reliquiario a teca, 1840 - 1860

Il reliquario, di forma ovale, presenta la luce protetta da una lastra di vetro. Le reliquie sono adagiate su un fondo in gros de Tours giallo laminato con trame supplementari in oro lamellare e sono identificate dalle cedule; intorno alle reliquie sono adagiati fiorellini a cinque petali, creati con tela di cotone bianca e rosa, circondati da foglie formate da tela di cotone verde; sull'osso appartenuto a san Valentino sono stati annodati due nastri in taffetas di seta rosa. Sul retro, in carta bianca, è presente il sigillo in cera lacca rosso trattenuto da fili in seta rossi. Il reliquiario è inserito entro una valva dai bordi lisci, con gancio circolare, al quale è stato attaccato un nastro in taffetas arancio

  • OGGETTO reliquiario a teca
  • MATERIA E TECNICA latta/ doratura
    CARTA
    cotone/ tela
    OSSO
    VETRO
  • AMBITO CULTURALE Ambito Torinese
  • LUOGO DI CONSERVAZIONE Palazzo Chiablese
  • INDIRIZZO Piazza San Giovanni, 2, Torino (TO)
  • NOTIZIE STORICO CRITICHE In una lettera datata il 3 maggio 1872, il Lubatti menziona le "moltissime reliquie ", conservate nel regio mobiliare, "che per lo più furono regalate dalle Monache alle fu LL. M: le Regine Maria Teresa e Maria Adelaide di veneranda memoria nella circostanze che le prefate Regine si recavano a visitare i varii Monasteri e ritiri di Torino, le quali non hanno si può dire alcun valore materiale" (ASTO, SR, Casa di Sua Maestà, mazzo 6799, Ministero della Real Casa, Amministrazione della Real Casa in Piemonte). Ed è probabilmente ad un oggetto simile a quello preso in esame che pensava il Lubatti. La manifattura semplice e priva di complicazioni tecniche, la scelta dei materiali affatto nobili e preziosi, il gusto per un decoro un po' affettato, attestato dal tralcio fiorito, sono elementi che sembrano rimandare ad un ambiente monastico piuttosto che ad una bottega specializzata. Non si deve infatti dimenticare che proprio all'interno dei monasteri e dei conventi venivano eseguiti, fin dal Seicento, la produzione dei "paperoles" ( sui "paperoles" si veda in particolare L. BORELLO, P. P. BENEDETTO, Paperoles. Le magnifiche carte, Torino 1998; per un ampio repertorio si rimanda a Reliquien. Verehrung und Verklärung, catalogo della mostra, Colonia 1989). In assenza di precisi riferimenti stilistici, appare di fondamentale importanza, per la datazione del manufatto, la presenza del sigillo di Luigi Fransoni, arcivescovo di Torino dal 1832 al 1862 ( G. TUNINETTI, G. D'ANTINO, Il cardinale Domenico della Rovere, costruttore della cattedrale, e gli arcivescovi di Torino dal 1515 al 2000, Cantalupa 2000, pp. 175-180) che ci permette di collocare il reliquiario, con una certa precisione, alla metà del XIX secolo. ||||||||||||Ed è proprio a manufatti simili che sembra pensare Il Lubatti quando, in una lettera datata il 3 maggio 1872, menziona le "moltissime reliquie ", conservate nel regio mobiliare, "che per lo più furono regalate dalle Monache alle fu LL. M: le Regine Maria Teresa e Maria Adelaide di veneranda memoria nella circostanze che le prefate Regine si recavano a visitare i varii Monasteri e ritiri di Torino, le quali non hanno si può dire alcun valore materiale" menzionate in una lettera datata 3 maggio 1872 di Lubatti (ASTO, SR, Casa di Sua Maestà, mazzo 6799, Ministero della Real Casa, Amministrazione della Real Casa in Piemonte). Non offre maggior appigli per una precisa collocazione cronologica il pekin impiegato per foderare uno dei due piatti. Il tessuto è eseguito con telaio meccanico, un elemento che ci permette di ipotizzare una collocazione successiva al primo quarto del XIX secolo: il telaio meccanico, presentato a Lione da Jacquard nel 1801, si diffonde diffusamente fra il secondo e il terzo decennio del secolo ( sul telaio Jacquard si rimanda a E. BAZZANI, Il XIX secolo: tessuti di seta al telaio Jacquard, in La collezione Gandini del Museo Civico di Modena. I tessuti del XVIII e XIX secolo, Bologna 1985, pp. 83-104). La stoffa ripropone l'armatura pekin, introdotta in Francia intorno al 1770, in cui, grazie all'altenanza di fasce parallele e longitudinali create da armature diverse, si ottine un delicato motivo ornamentale di bande (T. BOCCHERINI, P. MARABELLI, Atlante di Storia del Tessuto. Itinerari nell'arte tessile dall'antichità al Decò, Firenze 1995, p. 87). Tale tessuto ebbe un notevole successo e venne prodotto, in infinite varianti, per tutto l'Ottocento e venne scelto sia per l'arerdamento che per l'abbigliamento. In assenza di precisi riferimenti documentari, si colloca il manufatto alla seconda metà del XIX secolo e lo si attribuisce ad ambito italiano. ||||||||||Il manufatto sembra essere prodotto non tanto da una bottega testimonia la diffusione dei "paperoles": reliquiari eseguito all'interno di monasteri, create da striscie di carta variamente arrotolate per formare complesse composizioni. La lavorazione dei "paperoles" inizia nel XVII secolo, per continuarefino almeno a tutto l'Ottocento, spesso con decori invariati e immutati nei secoli ( sui "paperoles" si veda in particolare L. BORELLO, P. P. BENEDETTO, Paperoles. Le magnifiche carte, Torino 1998; per un ampio repertorio si rimanda a Reliquien. Verehrung und Verklärung, catalogo della mostra, Colonia 1989). Per la datazione del manufatto risulta essere essenziale la presenza del sigillo
  • TIPOLOGIA SCHEDA Opere/oggetti d'arte
  • CONDIZIONE GIURIDICA proprietà Stato
  • CODICE DI CATALOGO NAZIONALE 0100087837
  • ENTE SCHEDATORE Soprintendenza per i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte
  • DATA DI COMPILAZIONE 1993
  • DATA DI AGGIORNAMENTO 2005
    2016
  • ISCRIZIONI intorno alla reliquia/ su cedule - S. EUSTACHII MART./ Romae - a penna/ nero - latino
  • LICENZA METADATI CC-BY 4.0

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