Il paramato, formato da una pianeta, un velo, una borsa, una stola ed un manipolo, è realizzato con gros de Tours laminato: sullo sfondo bianco, reso luminoso dalla laminatura in argento laminato, si stagliano teorie sfalsate di piccole croci patenti disposte a scacchiera, eseguite da una trama supplementare lanciata in argento lamellare. I pezzi, ad esclusione della stola, sono foderati con taffettas ecru marezzata. L'insieme è rifinito con galloni coordinati in due altezza, eseguiti con oro e argento filato: il più alto, che presenta entrambi i bordi smerlati e rifiniti con un motivo a giorno in oro, è impreziosito da piccole margherite giustapposte a sinuose foglie di quercia,entrambe dorate, che si stagliano sullo sfondo orgentato. Lo stesso disegno impreziosisce il gallone piùù sottile, caratterizzato da un solo lato smerlato
- OGGETTO PARAMENTO LITURGICO
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MATERIA E TECNICA
argento filato/ tessitura a telaio
altri
- AMBITO CULTURALE Manifattura Francese Manifattura Torinese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
- INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE Il parato testimonia il successo e la diffusione, nel XIX secolo, del ricamo, realizzato non solo da artisti specializzati, ma anche e soprattutto all'interno delle mura domestiche: è infatti nell'Ottocento che il lavoro ad ago diviene tipicamente femminile (I. PORCIANI, Il cucito pedagogico. I lavori femminili nell'Ottocento, in La donna angelo, Milano 1992, pp. 69-81). Ed è proprio fin dagli inizi dell'Ottocento che iniziano ad essere prodotti dei modelli su carta quadrettata definiti Berlin work, dal momento che il primo modello è stato pubblicato nel 1804 a Berlino (si veda M. CARMIGNANI, Tessuti ricami e merletti in Italia dal Rinascimento al Liberty, Milano 2005, p. 304). Risulta essere certo che il ricamo delle colonne, realizzato, come indica l'inventario, da Clotilde di Savoia, sia stato eseguito basandosi proprio su Berliwork (per esempi si veda E. BRUNOD, Arte sacra in Valle d'Aosta- vol. IV. Bassa valle e valli laterali, Aosta 1985, p. 438, fig. 83; R. ORSI LANDINI, I paramenti sacri della Cappella Palatina di Palazzo Pitti, Firenze 1988, p. 165, scheda n. 102; A. PORZIO, Arte sacra di Palazzo. La Cappella reale di Napoli e i suoi arredi un patrimonio di arti decorative, Napoli 1989, pp. 189-190, schede nn. 163-164; Maria Luigia Donna e Sovrana. Una Corte Europea a Parma 1815-1847, catalogo della mostra, Parma 1992, p. 187, scheda n. 885 di R. Orsi Landini; R. GRONWOLDT, Stickereien von der Vorzeit bis zur Gegenwart. Monaco 1993, pp. 193-204; D. DAVANZO POLI, Il ricamo profano in occidente, in P. PERI, Per raffinare i asensi. La collezione Caponi. Ricami, merletti, abiti e accessori dal XVII al XX secolo, Firenze 1995, pp. 212-230; E. CORRADINI, E. GARZILLO, G. POLIDORI, La chiesa di San Vincenzo a Modena. Ecclesia Divi Vincentii, Milano 2001, pp. 247, 250, figg. 11-12; F. SANDRINI, Le piccole ed operose mani della Duchessa. Ricami e servizi da lavoro di Maria Luigia d'Asburgo, catalogo della mostra, Parma 2002; U.-C. BERGEMANN, Berliner stickereien des Biedermeier entwicklung und gesellschaftliche bedeutung, in "Jahrbuch der Berliner Museum", 2002, pp. 93-128; V. DE MARTINI (a cura di), Le Manifatture napoletane di Carlo e Ferdinando di Borbone tra Rococò e Neoclassicismo ovvero le utopie possibili, catalogo della mostra di Madrid, Roma 2003, p. 222 ). Rispetto ai sontuosi disegni prescelti da sua madre Maria Adelaide e sua nonna Maria Terese, Maria Clodilde si orienta verso disegni maggiormente legati all'ambito religioso, nei quali le carnose rose, legate al gusto per i decori floreali che caratterizza buona parte dell'Ottocento (si veda R. ORSI LANDINI, Materia e forma: tessuti e fogge del vestire femminile nei secoli XVIII e XIX, in La Galleria del Costume/ 4, Firenze 1990, pp. 17-19; R. ORSI LANDINI, Il gusto dell'antico, in La moda e il revival, Novara 1992, p. 42 e l'ampio repertorio presente in Comme un Jardin. Le végétal dans les étoffes imprimées et le papier peint, catalogo della mostra di Mulhouse e Rixheim, Aix-en-Provance 2002 ), sono "bilanciate" dalle corone di spine (per un confronto si veda Forme e colori per il servizio divino, catalogo della mostra di Susa, Torino 1997, p. 92, scheda n. 12 di M. P. Ruffino). Un fondamentale elemento per datare il manufatto è fornito dalla presenza nell'inventario redatto nel 1880 che ci permette di collocare il pezzo al terzo quarto del secolo. Il parato, come emerge da alcuni documenti, fu oggetto nel 1950, dopo una lunga e complessa vicenda motivata da cause prettamente econimiche, ad un restauro, durante il quale si sostituì la fodera, condotto presso l'Istituto di San Giuseppe (Mazzo 9695, Casa di sua Maestà, Ministero della Real Casa, Amministrazione dei Beni Demaniali già di Dotazione della Corona. Direzione di Torino, ff. n.n. ). Appare assai probabile che il tessuto sia contemporaneo all'esecuzione di ricami, ma, in assenza di specifici elementi documentari, non è possibile indicare con precisione se venne acquistato in Francia e specificatamente a Parigi, dove la principessa, dopo il matrimonio con Napoleone III, avvenuto nel 1859, ha vissuto fino al 1870, oppure se il parato fu confezionato a Torino, dove ritornò nel 1878, dopo aver passato circa 8 anni a Prangins, sul lago di Ginevra. CONTINUA NEL CAMPO OSS
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100105306-0
- NUMERO D'INVENTARIO 2194/ 50S.M
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0