cani e selvaggina

sovrapporta, ca 1733 - ca 1736

La sovrapporta è inserita in una mostra lignea verniciata di colore rosso con cornice dipinta a foglie e decori vegetali. Raffigura due cani, di cui legato uno con collare e catena, accucciati presso selvaggina uccisa (istrice, anatre, lepre) radunata ai piedi di un albero, con paesaggio sullo sfondo

  • OGGETTO sovrapporta
  • ATTRIBUZIONI Crivelli Giovanni Detto Crivellino (maniera)
  • LOCALIZZAZIONE Castello Ducale
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La sovrapporta fa parte del corredo pittorico della sala cinese, "ambiente, già adibito nel corso dei secoli a varie funzioni, come ad esempio camera da letto [nel 1876] e sala da pranzo [nel 1908 e 1927, che] deve il nome odierno alla raccolta di opere cinesi e orientali in genere, qui collocata sul finire degli anni Cinquanta del Novecento". Gli arredi fissi e mobili sono databili a più fasi "lungo un arco temporale compreso tra la seconda metà del secolo XIX e il primo trentennio del XX. Ancora più recente, tra il 1927 e il 1964, è infine l'introduzione di tre dipinti con Animali, che, al pari di molti altri di soggetto analogo nel castello, sono talora riferiti allo specialista lombardo Angelo Maria Crivelli detto il Crivellone, talaltra al figlio Giovanni" (cfr. Edith Gabrielli, "Le decorazioni e gli arredi" in D. Biancolini - E. Gabrielli, "Il Castello di Agliè. Gli Appartamenti e le Collezioni", Torino 2001, pp. 39, 92 n. 156). Si precisa inoltre che "lo <> sopra il camino <> e il <> con <> sono già in situ negli anni Settanta dell'Ottocento... il dipinto sopra la specchiera e le sovrapporte appaiono nel 1908... le due consolles e le porte nel 1927" (cfr. ibidem, p. 92 n. 155). In effetti lo spoglio degli inventari precedenti indica nel 1831, nella "29 Camera detta della Principessa Vittoria", una sola "portavolante antica su chiambrana colorita in verde con cornice dorata" e "2 Usci in due parti a pannelli" con "6 Quadri grandi creduti del Cignaroli" e "4 Altri meno grandi del medesimo Autore" (cfr. inventario del 1831, pp. 36-37). La descrizione rimane identica nel 1843 mentre nell'inventario del 1855 non sono citati gli arredi fissi. La collocazione delle tre sovrapporte risale dunque agli anni compresi tra il 1876 e il 1908 e non si esclude che possano essere state reimpiegate tele da dipinto, realizzando una sala in stile per i soggetti ma stilisticamente non omogenea.La tela in esame è confrontabile con altre conservate in castello tradizionalmente attribuite in maniera generica a Crivelli, data la difficoltà di riconoscere e distinguere la mano di Angelo Maria Crivelli (detto il Crivellone) da quella del figlio Giovanni (detto il Crivellino), i cui dati anagrafici precisi sono ignoti. Il catalogo della produzione dei due artisti infatti ha subito più volte scambi d'attribuzione, confusioni ed errori, che coinvolsero talvolta anche l'artista piacentino Felice Boselli. In passato si tentarono distinzioni sulla base di considerazioni di natura stilistica (Caprara ritiene caratteristiche di Angelo "le sottili velature trasparenti" e di Giovanni "masse corpose di colore") e/o tematiche (Giovanni mostrerebbe un interesse maggiore per la raffigurazione di "animali in movimento" mentre Angelo Maria sarebbe specializzato nel rappresentare la selvaggina e i pesci) da ritenersi superate (cfr. G. Briganti, a cura di, "La pittura in Italia. Il Settecento", Milano 1990, vol. II pp. 686-687). La critica recente propende in generale per un'attribuzione dei dipinti conservati ad Aglié, mai studiati però singolarmente, a Giovanni Crivelli, mettendoli in confronto con tele e paracamini realizzati per la Palazzina di caccia di Stupinigi, soprattutto per ragioni storiche. Del resto il soggiorno a Torino e il legame con la corte sabauda sono documentati solo per Giovanni (il pagamento per gli otto paracamino del Salone centrale di Stupinigi è del 1733) e non per il padre. Anche il rapporto di Crivellino con Boselli (Piacenza 20 aprile 1650- Parma 23 agosto 1732) ipotizzato da Arisi è stato ridimensionato (il periodo di apprendistato di Giovanni nella bottega del maestro sarebbe durato dal 1721 e il 1732) nel catalogo "Settecento lombardo" del 1991, a cura di R. Bossaglia e V. Terraroli. Sembra in effetti "strano che in un momento in cui la bottega di padre e figlio Crivelli doveva essere in piena attività e successo a Milano, uno dei due se ne stia distaccato e per un così lungo periodo" (cfr. ibidem, p. 250). Un nesso con Boselli resta innegabile ma potrebbe spiegarsi anche con la presenza di modelli di riferimento comuni attinti dalla grande pittura olandese in voga da anni nelle corti nord-europee ed in particolare dalle scene di caccia di Frans Snyders e dalle nature morte con animali di David de Coninck. Prosegue in Osservazioni
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100207049
  • NUMERO D'INVENTARIO 123
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Complesso Monumentale del Castello Ducale, Giardino e Parco d'Agliè
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2003
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso, a destra - n. illeggibile su etichetta ottagonale prestampata con bordo blu - a penna -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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