lapidazione di Santo Stefano

dipinto,

Dipinto con cornice a battuta liscia, ornata agli angoli da quattro grandi foglie dorate

  • OGGETTO dipinto
  • MATERIA E TECNICA tela/ pittura a olio
  • ATTRIBUZIONI Grassi Tarquinio (1656/ 1733)
  • LOCALIZZAZIONE Biella (BI)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Secondo una prima lettura del dipinto data da Delmo Lebole nel 1984 la tela raffigurante il Martirio di San Stefano, riferita dall'autore al pittore Giovanni Battista Grassi, sarebbe stata eseguita nel 1739 per la chiesa del Vernato (D. Lebole, Storia della Chiesa Biellese. La Pieve di Biella, Biella 1984, v. II, p. 107), per volontà dei bovari che, a partire dal 1738, decisero di celebrare la festa del loro patrono (Santo Stefano) nella chiesa di San Biagio perchè sfrattati dai canonici della collegiata di Santo Stefano che in quell'anno impedirono il loro ingresso nel coro, dove per tradizione era loro concesso di assistere alla messa solenne del 5 agosto; sul dipinto si legge infatti la scritta <>. Due anni più tardi, nel 1986, lo stesso autore affermava invece che la tela, opera del pittore valsesiano Tarquinio Grassi, proveniva dalla collegiata di S. Stefano e solo nel 1776 fu collocata nel presbiterio della chiesa di S. Biagio, a completamento degli arredi di questa zona della chiesa, voluti dal parroco Carlo Giuseppe Montalto (1760-1799) a partire dal 1766 con la costruzione del nuovo altare maggiore, del tabernacolo e di una rinnovata ancona. Per meglio adattarsi alla nuova sistemazione l'opera fu ampliata ai lati dal pittore Lacchia, su uno dei quali fu dipinta la parte del Piazzo che guarda verso il Vernato (cfr. D. Lebole, Storia della Chiesa Biellese. La Pieve di Biella, Biella 1986, v. III, p. 415). Questa ipotesi potrebbe essere confermata dal fatto che nel 1772 la collegiata di Santo Stefano fu abbandonata dal Capitolo che, in seguito all'erezione del vescovado biellese, si trasferì nella più ampia chiesa di S. Maria Maggiore. La successiva demolizione dell'antico S. Stefano provocò la vendita e la dispersione dei suoi arredi e non si può escludere che il <> ricordato nell'inventario dei quadri della chiesa sia proprio quello sistemato nel 1776 in S. Biagio, la cui cornice, identica a quella del dipinto che orna la parete destra del presbiterio, potrebbe essere stata eseguita per l'occasione (cfr. Archivio Capitolare di S. Stefano di Biella, Inventario della Collegiata di S. Stefano del 14 Novembre 1760; D. Lebole, op. cit. 1982, v. II, p. 324). Va inoltre ricordato che in quegli anni i rapporti tra la parrocchia di S. Biagio e la collegiata di S. Stefano erano molto stretti perchè il parroco del Vernato era costretto a risiedere nella sua casa paterna sul territorio della parrocchia di S. Stefano perchè la casa parrocchiale del Vernato era inagibile. Alla sua morte, nel 1799, i funerali furono celebrati da D. Villa, vicario perpetuo della collegiata di S. Stefano. Nato a Romagnano Sesia nel 1656, Tarquinio Grassi si trasferì ancora in giovane età a Borgosesia, dove abitò a lungo prima di recarsi a Torino. Nipote dei pittori Stefano e Giuseppe Danedi detti i Montalti che godettero di una certa celebrità nell'ambiente novarese della seconda metà del XVII secolo, Tarquinio fu loro allievo e forse anche collaboratore nella cappella della Trasfigurazione al Sacro Monte di Varallo (1670 ca.). Il suo stile risente molto anche della maniera di Pier Francesco Gianoli. Artista sorprendentemente attivo, il Grassi lavora non solo in Valsesia ma anche in Lombardia e nel Biellese. Qui nel 1700 dipinge il quadro di S. Felice per la chiesa di Bioglio; nel 1706 è a Crevacuore, dove affresca l'abside e la cupola del santuario della Fontana. Nel 1707 lavora al Sacro Monte di Varallo. Con il passaggio della Valsesia sotto il dominio sabaudo, Tarquinio è tra i primi artisti valsesiani a trasferirsi a Torino, dove nel 1720 restaura quadri per Palazzo Madama. Giovanni Battista Grassi, figlio di Tarquinio, fu attivo in particolare nel Piemonte settentrionale. Nato probabilmente a Romagnano Sesia intorno al 1685, verso il 1714 si trasferì a Torino con il padre e il fratello, dove lavorò per la corte, restaudando dipinti ed eseguendo numerosi ritratti; fu quindi particolarmente attivo nel Biellese dove realizzò la pala con la Madonna di Loreto e il beato Amedeo di Savoia per il Santuario di Graglia nel 1733 e la tela con le Anime purganti per la parrocchiale di Gaglianico nel 1738. Morì probabilmente poco dopo il 1760 a Casulo, presso Torino, dove risiedeva (cfr. C. Debiaggi, Dizionario degli artisti valsesiani dal secolo XIV al XX, Varallo 1968, pp. 87-89; C. Debiaggi, Grassi Tarquinio, in Dizionario biografico degli Italini, Roma 2002, vol. LVIII, pp. 691-693)
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100204416
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 2002
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2006
  • ISCRIZIONI in basso, al centro - Il sudetto Quadro stato fatto nell'Chiavariato/ di Gio Steffano Gremmo 1739 - corsivo - a pennello -
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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