara. Dal putto di questo gruppo deriva direttamente l'angelo detto dell'"Amor divino" eseguito nel 1832 per la cappella della Santissima Sindone nel Duomo di Torino, cui fa pendant l'"Angioletto che prega" a mani giunte, entrambi derivati da famose repliche di Thorvaldsen (cfr. Scultura a Carrara. Ottocento, Carrara 1993, pp. 172-173; D. Pescarmona, Sculture della cappella della SS. Sindone di Torino e dell'altare del Duomo di Novara, in E. Castelnuovo-M. Rosci, a cura di, Cultura figurativa e architettonica negli Stati del Re di Sardegna/ 1773-1861, catalogo della mostra, Torino 1980, vol. 2, pp. 592-593). La scultura del Castello di Agliè costituisce una replica precisa dell'angelo in preghiera della Cappella della Sindone, di cui deve verosimilmente ritenersi contemporaneo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100208194
  • NUMERO D'INVENTARIO 20
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Complesso Monumentale del Castello Ducale, Giardino e Parco d'Agliè
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2004
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2007
  • ISCRIZIONI retro, in alto, a sinistra - 1716, su etichetta in plastica rossa - lettere capitali - a impressione -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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