paramento liturgico, insieme - manifattura italiana (seconda metà sec. XVII)

paramento liturgico, 1665 - 1685

Il parato è confezionato con raso liseré broccato in oro e argento filato.; Il tessuto è decorato con una partitura verticale di fasce argetate, verdi e dorate che si alternano in orizzontale. Nelle fasce metalliche si alternano a cherubini elementi vegetali fantastici e stilizzati, mentre in quella verde sono posti medaglioni o con profili maschili, sostenuti da ghirlane ed intervallati da vasi, o con profili femminili, sostenuti da colombe e intervallati da piccoli mazzi che si dipartano da una palmetta. L'insieme è foderato con gros de Tours marezzato verde. Sul parato sono presenti quattro galloni: il primo, in argento e oro filato, con fiori stilizzati, il secondo, in argento e oro filato, è decorato con un tralcio sinuoso dorato che corre fra palmette stilizzate argentate, il terzo con trifogli stilizzati intervallato da un nastro, il quarto è in oro filato ed è ornato con un motivo ad esse

  • OGGETTO paramento liturgico
  • MATERIA E TECNICA argento filato/ trama broccata
    filo dorato
    filo/ lavorazione a fuselli
    seta/ broccata
    seta/ gros de Tours
    seta/ liseré
    seta/ marezzatura
    seta/ raso
    tessuto
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana
  • ALTRE ATTRIBUZIONI manifattura francese
    Manifattura Piemontese (?)
  • LOCALIZZAZIONE Vercelli (VC)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il parato può essere identificato con la "Pianeta di Satino Verde a figure ed a liste in oro, ed argento guernita di Piccò d'oro, ed argento con stola, e manipolo dono della R. Casa di Savoja: 1 Pianeta, 1 Velo da Calice, 1 Borsa da Calice, 1 Controaltare", menzionati nell'inventario della cattedrale redatto nel 1972 (M. Capellino, Testimonianze scelte del rito "eusebiano", Vercelli 1999, p. 71, n. 37). Nell'inventario del 1889 è descritta "una pianeta di setino verde listato a figure in oro e argento, guernita pure a pizzo o merletto d'oro e d'argento, stola, manipolo, velo e borsa pel calice foderata di seta e con lo stemma in fondo della Real Casa di Savoia" (Archivio Capitolare di Vercelli, Fabbrica e Chiesa di S.t Eusebio cerimoniali = dritti di banchi = altri dritti di chiesa = Riti, e Funzioni - Accetazione del Breviario Romano, Inventario degli oggetti mobili della Chiesa Metropolitana di Vercelli fatto nell'anno 1889, f. 24).; La prersenza degli stemmi ricamati sulla faccia posteriore della pianeta permettono di datare l'insieme successivamente il 1665, anno del matrimonio fra Carlo Emanuele II e la Madama Reale. Venne citato da Vittorio Viale (V. Viale, Il Duomo di Vercelli. Il nuovo Duomo di Vercelli. Opere d'arte dal XIII al XVIII secolo. La pinacoteca dell'arcivescovato, Vercelli 1973, pp. 42-43, scheda n, 35) che lo ascrive dubitativamente ad una manifattura francese e lo data alla fine del Seicento, riportando inoltre l'ipotesi che fosse stato confezionato con il manto di Maria Giovanna Battista di Savoia Nemours. La pianeta venne esposta alla mostra allestita a Torino nel 1989, dove venne approfonditamente analizzata da M. Rapetti e da G. Boschini (M. Di Macco, G. Romano (a cura di), Diana Trionfatrice. Arte di corte nel piemonte del Seicento, catalogo della mostra, Torino 1989, pp. 223-224, scheda n. 246). Le studiore constatarono come il tessuto, pur rientrando nella tipologia, assai diffusa nel XVII secolo, delle stoffe rigate, si differenziavano da queste ultime per la tipologia decorativa inusuale che si ricollegava alla produzione artistica piemontese della seconda metà del XVII secolo e datano il manufatto fra il 1665 e il 1685. Alcuni elementi del partito decorativo del tessuto appaiono infatti confrontabili con la produzione tessile coeva, come illustra il confronto con il telo, di ambito toscano e datato al terzo quarto del Seicento (D. Davanzo Poli (a cura di), Tessuti antichi. Tessuti - Abbigliamento - Merletti - Ricami Secoli XIV - XIX, catalogo della mostra, Treviso 1994, p. 52, scheda n. 53) o un frammento in damasco rigato, di ambito italiano e datato alla seconda metà del secolo, conservato nella collezione Gandini (D. Devoti, M. Cuoghi Costantini (a cura di), La Collezione Gandini. Tessuti dal XVII al XIX secolo, Modena 1993, pp. 142-143, scheda n. 138 di M. Cuoghi Costantini). La cura con le quali sono state realizzate le cimise fanno escludere una produzione francese, ma, in assenza di documenti, non è possibile attribuire il raso ad una specifica manifattura italiana
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Ente religioso cattolico
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100198899-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Biella, Novara, Verbano-Cusio-Ossola e Vercelli
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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