CALICE, serie - produzione piemontese (terzo quarto sec. XVIII)

CALICE, post 1750 - ante 1774

Piede a sezione mistilinea; alto bordo con profilo modinato e suddiviso in campi da costolonature. All'interno di esso si aprono specchiature rettangolari con fondo puntinato e decoro alternato con la sola valva di conchiglia e la stessa ornata da elementi vegetali disposti simmetricamente. Fascia interna con forte bombatura suddivisa in spicchi da costolonatura; ciascuno di essi presenta una specchiatura triangolare con fondo puntinato entro la quale è collocato un medaglione centrale formato da elementi a voluta ed ornato da pelacette; foglia di acanto in prossimità del fusto. Collarino liscio in corrispondenza dell'attaccatura, grosso nodo piriforme, analogamente scompartito ed ornato. Collarino in prossimità della sottocoppa scompartita in tre settori maggiori e tre settori minori con decoro con medaglione e pelacette, arricchito nelle specchiature maggiori, da fondo puntinato ed elementi vegetali; profilo mistilineo; coppa dorata

  • OGGETTO CALICE
  • MATERIA E TECNICA argento/ sbalzo
    argento/ fusione
    argento/ doratura
    argento/ cesellatura
  • AMBITO CULTURALE Produzione Piemontese
  • LOCALIZZAZIONE Palazzo Reale
  • INDIRIZZO Piazzetta Reale 1, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE La coppia di calici, è stata solo parzialmente identificata attraverso le indicazioni inventariali, dal momento che uno di essi risulta privo di punzoni e di etichette inventariali, pertanto, data la genericità delle descrizioni patrimoniali, non appare riconoscibile negli inventari delle suppellettili preziose conservate nella Cappella della SS. Sindone, né è possibile appurarne la provenienza. Tale calice potrebbe identificarsi in quello indicato nel 1911 come segue "Uno detto - di rame, con coppa di argento", stimato per il valore di L. 14 (fol. 14), collocato nel 1966 nell'armadio centrale della sacrestia della Cappella della SS. Sindone (fol. 5). Nell'altro il punzone dell'argentiere, solo parzialmente impresso, appare di difficile identificazione. Tuttavia, ad un'analisi stilistica, l'oggetto presenta una caratteristica bombatura del piede e motivi decorativi quali elementi vegetali e, soprattutto, le cosiddette pelacette su fondo puntinato, separate da costolonature, che permettono di ipotizzare una datazione intorno alla metà/terzo quarto del XVIII secolo. Il motivo decorativo dominante della pelacetta aveva trovato un'eccellente elaborazione da parte del celebre orefice, di origine piemontese, Juste-Aurele Messionier (1695-1750), assoluto protagonista nella divulgazione di virtuosistici ed elaborati repertori decorativi, messi a punto nel corso della sua attività per la corte francese, cfr. P. Fuhring, Juste-Aurèle Meissonnier. Un genio del rococò 1695-1750, Torino, 1999, vol. II, pp. 222, 232, 269 (ove figura il disegno per un ostensorio). La diffusione di tali modelli internazionali è attestata largamente in Piemonte e trovò piena espressione anche nelle commissioni eseguite dall'orafo di corte Andrea Boucheron (Torino, 1701-1761) che tra il 1731 e il 1734 si perfezionò proprio presso artisti parigini, cfr. G. Fina, L'argenteria torinese del Settecento, Chieri, 2002, pp. 34-42. Nell'ambito della documentazione settecentesca esaminata, compaiono ripetutamente committenze per calici destinati alla SS. Sindone, ma l'assenza, nei registri di pagamenti, di accurate descrizioni degli esemplari non permette di avanzare l'ipotesi di una specifica destinazione per tale sede di culto. Data l'estrema diffusione di tale repertorio di ornati a livello internazionale, non è possibile affermare con certezza che l'esemplare sia di produzione piemontese, anche se, tali tipologie appaiono estremamente diffuse nelle diocesi di pertinenza del Regno di Sardegna. Si vedano, a titolo di esempio, un ostensorio realizzato da Gaspare Ravizza (notizie dal 1752 al 1783) e un calice di argentiere torinese attivo nel terzo quarto del Settecento conservato presso la chiesa parrocchiale dell'Assunta di Acceglio cfr. S. Damiano, schede nn. 39, 41, in B. Ciliento-G. Einaudi (a cura di), Immagini di fede in Val Maira. Il museo della Confraternita di Acceglio, Cuneo, 1998, pp. 184-185, 187-188, o ancora un calice del Tesoro di Oropa, opera datata al 1707, cfr. M. C. Paolini, scheda 22, in M. Vercellotti (a cura di), Ori e tesori di Oropa riscoperta per il restauro, catalogo della mostra (Biella, 16-31 marzo 1996), Biella, 1996, p. 47, o una pisside, datata al secondo quarto del XVIII secolo, opera di argentiere torinese, facente parte del Tesoro della Cattedrale di S. Giusto, cfr. M. P. Ruffino, scheda 27, in C. Bertolotto-G. Amprino (a cura di), Il Tesoro della Cattedrale di San Giusto. Arredi sacri dal VII al XIX secolo, catalogo della mostra (Susa, Chiesa della Madonna del Ponte, 18 luglio-22 agosto 1998), Torino, 1998, pp. 106-105. Un calice, assai vicino nella lavorazione del piede e del fusto, opera di argentiere piemontese, datato tra il 1753 e il 1758, conservato presso il Museo Diocesano di Sassari, cfr. M. Porcu Gaias, Il Museo Diocesano di Sassari Ori, argenti, paramenti, Nuoro, 2002, p. 72, n. 35. Un calice, datato al 1749, facente parte del Tesoro della Cattedrale di Aosta, cfr. E. Brunod-L. Garino, Arte Sacra in Valle d'Aosta- vol. 1, La Cattedrale di Aosta, Aosta, 1996, p. 460, fig. 651. Tre calici conservati presso la cattedrale di S. Lorenzo di Alba, in cui il motivo di gusto rocailles è alternato a costolonature, il primo, opera di argentiere piemontese, genericamente datato alla seconda metà del XVIII secolo, il secondo con punzone del già noto argentiere Gaspare Ravizza (documentato dal 1752 al 1786), il terzo di anonimo artista piemontese, con una datazione all'ultimo quarto circa del Serrecento, cfr. S. Gallarato, schede 5-6-9, in W. Accigliaro-S. Gallarato (a cura di), Sacri argenti della cattedrale di Alba Oggetti liturgici e oreficeria devozionale nel "Tesoro del Duomo" (dal XIV al XIX secolo), catalogo della mostra (Alba, chiesa di S. Caterina, 1-30 ottobre 2005) Alba, 2005, pp. 68-71, 76-77. Si veda ancora un esemplare, opera di argentiere piemontese non identificato e datato al terzo quarto del Settecento, [le Notizie storico-critiche continuano in Annotazioni]
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100108166-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 2183/ 184 D.C
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1994
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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