RELIQUIARIO - A TECA, opera isolata - bottega piemontese (primo quarto sec. XIX)
Teca a luce rettangolare con vetro. Cornice verniciata di colore nero con fascia a cassetta, profilata oro, esternamente e in corrispondenza della battuta. Battuta liscia. In alto, posteriormente, è posto gancio metallico di forma ovale. All'interno, rivestito di taffetas di seta rosa antico, sono ricavate quattro nicchie di forma rettangolare, disposte su tre file. Ciascuna di esse, analogamente al perimetro interno della teca, ove imita un pizzo, è profilata da gallone dorato. Entro ciascuna nicchia, su taffetas o diagonale di seta rosso, è adagiato un osso sul quale è incollato un cartiglio di forma rettangolare con iscrizione su una riga. Sul retro della cornice è incollato un foglio a stampa con autentica delle reliquie in carattere corsivo, su 17 righe, incluse le firme, ad inchiostro nero
- OGGETTO reliquiario a teca
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MATERIA E TECNICA
filo d'oro
CARTA
legno/ doratura
legno, intaglio
legno/ verniciatura
seta/ raso
VETRO
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MISURE
Profondità: 2.8 cm
Altezza: 25.3 cm
Larghezza: 29.5 cm
- AMBITO CULTURALE Bottega Piemontese
- LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
- INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
- NOTIZIE STORICO CRITICHE [continuazione DESO] Il testo è incorniciato su tre lati da motivo ornamentale a stampa con elementi semicircolari entro i quali sono decori vegetali stilizzati. Superiormente, la cornice è interrotta da stemma arcivescovile. [continuazione STM] nel 4° d'argento, alla croce ancorata d'oro/ cimato con ornamenti da conte dell'Impero, croce doppia trilobata d'oro e pastorale / fregiato dal collare per la croce della Legione d'Onore/ sormontato da cappello arcivescovile con cordoni e nappe. Nonostante un'indicazione inventariale su etichetta non individuata e l'assenza di indicazione dell'oggetto in esame nell'ultimo inventario (1966) del patrimonio di suppellettili della Cappella della SS. Sindone, esso è documentato in quello del 1880 in deposito, con altri due esemplari , presso l'Archivio della Real Casa; da una nota a margine dell'inventario, firmata da G. Martinengo, risulta consegnato a mons. Bosia, Prefetto della Sacrestia della SS. Sindone nel 1896. La teca contiene le ossa dei santi Crescenzio, Severiano, Latanzio e Lucenzio; mentre gli ultimi due non sono stati reperiti nei repertori noti, sia Crescenzio, martire a Roma durante le persecuzioni dell'imperatore Diocleziano (Spalato, 244-313 d.C.) (cfr. D. Balboni, voce, Crescenzio, santo, martire, in Bibliotheca Sanctorum, Roma, 1964, vol. IV, p. 292) che Severiano, vescovo di Scistopoli, seguace della fede calcedoniana e martirizzato nel 452 (cfr. G. M. Sauget, voce, Severiano, santo, martire, Ibidem, 1968, vol. XI, pp. 958-959) risultano essere santi di antica canonizzazione; pertanto, non utilizzabili per stabilire una possibile datazione. Dal momento che l'autentica presenta una descrizione del reliquiario sufficientemente analitica, è possibile riconoscere in esso l'esemplare in esame che potrebbe, pertanto, essere datato dal 1805 al 1814, anni in cui fu arcivescovo di Torino Giacinto della Torre (Saluzzo, 1747-Torino, 1814), firmatario dell'autentica stessa posta sul retro (A. Manno, vol. XXVI, p. 237). Agostiniano scalzo, fu vescovo di Sassari (1789) e di Acqui (1797) e svolse abilmente la sua attività pastorale anche durante l'occupazione napoleonica, riuscendo ad ottenere la riapertura del seminario metropolitano e ad evitare la conversione ad usi profani la Basilica di Superga ed il trasferimento della cattedrale, cfr. G. Tuninetti-G. D'Antino, Il cardinal Domenico della Rovere, costruttore della cattedrale, e gli arcivescovi di Torino dal 1515 al 2000, Torino, 2000, pp. 159-166. Da un punto di vista stilistico, l'esemplare in esame risponde alla tipologia di una particolare forma di reliquiario, detto "paperole", documentato a partire dal XVII secolo, il cui nome deriva dal termine francese con il quale sono chiamate le strisce di carta dorate, variamente arrotolate, che costituiscono l'elemento dominante della composizione ornamentale, che spesso imita o trae spunto da ricami, miniature o dall'oreficeria. La costanza con la quale tale produzione è stata ripetuta, fino al XX secolo, rende difficile la datazione del reliquiario, in assenza di ulteriori riferimenti. Le paperoles, eseguite in quasi tutti i paesi cattolici, sono documentate, per quanto limitati siano ad oggi gli studi sull'argomento, soprattutto in Francia, Austria ed Italia. In Torino, in particolare, oltre alla produzione da parte delle monache carmelitane, spiccarono le visitadine e le suore del Cottolengo. Raramente tali reliquiari potevano essere acquistati; per lo più venivano dati in dono ad importanti benefattori dei conventi o erano confezionati per ornare cappelle interne a chiese dei rispettivi ordini religiosi. La disposizione delle reliquie, all'interno dell'elaborata decorazione, risponde, solitamente, ad un piano teologico preciso, talvolta non immediatamente identificabile (L. Borello-P. P. Benedetto, Paperoles le magnifiche carte, Torino, 1998, pp. 8-15). La presenza di reliquiari di provenienza conventuale, nell'ambito delle collezioni sabaude, è confermato da una lettera, datata 3 maggio 1872, dell'ispettore del Regio Mobiliare, Francesco Lubatti, all'Amministrazione della Casa di S.M. in Torino, nella quale si ricorda la presenza, nel Regio Guardamobili, di numerosi esemplari donati alle regine Maria Teresa Asburgo Lorena (Vienna, 1801-Torino, 1855) e Maria Adelaide Asburgo-Lorena (Milano, 1822-Torino, 1855) in occasione delle ripetute visite ai monasteri femminili torinesi
- TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
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CONDIZIONE GIURIDICA
proprietà Stato
- CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087915
- NUMERO D'INVENTARIO 1967
- ENTE COMPETENTE PER LA TUTELA Musei Reali - Palazzo Reale
- ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
- DATA DI COMPILAZIONE 1993
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DATA DI AGGIORNAMENTO
2005
2016
- ISCRIZIONI retro cornice - 1967 [ripetuto due volte] - caratteri numerici - a penna/ nero - latino
- LICENZA METADATI CC-BY 4.0