anatre nello stagno
dipinto,
ca 1733 - ca 1736
Crivelli Giovanni Detto Crivellino (notizie 1733-1736)
notizie 1733-1736
Il dipinto presenta una cornice in legno intagliato e dorato priva di elementi decorativi. Raffigura in primo piano due anatre e quattro anatroccoli in uno stagno
- OGGETTO dipinto
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MISURE
Altezza: 97
Larghezza: 72.5
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ATTRIBUZIONI
Crivelli Giovanni Detto Crivellino (notizie 1733-1736): esecutore
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ALTRE ATTRIBUZIONI
Crivelli Angelo Maria Detto Il Crivellone
- LOCALIZZAZIONE Castello Ducale
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il dipinto fa parte di un ciclo di nature morte attribuite negli inventari storici genericamente a Crivelli, data la difficoltà di riconoscere e distinguere la mano di Angelo Maria Crivelli (detto il Crivellone) da quella del figlio Giovanni (detto il Crivellino), i cui dati anagrafici precisi sono ignoti. Il catalogo della produzione dei due artisti infatti ha subito più volte scambi d'attribuzione, confusioni ed errori, che coinvolsero talvolta anche l'artista piacentino Felice Boselli. In passato si tentarono distinzioni sulla base di considerazioni di natura stilistica (Caprara ritiene caratteristiche di Angelo "le sottili velature trasparenti" e di Giovanni "masse corpose di colore") e/o tematiche (Giovanni mostrerebbe un interesse maggiore per la raffigurazione di "animali in movimento" mentre Angelo Maria sarebbe specializzato nel rappresentare la selvaggina e i pesci) da ritenersi superate. La critica recente propende in generale per un'attribuzione dei dipinti conservati ad Agliè, mai studiati però singolarmente, a Giovanni Crivelli, mettendoli in confronto con tele e paracamini realizzati per la Palazzina di caccia di Stupinigi, soprattutto per ragioni storiche. Del resto il soggiorno a Torino e il legame con la corte sabauda sono documentati solo per Giovanni (il pagamento per gli otto paracamino del Salone centrale di Stupinigi è del 1733) e non per il padre. Anche il rapporto di Crivellino con Boselli (Piacenza 20 aprile 1650- Parma 23 agosto 1732) ipotizzato da Arisi è stato ridimensionato (il periodo di apprendistato di Giovanni nella bottega del maestro sarebbe durato dal 1721 e il 1732) nel catalogo "Settecento lombardo" del 1991, a cura di R. Bossaglia e V. Terraroli. E' da ritenersi in effetti "strano che in un momento in cui la bottega di padre e figlio Crivelli doveva essere in piena attività e successo a Milano, uno dei due se ne stia distaccato e per un così lungo periodo" (p. 250). Un nesso con il Boselli resta comunque innegabile ma potrebbe spiegarsi anche con la presenza di modelli di riferimento comuni attinti dalla grande pittura olandese in voga da anni nelle corti nord-europee ed in particolare dalle scene di caccia di Frans Snyders e dalle nature morte con animali di David de Coninck. Forse alcune delle tele di Agliè fanno parte delle collezioni originarie del castello e appartenevano alla famiglia San Martino che, in linea con il gusto delle altre grandi famiglie del nord-Italia, nel 1764 conservava nella residenza ben 50 tele censite da Giovanni Adamo Wehrlin come opera dei Crivelli (cfr. "Descrizione della Libreria, Mobili, e Quadreria esistenti nel Castello d'Agliè" in Biblioteca Reale, Casa Savoia III/2). Le dispersioni però furono notevoli: nel 1808 si ricordavano in castello solo più una decina di dipinti con questa attribuzione (cfr. ASTO, Archivio Alfieri, m. 29 fasc. 6), un certo numero di tele furono trasportate nel castello di Rivara (nel 1822 ne furono inventariate 20), e da qui trasferite a Torino per essere alienate in asta pubblica. Come riferisce Michela Di Macco "la genericità della descrizione inventariale non consente di identificare le opere provenienti da Rivara con i quadri in circolazione sul mercato antiquario del tempo.. per tutto il secolo si replicano spostamenti vari ed è ancora una volta il castello di Agliè lo specchio di tali vicende, come luogo d'approdo di altri Crivelli provenienti dalla villa ducale di Stresa nel 1890" (pag. 156). Resta dunque incompleta la catena inventariale di queste tele, ricordate negli inventari storici del castello in modo generico, per gruppi omogenei, nella "Camera grande per uso di tavola", nello "Scalone in marmo" e nella "Camera di parata". Sul territorio piemontese si possono istituire confronti interessanti con le dodici tele della sala da pranzo della villa Cavour di Santena, studiate di recente da Di Macco, che vede nell'allestimento dei dipinti d'Agliè un modello per la residenza dei Cavour, e con i quadri conservati a Stupinigi. Si segnalano ancora due tele in Galleria Sabauda ("La piccionaia" di recente attribuita al Boselli e "La volpe nel pollaio" del Crivellino), "L'anitra assalita da una volpe" oggi al comune di Genova, due opere del Museo civico d'arte antica di Torino, tre sovrapporte di una camera da letto del castello di Guarene (CN) e le sei tele presenti nell'Appartamento di Madama Felicita a Palazzo Reale, oltre a molte altre citate in bibliografia
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100199039
- NUMERO D'INVENTARIO 251
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Complesso Monumentale del Castello Ducale, Giardino e Parco d'Agliè
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 2001
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2006
- ISCRIZIONI retro, cornice, in basso a sinistra - 1260 su etichetta rettangolare in materiale plastico rosso - numeri arabi - a penna -
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0