PARAMENTO LITURGICO, insieme di Bellacomba, Luigi (primo quarto sec. XX)

PARAMENTO LITURGICO, 1914 - 1914

Il parato, composto da 2 pianete, 2 borse e 2 manipoli, è realizzato in damasco di seta ecru broccato con due tipologie di oro filato, avvolte su un'anima gialla. Sullo sfondo si dispongono a scacchiera, ma con andamento contrapposto, rose dorate, realizzate con le trame broccate, e mazzetti di margherite ottenute con l'armatura damasco. I pezzi del parato, ad esclusione delle croci della borsa e dei manipoli, presentano galloni in oro filato e seta gialla coordinati in due altezze, ornati con un disegno formato da foglie di quercia intervallate da fiori a 6 petali. Il gallone più alto presenta entrambi gli orli smerlati, quello più sottile ha solo un orlòo smerlato. I pezzi sono foderati con raso di cotone giallo

  • OGGETTO PARAMENTO LITURGICO
  • MATERIA E TECNICA altri
    cotone/ raso
  • ATTRIBUZIONI Bellacomba, Luigi (notizie 1913 - 1919)
  • ALTRE ATTRIBUZIONI ambito italiano
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Fin dai primi decenni del XIX secolo, i decori dei tessuti ecclesiastici si sono ispirati ai motivi ornamentali settecenteschi: sui tessuti si snodano motivi a pizzo, disegni "alla Revel" o sinuisi meandri. Grazie alle indicazioni fornite dall'inventario si possono datare i parameti al 1914: in quest'anno, vennero infatti acqistati dalla ditta Bellacomba. Il tessuto, privo di qualsiasi riferimento a stilemi Liberty, è ancora legato al gusto sontuoso ed ecclettico ottocentesco, in cui sono uniti e mescolati elementi desunti dai repertori ornamentali dei secoli passati (D. DAVANZO POLI, Il tessile a Venezia tra '800 e '900, in Mercato e travestimento. L'artigianato d'arte e Venezia fine '800 inizi '900, catalogo della mostra, Venezia 1984, pp. 13-14; A. JOLLY, Seidengewebe des 18. Jahrhunderts. II. Naturalism, Riggisberg, 2002, pp. 384-386; D. DAVANZO POLI (a cura di), Il genio della tradizione. Otto secoli di vellutti a Venezia; la Tessitura Bevilacqua, catalogo della mostra, Venezia 2004). Il tessuto è di chiara ispirazione neoclassica, come si evince dal confronto con alcuni piviali conservati nel Duomo di Brindisi (M. P. PETTINAU VESCINA, Paramenti sacri delle chiese di Brindisi, Brindisi 1990, pp. 152-153, scheda n. 32), ma tradotto con un gusto per ornati sontuosi, improntati, soprattutto nella resa degli elementi floreali, ad un evidente naturalismo. Il tessuto appare assai vicino con la pianeta della Basilica di Comacchio, siglata dallo stemma di mons. Domenico Pasi, ausiliare dell'arcivescovo di Ferrara e vicario generale di Comacchio dal 1913 al 1923 (N. CLERICI BAGOZZI, A. ZAMBONI (a cura di), I tesori nascosti delle chiese di Comacchio, catalogo della mnostra di Comacchio, Ferrara2000, pp. 276-278, scheda n. 21). Si sottolinea, inoltre, che un disegno simile venne scelto per la confezione di un'abito, indossato da Margherita di Savoia in una stampa all'albumina, collocata al 1872 (I. ZANNIER, L'io e il suo doppio. Un secolo di ritratto fotografico in Italia. 1895/ 1995, Firenze 1995, p. 87). Se tali tipologie decorative ebbero una notevole diffusione, grazie alle informazioni presenti sull'inventario della Cappella della SS. Sindone redatto nel 1911, scopriamo che i parati vennero provvisti dalla ditta Bellacomba il 1914, unitamente ad altri due parati in "broccato cremisi seta e oro fino", segnati con i numeri 333 e 334 (A.S.TO., S.R., Casa di sua Maestà, mazzo 12603, R. Cappella di Torino. Inventario Arredi Sacri, ecc. D. C., fol. 22). Poche sono le notizie sulla ditta Bellacomba: i "signori Torelli e Bellacomba, in Torino via Dora-grossa" ricevettero, in occasione dell'Esposizione dei "Prodotti dell'Industria de' R. Stati" tenutasi a Torino nel 1832, una medaglia in rame (Giudicio della Regia Camera d'Agricoltura e di commercio di Torino sui prodotti dell'Industria de' Regi Stati ammessi alla pubblica triennale esposizione dell'anno 1832 nelle sale del R. Castello del Valentino, Torino 1832, p. 12), nel 1855 la ditta ha preso il nome "Fratelli Bellacomba", nomenclatura mantenuta fino al 1864 (Guida di Torino Anno IX - Seconda seria, Torino 1855, p. 10; G. MARZORATI, Guida di Torino. Anno trentacinquesimo, Torino 1864, p. 10), mentre nel 1865 la Guida di Torino cita "Ghidini Guglielmo, successore Bellacomba fratelli, via doragrossa 10" (G. MARZORATI, Guida di Torino. Anno XXXVI, Torino 1865, p. 10). La ditta "Bellacomba Luigi succ. Bellini Costanzo" ricompare nella Guida Commerciale del 1893 sotto le voci "velluti e seterie" e "Arredi sacri"(G. MARZORATI, Guida commerciale ed amministrativa di Torino, 65° anno 1893, Torino 1893, pp. 172, 185), dal 1902 al 1907 è menzionato solo sotto la voce Arredi sacri"(G. MARZORATI, Guida commerciale ed amministrativa di Torino, 74° anno 1902, Torino 1902, p. 215; ID. Guida commerciale ed amministrativa di Torino, 79° anno 1907, Torino 1907, p. 274 ). La ditta Bellacomba Luigi, sempre sotto la voce "Arredi sacri" è nuovamente menzionato dal 1913 (G. MARZORATI, Guida commerciale ed amministrativa di Torino, 85° anno 1913, Torino 1913, p. 345) fino al 1919 (ID. Guida commerciale ed amministrativa di Torino, 1919 - 91° anno , Torino 1919, p. 328 ).||||||||
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100105308-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 2209/332D.C.- 2210/331D
  • ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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