Il rivestimento marmoreo copre l'intera cappella, fino alla linea di trabeazione aggettante, che in corrispondenza delle colonne corinzie poste ai lati della mensa, sostiene due statue raffiguranti angeli e al centro una croce raggiata con cherubini: li sormonta un breve catino absidale spartito da fregi absidali e un emiciclo decorato da rosette racchiuse in mattonelle ottagonali. All'interno dell'invaso, settori di parete concavi su cui sono visibili cherubini con aureole ghirlandate e morfemi vegetali, si raccordano mediante dei tratti rettilinei allo sfondato centrale, dal quale emerge con modesto aggetto la cornice dell'icona rifinita sulla sommità da brevi ghirlande discendenti. Il movimento ondulato delle pareti della cappella è ripreso dall'andamento flessuoso della balaustrata posta innanzi alla predella della mensa: su quest'ultima si erge un piccolo tabernacolo di forma parellelepipeda con lo sportello affiancato da due lesene, su cui sono stati applicati due festoni
- OGGETTO altare
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MATERIA E TECNICA
marmo verde delle Alpi
alabastro/ scultura
lega metallica
MARMO BIANCO
marmo bigio
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ATTRIBUZIONI
Juvarra Filippo (1678/ 1736): progettista
Agliaudi Ignazio Detto Giovanni Pietro Baroni (1705/ 1769): disegnatore
Casella Antonio (e Aiuti): esecutore
Casella Giovanni Battista (e Aiuti)
Parodi Giovanni Battista (e Aiuti)
- LOCALIZZAZIONE Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE La dedicazione a Sant'Agnese è in ricordo della denominazione dell'antica chiesa, che sorgeva nello stesso sito dell'attuale, tuttavia l'altare aveva già una doppia titolazione nel 1639, quando venne dato in concessione all'astigiano Marcantonio Gambetta (Tamburini L., 1968). La sua ristrutturazione è documentata da un disegno acquerellato dell'altare eseguito da Baroni di Tavigliano su progetto di Juvarra, oltre che dalle note contenute nel catalogo di Sacchetti e dalle memorie dello stesso Baroni di Tavigliano. Un'altra redazione acquerellata di Baroni di Tavigliano, pubblicata in Viale V., 1966, reca la firma dell'architetto, degli amministratori della Confraternita e dei marmorari Antonio e Giovanni Battista Casella, che avrebbero costruito l'altare tra il 1746 e il 1752. Dal 1745 l'altare risultava di proprietà delle Consorelle della Compagnia. Anticipazioni della linea di ricerca sviluppata da Juvarra in questo altare sono riconoscibili a Torino nell'altare della sacrestia della chiesa dei SS. Martiri (1725-1728) e nell'altare dedicato a San Francesco di Sales nella chiesa della Visitazione (1730). Sullo sportello del tabernacolo dell'altare in esame si distinguono tra le nuvole irradianti cherubini posti in tondo.La Confraternita della SS. Trinità fu fondata nel 1577 nella chiesa di S. Pietro del Gallo, trasferita nel 1598 presso la chiesa di S. Agnese. In questi anni la moglie del pittore Carracha aveva donato alla chiesa di S. Pietro la tavola della Madonna del Popolo, poi rivendicata dalla parrocchia di S. Pietro e dalla Confraternita della SS. Trinità, e ora conservata presso l'altare sinistro della chiesa. In questa stessa epoca la Confraternita bandì un concorso per la costruzione della chiesa, ma non essendo rimasta soddisfatta dell'esito attribuì l'incarico ad Ascanio Vitozzi, già iscritto alla Confraternita e successivamente sepolto nella chiesa. Nel 1606 la chiesa fu aperta al culto, anche se mancante ancora della cupola. Nel 1627 furono immessi i Teatini, secondo il desiderio del Card. Maurizio, priore della compagnia, e tre anni dopo furono costretti ad andarsene. Nel 1635 si iniziò la sistemazione dell'altare della Madonna del Popolo, finanziata dal confratello Silvestro Monteoliveto, sepolto nella chiesa, che incaricò dei lavori Carlo Castellamonte. L'anno precedente la cappella antistante, dedicata ai SS. Stefano e Agnese, era stata concessa all'astigiano Marcantonio Gambetta. La cupola fu compiuta soltanto nel 1664. Nel 1699 fu iniziato l'altare maggiore, eseguito dal luganese Francesco Aprile sul modello di Giovanni Valle. Nel 1707 fu eseguito il pavimento, su disegno dell'ingegner Bertola, sostituito poi tra il 1848 e il 1850. Entro i primi due decenni del XVIII secolo venne eseguita la decorazione a stucco del coro, destinata a fungere da cornice ad una galleria di dipinti, con l'ovato della Trinità di Daniel Seiter e due sculture di Carlo Antonio Tantardini. (segue in OSS)
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Ente religioso cattolico
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100142176
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1996
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2007
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0