PARAMENTO LITURGICO, 1840 - 1860

Il parato, formato da una pianeta ed una borsa, è confezionato in damasco ecru, decorato con una struttura a maglie chiuse, formate da carnose foglie stilizzate, che racchuidono trionfi vegetali, diposti a scacchiera, formati da un rametto fiorito posto davanti ad una grande infiorescenza a calice, dalla quale si originano piccole margherite; i punti di tangenza delle maglie sono sottolineati da palmette stilizzate. I pezzi sono rifiniti con taffetas marezzato color crema e sono rifiniti con galloni coordinati in due altezza in oro filato e seta gialla, decorati con un sinuoso tralcio di vite

  • OGGETTO PARAMENTO LITURGICO
  • MATERIA E TECNICA altri
  • AMBITO CULTURALE Manifattura Torinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE Il damasco illustra il perdurare, soprattutto in ambito ecclesiastico, di alcuni motivi ornamentale che vengono ripetuti, prive di varianti stilistiche per secoli ( si rimanda a C. BUSS, Un prezioso tessuto settecentesco di fattura lionese, in "Rassegna di studi e di notizie", 1983, Vol. XI, pp. 91-96). Fra le tipologie ornamentali maggiormente richieste si devono citare i disegni "a rete": la struttura compositiva ben si adattava alla foggia degli abiti liturgici ed esprimevano quella ricchezza e sontuosità richiesta dalla Chiesa (P. MARABELLI, La fortuna della tipologia disegnativa "a rete", in T. BOCCHERINI, P. MARABELLI, "Sopra ogni sorte di drapperia...". Tipologie decorative e tecniche tessili nella produzione fiorentina del Cinquecento e Seicento, catalogo della mostra, Firenze 1993, pp. 29-36). Il disegno del tessuto è di origine tardo seicentesca (si veda, ad esempio , D. DAVANZO POLI, La Collezione Cini dei Musei Civici Veneziani. Tessuti antichi, in "Bollettino dei Civici Musei Veneziani d'Arte e Storia, 1989, vol. XXXIII, n 1-4, pp. 85-87, schede nn. 67-69) ed ebbe un notevole successo per tutto il Sette e l'Ottocento, come illustranono i numerosi esempio ( L. SEELIG, Kirchliche Schatze aus bayerischen Schlossern. Liturgische Gewander und Gerate des 16.-19 Jahrhunderts, catalogo della mostra di Monaco, Berlino 1984; pp. 228-231, scheda n. 153;D. DEVOTI, G. ROMANO (a cura di), Tessuti antichi nelle chiese di Arona, catalogo della mostra, Torino 1981, pp. 220-223, scheda n. 30 di I. Silvestri; A. F. FIORI, I paramenti della Basilica: note storiche e tecniche, in San Giulio e la sua Isola, Novara 2000, p. 232; A. M. COLOMBO (a cura di), Le "ancone adorate" dell'alta Valstrona. La raccolta di arte sacra di Forno e Campiello, Novara 1997, p. 130, scheda n. 41 di E. Salzotti; R. ORSI LANDINI, I paramenti sacri della Cappella Palatina di Palazzo Pitti, Firenze 1988, pp. 151-152, schede nn. 85-86; (G. SCARAMELLINI (a cura di), I tesori degli emigranti. I dono degli emigranti della provincia di Sondrio alle chiese di origine nei secoli XVI-XIX, catalogo della mostra di Sondrio, Cinisello Balsamo 2002, p. 281, scheda n. 114 di G. Scaramellini; D. DEVOTI, M. CUOGHI COSTANTINI (a cura di), Musei Civici di Modena. La collezione Gandini. Tessuti dal XVII al XIX secolo, Modena 1993, p. 241, scheda n. 497 di D. Digilio; L. FORNARI SCHIANCHI (a cura di), Le trame della storia fra ricerca e restauro. Risultati di un censimento nel Comune di Borgotaro, Parma 2000, pp. 163, 245; P. GIOS e A. M. SPIAZZI (a cura di), Il Seminario di Gregorio Barbarigo. Trecento anni di arte, cultura e fede, Noventa Padavana 1997, pp. 268-269, scheda n. 95457; p. 281, scheda n. 95563; pp. 270-271, scheda n.95475; pp. 268-269, n. 95457; p. 281, n. 95563; pp. 270-271, n.95475; D. DEVOTI, D. DIGILIO e D. PRIMERANO (a cura di), Vesti liturgiche e frammenti tessili nella raccolta del Museo Diocesano Tridentino, Trento 1999, pp. 187-188, scheda n. 145 di D. Digilio). Ancora agli inizi del nostro secolo è presente nel catalogo di arredi sacri della ditta bertarelli (Catalogo generale della ditta Fratelli Bertarelli, n. 106, Milano s.d., pp. 475, 481, nn. 38 e 40). In assenza di precise testimonianze documentarie, si ascrive il tessuto ad ambito piemontese. Per la datazione dell'insieme liturgico risulta essere importante l'analisi delle colonne della pianeta che testimoniano il successo e la diffusione, nel XIX secolo, del ricamo, realizzato non solo da artisti specializzati, ma anche e soprattutto all'interno delle mura domestiche: è infatti nell'Ottocento che il lavoro ad ago diviene tipicamente femminile (I. PORCIANI, Il cucito pedagogico. I lavori femminili nell'Ottocento, in La donna angelo, Milano 1992, pp. 69-81). Ed è proprio fin dagli inizi dell'Ottocento che iniziano ad essere prodotti dei modelli su carta quadrettata definiti Berlin work, dal momento che il primo modello è stato pubblicato nel 1804 a Berlino (si veda M. CARMIGNANI, Tessuti ricami e merletti in Italia dal Rinascimento al Liberty, Milano 2005, p. 304). Risulta essere quasi sicuramente da ricollegare ad uno di questi disegni il manufatto preso in esame ( sui Berlin work si rimanda a E. BRUNOD, Arte sacra in Valle d'Aosta- vol. IV. Bassa valle e valli laterali, Aosta 1985, p. 438, fig. 83; R. ORSI LANDINI, I paramenti sacri della Cappella Palatina di Palazzo Pitti, Firenze 1988, p. 165, scheda n. 102; A. PORZIO, Arte sacra di Palazzo. La Cappella reale di Napoli e i suoi arredi un patrimonio di arti decorative, Napoli 1989, pp. 189-190, schede nn. 163-164; Maria Luigia Donna e Sovrana. Una Corte Europea a Parma 1815-1847, catalogo della mostra, Parma 1992, p. 187, scheda n. 885 di R. Orsi Landini; R. GRONWOLDT, Stickereien von der Vorzeit bis zur Gegenwart. Monaco 1993, pp. 193-204; CONTINUA NEL CAMPO OSS
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100105305-0
  • NUMERO D'INVENTARIO 2195
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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