TOVAGLIA PER LA BALAUSTRATA, opera isolata - manifattura italiana, manifattura lombarda (prima metà, fine/ inizio sec. XX, sec. XVIII)

TOVAGLIA PER LA BALAUSTRATA 1690-1710

la tovaglia in damasco bianco, presenta un motivo a serie orizzontale rese da un tralcio di vite con ancora, una croce, un cuore fiammato con corona di spine, visi di angioletti alati, piccole croci greche, l'occhio divino entro un triangolo raggiato alternato al calice con ostia raggiata e spighe. Il bordo è rifinito con da un merletto a fuselli di lino, decorato con un motivo a nastro che si svolge sul fondo a rete con andamento a zig-zag, creando figure astratte.pizzi sono rifiniti da un pizzo più antico

  • OGGETTO TOVAGLIA PER LA BALAUSTRATA
  • MATERIA E TECNICA filo di lino/ merletto a fuselli
    lino/ damasco
  • MISURE Altezza: 83 cm
    Larghezza: 375 cm
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Italiana Manifattura Lombarda
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE L'assenza di precise testimonianze documentarie non ci permette di identificare il manufatto fra le numerose "biancherie" menzionate negli invetari redatti nel 1880 (A.S.TO, S.R., Casa di sua Maestà, mazzo 12602, Inventario degli oggetti di spettanza di S. M. esistenti nella R. Cappella della S.S. Sindone, foll. 5-6), nel 1911 (A.S.TO, S.R., Casa di sua Maestà, mazzo 12603, R. Cappella di Torino. Inventario Arredi Sacri, ecc. D. C., foll. 9-10) e nel 1966 (SBAA TO, Inventario degli oggetti mobili esistenti nella cappella della SS. Sindone, foll. 25-26), così come appare impossibile identificare il prezioso pizzo fra i numerosi merletti che venivano acquistati dai Savoia. Il nostro manufatto appare assai interessante poichè risulta essere una paradigmatica testimonianza dei continui lavori di restauro a cui erano soggetti gli arredi liturgici. Con cadenza annuale sono infatti registrati pagamenti per molteplici lavori riguardanti la manutenzione e la pulitura: nel 1744, la "lavandara Giva Moretta" è stata pagata per aver "imbianchito n. 43 camici, 43 cordoni, 22 rochetti, 32 tovaglie et altro" (A.S.TO, S. R., Casa di sua Maestà, mazzo 223, Ministero della Real Casa; Azienda della Casa di Sua Maestà, Categorie 1744, fol. 94) mentre l'anno successivo ha "imbiancato n. 41 camici, 41 cordonide med.i, rocchetti 33, tovaglie per la communione35et altre in servizio della SS. Sindone", così come le "monache di S.ta Claradi questa città e per esse alla madre suor Clara Netilddo" si sono occupate della "riciatura 46 rochietti, Camici n. 43, pressati n. 500 purificatori per cappella SS. Sudario" (A.S.TO, S. R., Casa di sua Maestà, mazzo 224, Ministero della Real Casa; Azienda della Casa di Sua Maestà, Categorie 1745, fol. 95). Ed è probabilmemte da uno di questi oggetti che proviene il prezioso bordo che, sulla base di stringenti confronti, può essere collegato ad ambito lombardo e datato fra la fine del Sei e l'inizio del Settecento ( si veda S. M. LEVEY. Lace a History, Leeds 1983, fig. 209; A. MOTTOLA MOLFINO, Pizzi, in Museo Poldi Pezzoli. Arazzi - Tappeti - Tessuti copti - Pizzi - Ricami - Ventagli, Milano 1984, p. 151, scheda n. 174, fig. 156 A. KRAATZ, Musée national de la Renaissance Château d'Ecouen. Catalogne des dentelles, Parigi 1992, p. 189, scheda n. 103 e pp. 191-192, schede nn. 106-107; G. CECCARELLI, G. NAGNI, R, RUFINI (a cura di), Ricami e merletti XVI-XX secolo, Spoleto 1995, pp. 128-131, schede nn. 41-42; M. RIZZINI,T. SCHOENHOLZER NICHOLS (a cura di), Fili e parole. Il merletto a fuselli: tradizione e innovazione, Lambrugo 1999, p. 42, fig. 49; T. SCHOENHOLZER NICHOLS, I. SILVESTRI (a cura di), Musei Civici di Modena. La collezione Gandini. Merletti, ricami e galloni dal XV al XIX secolo, Modena 2002, p. 211, scheda n. 347 di S. Urbini). Più complessa appare lo studio del tessuto per la tovaglia, confrontabile con esemplari dei primi decenni del XX secolo, pubblicati sul catalogo della ditta Bertarelli ( Catalogo generale della ditta Fratelli Bertarelli, n. 106, Milano s.d., pp. 574-575). In assenza di precise attestazioni, si data il damasco alla prima metà del Novecento e lo si attribuisce, in modo dubitativo, a manifattura piemontese: si deve infatti ricordare che i Savoia si rivolgano, generalmente, a ditte locali per molti dei loro acquisti per l'arredo della Sindone
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100128526-0
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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